Un insegnante che ha sempre condotto una vita tranquilla e monotona, viene sconvolto dall’uccisione di una ragazza, ospite presso di lui da alcuni mesi.
Una sera, infatti, il protagonista si trova solo in casa, in quanto sua moglie è uscita per giocare a carte presso alcuni amici.
La ragazza ritorna a casa, saluta distrattamente e va direttamente in camera sua.
Alla mattina viene trovata cadavere.
I sospetti della polizia, ma anche del vicinato, si dirigono immediatamente verso l’uomo.
Il protagonista si vede crollare il suo mondo, si sente emarginato dalla comunità: i cui membri si sentivano forti ascoltando le parole del pastore, scrive Simenon, “essi si sentivano la legge, la giustizia, ogni frase nuova che passava sopra le loro teste li rendeva più forti, mentre Ashby, tra di loro, diveniva sempre più debole e solitario” .
La polizia indaga anche nel passato del protagonista, per scoprire che il padre è stato un ubriacone, uno sperperatore delle ricchezze familiari per finire suicida.
Questa indagine riporta indietro il protagonista, all’angoscia della sua giovinezza, all’idea, cioè, di poter diventare come suo padre: “ciò che lo impressionava non era tanto tale o tal’altro vizio determinato, un pericolo preciso, ciò che lo attraeva era qualche cosa di vago, di certi quartieri delle grandi città, di certe strade, di certe luci, persino di certi odori”.
La paura di essere attratto inesorabilmente verso il vizio e la depravazione lo ha spinto a ricercare la sicurezza, la pace, l’ordine sino al punto di sposarsi con una donna verso la quale prevale l’amicizia piuttosto che la passione.
Il sentirsi accusato ingiustamente, abbandonato dagli amici e dalla comunità, e il richiamo al passato sono elementi che riportano alla luce questa fatale attrazione, rompono quel guscio che il protagonista si era creato.
Inesorabilmente, come spinto da una forza fatale, il protagonista uccide una giovane donna, commettendo lo stesso delitto di cui era ingiustamente accusato.
È solo apparentemente una storia poliziesca.
In realtà Simenon, in modo eccezionale, tratteggia la falsità della vita, di una comunità ipocrita, che abbandona, in modo ambiguo, un suo membro solo perché è sospettato di un delitto.
Per tutti è naturale che Ashby si sia invaghito della ragazza e l’abbia uccisa in un momento di passione omicida.
Ma la capacità di Simenon sta anche nella costruzione di un protagonista, che è combattuto tra due forze contrastanti: l’ordine sociale e l’attrazione verso la libidine e la violenza.
Quando le regole di convivenza sociale, nelle quali credeva il protagonista e che erano state la difesa contro i propri impulsi, si dissolvono e rilevano tutta la loro vacuità, il protagonista dà sfogo alla proprie inclinazioni.
Viene portato avanti un tema di grande attualità: il rapporto tra legami comunitari e la complessità dei sentimenti e delle inclinazioni delle persone.
Il delitto non è che l’elemento scatenante di una polarità che è all’interno della società (solidarietà contro ipocrisia e reclusione) e nell’individuo (ricerca della pace e della stabilità contro voglia di trasgressione).