Tra i migliori che ho letto!
ma non lo rileggerei

La casa in collina

scritto da Pavese Cesare
  • Pubblicato nel 1948
  • Edito da Einaudi
  • 125 pagine
  • Letto in Italiano
  • Finito di leggere il 26 ottobre 2015

La Resistenza è narrata il più delle volte dal punto di vista di chi ha partecipato alla lotta partigiana.
Il lungo racconto di Pavese parla di chi è rimasto in attesa, anche se coinvolto.
"In sostanza chiedevo un letargo, un anestetico, una certezza di essere ben nascosto.
Non chiedevo la pace del mondo, chiedevo la mia".
Così ragiona Corrado, protagonista ed io narrante, mentre il mondo circostante viene travolto dalla guerra.
Si è rifugiato in collina, la quale "per me non era un luogo tra gli altri, ma un aspetto delle cose, un modo di vivere.
(...) Non avevo tristezze, sapevo che nella notte la città poteva andare tutta in fiamme e la gente morire.
I burroni, le ville e i sentieri si sarebbero svegliati al mattino calmi e uguali".
Durante il giorno va spesso in città, in unʼosteria: qui si suona, si balla e si sparla del fascismo.
"Ogni volta giuravo di tacere e ascoltare, di scuotere il capo e ascoltare.
Ma quel cauto equilibrio dʼansie, di attese e di futili speranze in cui adesso trascorrevo i giorni, era fatto per me, mi piaceva: avrei voluto che durasse eterno.
Lʼimpazienza degli altri poteva distruggerlo.
Da tempo ero avvezzo a non muovermi, a lasciare che il mondo impazzisse".
A scuoterlo non sono sufficienti la caduta di Mussolini e lʼ8 settembre, né aver ritrovato una donna della sua giovinezza, dalla quale, forse, ha avuto un figlio, oggi dodicenne.
"Adesso avevo quarantʼanni e cʼera Cate, cʼera Dino.
(...) Non ero futile e villano anche stavolta, che le giravo intorno tra smarrito e umiliato ?" Il fragile ed illusorio equilibrio viene distrutto dallʼarresto di Cate.
Corrado si salva per caso e si rifugia in un convento, dove lo raggiunge Dino.
"Che altro fare sotto il portico vuoto se non riassaporare mattino e sera lʼantico spavento ?" Il convento non è più sicuro e quindi decide di rifugiarsi presso la casa dei genitori, nelle Langhe.
Nel frattempo Dino "se nʼè andato, e per fare sul serio.
Alla sua età non è difficile.
Più difficile è stato per gli altri, che pure lʼhan fatto e ancora lo fanno".
Il viaggio da Torino alle Langhe lo porta al centro della lotta partigiana ma riesce a salvarsi.
"Malgrado i tempi, qui nelle cascine si è spannocchiato e vendemmiato.
(...) Adesso che la campagna è brulla, torno a girarla; salgo e scendo la collina e ripenso alla lunga illusione da cui ha preso le mosse questo racconto della mia vita.
(...) Qui ogni passo, quasi ognʼora del giorno, e certamente ogni ricordo più inatteso, mi mette innanzi ciò che fui, ciò che sono e avevo scordato.
(...) A volte, dopo avere ascoltato lʼinutile radio, guardando dal vetro le vigne deserte penso che vivere per caso non è vivere.
E mi chiedo se sono davvero scampato."

Si può continuare a vivere dopo una guerra civile ? "Si ha lʼimpressione che lo stesso destino che ha messo a terra quei corpi, tenga noialtri inchiodati a vederli, a riempircene gli occhi " E perché sono morti ? "Io non saprei cosa rispondere.
Non adesso, almeno.
Né mi pare che gli altri lo sappiano.
Forse lo sanno unicamente i morti, e soltanto per loro la guerra è finita davvero." Il fallimento di Corrado (non è riuscito a proteggere neanche Dino) si conclude con una meditazione sulle sorti dellʼumanità, che trascende il racconto: dalla narrazione del contesto storico e dellʼinteriore sofferenza esistenziale si eleva ad una dimensione cosmica, particolarmente attuale alla luce delle guerre civili che sanguinano molte parti del mondo.

Sotto il profilo stilistico il racconto è un capolavoro assoluto: asciutto, scarno ma capace di evocare il senso della storia e il destino dei personaggi.
Lo scrittore lavora abilmente sullʼaccostamento fonetico delle parole tanto che spesso pare di trovarsi innanzi un componimento poetico, invece di un testo in prosa.
È incredibile poi la capacità dellʼautore di non spezzettare il ritmo pur ricorrendo in modo prevalente al punto e quindi a brevi frasi.
Lʼuso della virgola per creare una sospensione tra soggetto e verbo (dando autonomia a questʼultimo) è una chicca stilistica, che richiede un possesso eccezionale della sintassi, delle parole e della lingua italiana in genere.
Il connubio della narrativa americana con quella classica ha dato risultati eccezionali, difficilmente raggiunti nella letteratura italiana.

Perché leggerlo ? È un capolavoro e una riflessione sulla guerra.

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