Gradimento Medio-alto
ma non lo rileggerei

Cat on a hot tin roof (la gatta sul tetto che scotta)

scritto da Williams Tennessee
  • Pubblicato nel 1954
  • Edito da Penguin Group
  • 145 pagine
  • Letto in Inglese
  • Finito di leggere il 26 settembre 2017

Il tema di fondo è la menzogna; lʼautore sviluppa questo argomento nel contesto della famiglia, ossia in quellʼambiente sociale, che più di altri, dovrebbe favorire la fiducia reciproca.
Per anni i membri di questa famiglia hanno agito in una apparente concordia; quando, però, si scopre che Big Daddy, il capo famiglia e "padre padrone", è malato di cancro, la morte attesa travolge i protagonisti: da questa sorta di catarsi nasce la verità o una nuova menzogna ? Come spiega Tennessee Williams nelle "note per il regista" la scena è la stanza da letto di una grande casa di campagna del Mississippi; in questa camera sono vissuti due scapoli, precedenti proprietari della piantagione, e quindi "la stanza deve evocare dei fantasmi: è stata gentilmente e poeticamente frequentata da una relazione che deve aver avuto una tenerezza non comune".
È la scena appropriata per una commedia "che tratta delle emozioni umane più profonde, e ha bisogno di dolcezza come sottofondo".
Il lavoro teatrale si sviluppa in tre atti.
I protagonisti del primo atto sono Brick, un ex giocatore di football ormai alcolizzato, e la moglie Margaret.
Lʼuomo non vuole più avere rapporti con la donna, dopo che lei lo ha tradito con il suo migliore amico: morto, forse suicida, a seguito dellʼadulterio.
La perdita dellʼunica persona importante per Brick ha spinto questʼultimo a trovare conforto nellʼalcol.
Se Brick persegue vittimisticamente "il fascino dello sconfitto", Margaret non si dà per vinta: è consapevole che la famiglia sta per andare a pezzi, e non vuole che il marito perda la propria posizione sociale ed economica a favore del fratello.
Brick, amatissimo dai genitori, è in grande difficoltà in una eventuale successione: è alcolizzato e per di più non ha ancora avuto figli, mentre il fratello ne ha ben sei.
Nel lungo colloquio con il marito, di fatto un soliloquio, Margaret si chiede quale sia la vittoria di "una gatta su un sottile tetto che scotta": "soltanto stare su di esso, penso, per quanto possa...." ma poi aggiunge che il silenzio non funziona, "serrare la porta e chiudersi un una casa che brucia nella speranza di dimenticare che la casa sta bruciando".
Nel secondo atto assistiamo al confronto tra Big Daddy e Brick, tra padre e figlio.
Anche in questo caso si tratta in gran parte di un soliloquio: parla soprattutto Big Daddy e veniamo a sapere che questʼuomo, apparentemente forte, deciso ed autoritario, è pieno di disgusto.
"Per tutte queste maledette bugie e bugiardi con i quali ho dovuto vivere, e per tutta questa maledetta ipocrisia con la quale ho vissuto per tutti questi quarantʼanni"; tale è il disgusto che talvolta pensa che sia molto meglio "un maledetto vuoto (...) che tutta questa porcheria con la quale la natura lo riempie".
Dinanzi a questa disperata confessione Brick risponde che la conversazione è "come tutte le altre che noi abbiamo avuto insieme nelle nostre vite ! È senza senso, senza senso, è, è dolorosa (...) tu non hai una maledetta cosa da dirmi !" La passività di Brick si trasforma improvvisamente in furia, quando il padre solleva il sospetto che nei rapporti tra Brick e lʼamico ci sia stato qualcosa di più intimo di una semplice amicizia; ed allora Brick, vigliacco come tutti i deboli, rivela al padre la verità, che gli è stata fin ora nascosta: ha il cancro e sta per morire.
Con lʼurlo disperato di Big Daddy ("tutti bugiardi, tutti bugiardi...
mentire, morire, bugiardi") si chiude il secondo atto.
Nel terzo atto i figli e le nuore informano la moglie di Big Daddy, anchʼessa ignara, della vera malattia del marito; il fratello di Brick cerca di convincere la madre a mettere tutti i beni in un fondo fiduciario, escludendo di fatto Brick dallʼeredità.
Brick è indifferente come al solito, mentre Margaret combatte disperatamente, al punto che dice una evidente bugia: dichiara di essere incinta e quindi di poter dare un nipote a Big Daddy.
Ci sono due versioni del terzo atto.
Nella prima stesura lʼ autore immagina che la storia si concluda con una dichiarazione di amore di Margaret a Brick, alla quale questʼultimo risponde in modo elusivo e crudele ad un tempo: "sarebbe divertente se fosse vero !".
Nella seconda stesura, quella che è andata in scena, su consiglio del regista lʼautore prevede che Brick sostenga la bugia della moglie e accetti lʼamore incondizionato di Margaret: "Ti ammiro, Maggie" (dice Brick), e così risponde la donna: "ciò che tu hai bisogno è qualcuno che prenda cura di te, gentilmente, con amore (...) ed io posso ! Sono determinata a farlo, e niente è più determinata di una gatta su un sottile tetto che scotta."

La morte ha finalmente disperso il velo della menzogna ? Con la prima versione Tennessee Williams risponde in modo negativo, neanche la "nera cosa" che arriva "senza invito" ci libera dallʼipocrisia e dalla sfiducia reciproca: sui rapporti umani grava una condizione esistenziale di vuoto, riempito da troppa menzogna, siamo condannati a non comunicare.
Di certo, questa visione pessimistica non può essere rimossa dalla conclusione proposta dal regista, troppo stucchevole e banale per essere reale.
Tennessee Williams fa una osservazione, particolarmente utile alla comprensione della commedia: "un poʼ di mistero deve essere lasciato alla rivelazione dei caratteri in una commedia, così come un grande mistero è sempre lasciato nellʼespressione di una personalità nella vita, perfino nella conoscenza del proprio animo".
E pertanto dobbiamo guardare a come si evolvono i personaggi nella storia, tenendo presente che "gli attori devono muoversi liberi sulla scena".
Ed allora è evidente come Brick rimanga chiuso nel suo mondo, al contrario la personalità di Margaret emerge con sempre maggiore forza, quasi che non voglia più essere solo la moglie di un uomo fallito, ma sia invece pronta a prendere in mano le redini della famiglia.
La morte rivela i veri caratteri dellʼessere umano.

La commedia è pressoché perfetta e ciò spiega il grande successo.
Mentre il terzo atto, nella versione finale, è estremamente mosso e ricco di personaggi, i primi due atti peccano di una certa staticità, a stento mitigata dai rumori di sotto fondo, esterni alla scena, e dallʼingresso temporaneo di alcuni personaggi minori.
Alla lettura i due atti risultano prolissi e ridondanti; certo il giudizio potrebbe cambiare alla luce della recitazione in teatro.

Perché leggerlo ? È un grande lavoro teatrale, di grande fascino sono le figure di Brick e di Margaret; per apprezzarlo bisogna andare a teatro.

Altre recensioni che potrebbero interessarti

Racconti italiani

a cura di Lahiri Jhumpa

La pelle

Malaparte Curzio