Tra i migliori che ho letto!
ma non lo rileggerei

Tre Croci

scritto da Tozzi Federigo
  • Pubblicato nel 1918
  • Edito da Edizione L'Unità
  • 111 pagine
  • Letto in Italiano
  • Finito di leggere il 31 dicembre 2012

Siamo a Siena nei primi anni del novecento: città " tutta raccolta in se stessa e inaccostabile" e dove si vive volentieri perché è possibile " conoscere quel che si desidera degli altri".
Tre fratelli, Giulio, Niccolò ed Enrico, stanno scivolando nella povertà e cercano di salvarsi falsificando la firma di un amico per farsi scontare delle cambiali in banca.
È un espediente di corto respiro, di cui sono ben consci, ma al quale si aggrappano per poter continuare a vivere nellʼabbondanza.
Ciò che interessa allʼautore non è tanto la problematica sociale sottostante, quanto la psicologia dei tre fratelli, così diversi eppure solidali nella truffa.
Giulio " era il più malinconico dei tre fratelli ...
il più intelligente e il solo che aveva voglia di lavorare" .
Era stato lui a proporre lʼidea di falsificare le cambiali, ma aveva bisogno di una giustificazione tale da liberargli la coscienza: " nessuno può pretendere da me che io non sia come Dio mi ha messo al mondo.
Non ho mai recato, volontariamente, male a nessuno.
Ho fatto le firme false, solo perché la mia firma vera non avrebbe contato nulla".
Niccolò " era sempre disposto allʼallegria, ma così volubilmente che ingiuriava chiunque gli diceva una parola più di quelle che volesse ascoltare.
Fuori camminava a testa ritta, nel mezzo della strada, facendo il grande; rispondeva a pena, se lo salutavano, tirava via come se sprezzasse tutti".
Enrico " era stato uno di quei ragazzi impertinenti e sfacciati, dei quali si dice che non se ne ricaverà mai nulla".
Niccolò ed Enrico vorrebbero comandare e imporsi su Giulio, ma poi, lʼuno per pigrizia e lʼaltro perché meno intelligente, lasciano che sia il fratello a toglierli di imbarazzo.
Ma sono continuamente liti e discussioni, ai quali partecipano anche gli amici, che si concludono sempre in grandi mangiate e bevute.
Il romanzo si sviluppa in una serie di bozzetti familiari, che si svolgono prevalentemente nella vecchia e polverosa libreria, la fallimentare attività economica dei tre fratelli.
E la vita sarebbe potuta continuare tra chiacchiere, bisticci e abbuffate, quando la banca, alla quale è stata portata allo sconto un ulteriore cambiale, si insospettisce e informa lʼignaro amico.
Sono la bancarotta, il disonore e la miseria.
Ed è Giulio a rendersi conto della rovina, economica e morale.
A Niccolò, che assicura che non perderà certo lʼappetito per aver truffato un amico ( " se stasera avessimo una mezza dozzina di beccacce arrosto, io pulirei anche gli ossi"), Giulio risponde che " la mia volontà consiste appunto nel rendermi conto del mio tracollo.
È una specie di orgoglio alla rovescia; ma sempre orgoglio".
Il suicidio è il destino inevitabile di Giulio.
Con una caduta di stile, per dare spazio ad un lacrimoso pietismo, il romanzo si chiude anche con la morte di Niccolò ed Enrico.

Il romanzo è dedicato a Luigi Pirandello e mai riferimento fu così azzeccato.
Infatti, di realismo, di cui parlano spesso i critici, il racconto ha solo lo sfondo, lʼoccasione di una ricerca psicologica dellʼimpatto di una truffa e della sua inevitabile scoperta sul comportamento e la coscienza dei suoi ideatori ed esecutori.
Il fatto, poi, che questo approfondimento riguardi tre fratelli, legati tra loro da affetto ma anche da dinamiche familiari, rende ancora più intrigante la narrazione.
Certo ci sono alcune peculiarità tipicamente toscane, ma esse costituiscono solo la cornice di un dramma universale, nel tempo e nello spazio.
Il racconto del suicidio di Giulio è una pagina di una modernità sconvolgente, dove sono gli oggetti a dominare la volontà del personaggio: " su la cassapanca, tutti quegli oggetti falsamente antichi gli dissero: tu sei eguale a noi.
È inutile che cerchi di evitarci ! Egli rispose a voce alta: Aspettate, faccio una firma.
E vide la sua firma falsa saltellare sul pavimento.
si chinò per chiapparla; entrò con la testa sotto gli scaffali ....
Allora spense la luce.
E, al buio, senza rendersi conto che si ammazzava, mise la testa dentro il laccio".
Con questa pagina Tozzi supera Pirandello stesso, affermandosi come uno degli scrittori più originali della letteratura italiana: si fondono in questo romanzo problematiche sociali, ambiente regionale, meccanismi psicologici e simbolismo post moderno.

Perché leggerlo ? Se leggiamo senza prevenzioni e fuori dai luoghi comuni possiamo scoprire nella nostra letteratura meravigliosi, e ignorati, capolavori.

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