"Continuavo a vivere e a scrivere.
Senza entusiasmo a vivere e a scrivere.
(...) Guardavo con suprema indifferenza le mie giovani colleghe cariche di fascino e di sacro zelo passarmi davanti senza nemmeno darmi delle gomitate.
Io stessa mi mettevo da parte per far loro strada".
Questo incipit del romanzo genera nellʼingenuo lettore lʼidea che ci si trovi dinanzi alla storia di una ragazza, con "una faccia come tante altre", che cerca sé stessa nella Milano degli anniʼ 80, città rampante, aggressiva e bramosa di soldi.
Qualche sospetto dovrebbe venire per il nome improbabile della giovane: Arlette, la firma di una rubrica di un periodico dal titolo "Dialoghi dʼamore".
Comunque, lʼabile costruzione letteraria del romanzo farebbe ben sperare: il presente è narrato da Arlette mentre le vicende che hanno portato allʼoggi, gli anni ʼ40 e ʼ50, sono scritte in terza persona, così da distinguere la scoperta da parte di Arlette della sua vita come frutto del passato dalla narrazione oggettiva dei fatti e dei personaggi, che hanno determinato questo passato.
Via via che ci si inoltra nella lettura ci si accorge che questa opinione iniziale è unʼillusione, si è dinanzi ad una occasione perduta.
La trama è tanto inverosimile da diventare banale.
Lʼambiente è lʼalta borghesia lombarda, sempre in bilico tra Milano e la Svizzera.
Allʼinizio degli anni ʼ40 Edison è un abile e spregiudicato imprenditore; con i soldi della moglie, ripetutamente e apertamente tradita, ha costruito un impero editoriale.
Ha una relazione con una giovane scrittrice, che lo abbandona quando Edison rifiuta di pubblicarle un romanzo.
La moglie, invece di seguire lʼesempio dellʼamante e quindi lasciare il marito, sopporta con pazienza: per amore dei figli come ogni brava madre ? per interesse come ogni buona figlia della borghesia ? Non lo sapremo mai perché nel romanzo manca qualsiasi approfondimento dei personaggi.
Anche la moglie di Edison ha una breve storia dʼamore, ma non con una persona normale, nientedimeno con un monsignore.
Quando ritorniamo al presente, veniamo a sapere che Arlette è figlia dellʼamante di Edison e ha avuto una relazione con il figlio di Edison.
Non spaventatevi ! Non siamo di fronte ad un incesto perché Arlette è nata da un altro uomo; anche se Casati Modignani ha una propensione per il torbido e il morboso (in un episodio alcuni bambini guardano da uno spioncino alcune donne fare pipì) cʼè un limite per una scrittrice della buona borghesia ! Dalla storia dʼamore di Arlette è nata una bambina, erede del grande impero editoriale dopo il suicidio del padre, compiuto, ovviamente, in un luogo eccezionale: una suite del Gran Hotel di Rimini.
Questa breve sintesi è un assaggio di una storia piena di intrighi, di quelli che dovrebbero darci delle sorprese, ma che risultano scontati, perché dopo poche pagine lʼingenuo lettore capisce che tutto è possibile.
La noia subentra; ma ciò che maggiormente indispone è la visione del mondo: le figure maschili sono uomini maturi, ricchi, potenti, le figure femminili donne fragili e rassegnate ad un ruolo subalterno, sempre alla ricerca di un amante o di un marito, che dia sicurezza ed ovviamente una vita agiata.
Non ci sono giovani dei quali innamorarsi ? Il matrimonio è un approdo sereno, dove non si vedono "scintillanti arcobaleni ma (...) la dolce naturalezza di due coniugi collaudati da una vita vissuta insieme".
Si sogna una vita banale, lontana dagli intrighi di una borghesia affamata di potere e di denaro, pur godendone i vantaggi.
Non cʼè niente di male scrivere dellʼalta borghesia, forse disturba un poʼ la superficialità con la quale la scrittrice tratta di avvenimenti drammatici e importanti, quali la seconda guerra mondiale e la Resistenza, la narrazione di questʼultima intrisa di luoghi comuni.
Non si possono accettare, invece, la vacuità dei personaggi e la pochezza delle ambientazioni (le descrizioni dei salotti e dei giardini sembrano quelle tipiche degli arredatori, fredde e impersonali).
Casati Modignani riporta una citazione di un poeta ed educatore dellʼottocento: "così nellʼoceano della vita noi passiamo e ci parliamo.
Uno sguardo e una voce.
Poi di nuovo il buio".
Può essere vero, ma bisogna dare voce alle persone, ai personaggi, parlare dei loro sentimenti e delle loro storie, non solo fatte di intrighi, potere, lusso e soldi.
Perché non leggerlo ? È veramente brutto ! Insignificante, noioso e superficiale.