Tra i migliori che ho letto!
ma non lo rileggerei

Niente di nuovo sul fronte occidentale

scritto da Remarque Erich M.
  • Pubblicato nel 1929
  • Edito da Mondadori
  • 226 pagine
  • Letto in Italiano
  • Finito di leggere il 07 luglio 2019

Il romanzo, reso famoso da un film, è un diario di guerra. Ambientato nel primo conflitto mondiale, narra di un gruppo di ventenni tedeschi: "la gioventù di ferro", come la chiamavano i loro insegnanti. Tutto è confuso, i ricordi della vita precedente sono "visioni mute, (...) una enorme sconsolata malinconia. (..) Finché eravamo in caserma destavano in noi una selvaggia e ribelle bramosia. (...) Ma qui in trincea quel mondo si è perduto. Il ricordo non sorge più; noi siamo morti, ed esso ci appare lontano all'orizzonte come un fantasma, come un enigmatico riflesso, che ci tormenta e che temiamo e che amiamo senza speranza. (...) E se anche ce lo restituissero, questo paesaggio della nostra gioventù, non sapremmo più bene che farne". E' una discesa agli inferi quella che racconta Paolo, l'io narratore; e lo fa senza retorica, vittimismo ed autocompiacimento. "I nostri pensieri sono come creta molle che viene plasmata secondo la varia vicenda dei giorni; sono buoni quando siamo tranquilli, morti quando ci troviamo sotto il fuoco. Terreno sconvolto, dentro di noi e fuori di noi". Il libro ripercorre i diversi aspetti della vita militare nella grande mattanza che fu la prima guerra mondiale: l'agonia di un commilitone ("Questi è Franz Kemmerich, diciannove anni e mezzo; non vuol morire, Non lasciatelo morire !"), al quale sul letto di morte ci si appropria degli ottimi stivali; la dura e vessatoria disciplina della caserma, le piccole rivincite del fante ai danni del sotto ufficiale ottuso e malvagio; l'importanza del rancio, le ruberie per migliorare il magro cibo; le visite a giovani prostitute sognando che siano le ragazze della propaganda; l'ambiente dell'ospedale, dove si amputano braccia e gambe tra le urla del poveretto, e non si vede l'ora che un moribondo liberi il letto; la licenza a casa, fastidiosa perché costretti a subire i discorsi guerrafondai dei "borghesi"; l'amicizia, un legame così forte da farci sopportare la durezza della vita del soldato e così labile perché i compagni facilmente muoiono; ed infine la trincea. Chi si aspetta un tono epico, una sorta di Iliade, resterà deluso. I combattimenti sono in realtà una carneficina: corpi crivellati di colpi e polverizzati dalle bombe, rantoli di feriti con ventri sventrati, sangue e cadaveri dappertutto, persino urla di cavalli agonizzanti; ciò che importa per il fante è sopravvivere. "Siamo diventati belve pericolose, non combattiamo più, ci difendiamo dall'annientamento. (...) Deliriamo di rabbia, non siamo più legati impotenti al patibolo, possiamo distruggere, uccidere a nostra volta, per salvarci, per salvarci e per vendicarci".

Il libro è un atto di accusa contro la guerra, non solo perché è assurda e crudele, ma perché trasforma gli uomini, li priva dell'umanità: "questa vita ci ha ridotti ad animali appena pensanti, (...) ci ha impastati di insensibilità, per farci resistere all'orrore che ci schiaccerebbe; (...) ci ha dato l'indifferenza dei selvaggi per farci sentire, ad onta di tutto, ogni momento della realtà. (...) Così meniamo un'esistenza chiusa e dura, tutta in superficie".

Non c'è una trama vera e propria, i personaggi agiscono come chi vive "empiricamente", giorno per giorno, senza apparenti sentimenti, peraltro inutili da manifestare. Sorregge il racconto una scrittura essenziale, fatta di frasi brevi, quasi concitate, capaci di dare un ritmo incalzante alla narrazione. Talvolta sopraggiungono momenti di calma, come la vita in caserma o la licenza a casa (e qui emerge la debolezza stilistica dell'autore); è momentaneo, le immagini della grande mattanza ritornano, evocative di quella morte crudele che è la guerra, la disperazione ci sovrasta e ci rendiamo conto che la vita è una miseranda parvenza. Ci sono solo monconi di vita: "papaveri rossi sui prati intorno ai nostri baraccamenti, lucidi insetti sui fili d'erba, calde serate nelle camere semibuie e fresche, alberi neri e misteriosi nel crepuscolo, stelle e fluire di acque, sogni e lunghi sonni".

Perché leggerlo ? Ci ricorda che cos'è la guerra.

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