"Il primo giorno di scuola, il maestro ha appoggiato sulla cattedra una scatola di legno.
Poi ha sollevato il coperchio, ci ha guardato dentro, e una dopo lʼaltra ha cominciato a tirare fuori le lettere dellʼalfabeto...
con ventuno lettere ...
si può costruire e distruggere il mondo".
Le lettere si possono mettere in ordine secondo lʼalfabeto.
A ciascuna delle lettere corrisponde una parola in grado di descrivere e qualificare, ma, a differenza dellʼalfabeto, non cʼè alcuna successione logica o causale tra le parole.
Per esempio, Bandiera e Buio sono vocaboli che cominciano entrambi con la lettera b, ma che legame cʼè tra di essi ? E così è la vita: gli episodi, i sentimenti, le relazioni si affollano e si succedono senza una ragione, senza una regola.
Il libro è un insieme di storie brevissime, di poche righe, che, prendendo lo spunto da una parola, colgono lʼessenza di uno stato dʼanimo, di un contesto sociale e familiare, di una condizione esistenziale.
Entrata è un vocabolo banale.
Partendo da esso, proprio dalla sua ovvietà, lʼautore descrive il profondo legame tra madre e figlio: " lei ti sente, dentro i pantaloni, e ride, e nella stanza in cui ogni sera torni al mondo, insieme a lei sorridi tu".
Quanto volte si è andati in pasticceria, a sorseggiare un caffè con una buona pasta ? Eppure, la parola Pasticceria racchiude il senso di una golosità proibita, ma sempre nuovamente gustata: "quindi bevi un caffè al banco, senza mai staccare gli occhi dalla pasta prescelta, prigioniera a occhi bassi dietro la vetrina.
E pensi....quando potrai entrare in pasticceria, fendere la folla, liberarla.
E poi offrirla in sacrificio alle tue voglie".
Che cosa lega lʼavverbio Senza alla nostalgia ? Quando il bambino esce da scuola e "non trova soltanto la madre ma anche dei padri che aspettano i suoi compagni di classe....
il bambino capisce che dentro la sua scatola cʼera un pezzo di meno, anche se sua madre è stata bravissima a fare stare in piedi il mondo lo stesso.
È così che, di colpo, il bambino conosce la nostalgia delle cose che non sono mai state ...
soprattutto sente la malinconia di quando ci si rende conto che si è smesso di cercare una cosa, di quando ci si accorge che fra le tante cose imparate, si è imparato a vivere senza".
Se si legge il romanzo una seconda volta, con maggior distacco rispetto alla prima, quando ci si era lasciati incantare dalle delicate e soffuse immagini delle breve storie, si avverte come sia un espediente letterario la contrapposizione tra disordine della vita e ordine dellʼalfabeto, questʼultimo emblematico delle regole che ci sovrastano.
Le brevi storie, che compongono il libro senza una apparente logica, sono attraversate da una unica visione di base: la tristezza.
Ci può essere un profondo affetto, come quello materno, così come si possono dissolvere le famiglie, dopo liti e silenzi, ma sempre prevalgono la malinconia, un dolce male di vivere, il senso di destini ineluttabili ed infelici.
Ma allora la vita risponde ad una sua regola; ha solo un ordine differente da quello dellʼ alfabeto.
È difficile racchiudere in poche righe stati dʼanimo e situazioni di vita.
Si corre il rischio di scivolare nelle immagini evocative ma estemporanee, necessariamente superficiali.
La narrazione rimane sospesa.
Il lettore si aspetta sempre altro, alla conclusione della brevissima storia.
È un esercizio letterario, che compiace più lʼautore, e gli scrittori, che i lettori.
Essi si aspetterebbero uno svolgimento approfondito ed articolato, degno della complessità della condizione esistenziale.
Perché non leggerlo ? È superficiale.