Lʼeditore Sellerio ha avviato una collana di racconti gialli con un tema specifico: si è iniziato con "Calcio in giallo" ed adesso si affronta lʼargomento del viaggio.
È unʼottima idea, ma sarebbe stato opportuno che Gimenez - Bartlett, Malvaldi, Manzini, Recami, Rebecchi e Savatteri si fossero impegnati, non "tirando via", piuttosto cercando di valorizzare il legame tra lʼargomento affidato e il genere noir.
Così non è stato, ne sono nati racconti noiosi, banali e inutili.
Soffermiamoci sullʼunico del quale vale la pena parlare.
Nella breve storia di Gaetano Savatteri, "La segreta alchimia", Saverio è un disoccupato siciliano, ha scritto un romanzo di discreto successo ed ha una fidanzata, che lavora a Milano.
Si trova in un supermercato con lʼamico Pippo a far finta di comprare un televisore, tanto per passare il tempo.
Non resiste alla tentazione di unʼofferta commerciale, acquista delle batterie Duracell, è il milionesimo cliente e ha diritto ad un viaggio premio, a Praga.
Così, senza volerlo, si ritrova su un aereo per la città "magica", insieme con lʼamico Pippo e con la fidanzata che lʼattende nella città ceca.
Lʼalgoritmo che assegna a caso i posti (un "dio elettronico", un moderno Giove) mette accanto a Saverio una splendida ragazza; "come diceva lʼingegner Gadda, le inopinate catastrofi non sono mai la conseguenza o lʼeffetto che dir si voglia dʼun unico motivo, ma sono come un vortice", Larisa ("una escort dʼalto bordo o una spia di Putin...?") travolge il giovane siciliano, con "il movimento delle sue labbra pittate di rosso, (...) la pressione del suo braccio, (...) le gambe accavallate", lo porta a pensare "al destino dei popoli, alla dittatura del proletariato, ai gulag, a Stalin...", ossia a tutti quei fatti della storia che hanno reso possibile di "stare serenamente seduto accanto allʼottima compagna bolscevica Larisa".
Ma "il dio del low cost" può essere molto dispettoso: Larisa è una spia internazionale, ha con sé una chiavetta con importanti segreti industriali; chiavetta che nasconde nella giacca di Saverio per non farla prendere da altri loschi trafficanti.
La vacanza diviene un thriller, con tutti i suoi ingredienti: i pedinamenti, le camere dʼalbergo devastate, le avventure notturne rischiose ma non troppo, lʼindifferenza della polizia ceca e le indagini di quella italiana, sino ad una conclusione sorprendente per la sua prosaicità.
Non cʼè grande tensione, Savatteri non è Le Carré, ma soprattutto ciò che gli interessa non è la trama: vuole raccontare come un giovane italiano, che si crede un gran ganzo, possa essere abbindolato dalla prima compagna di viaggio, purché sia slanciata, bionda e con un seno prosperoso.
Perché scrivere dei racconti gialli sul viaggio se non si sa cosa dire ? Le regole dʼingaggio erano chiare e semplici: collocare una storia noir nel contesto del viaggio, che poteva essere di lavoro o di svago, in un paese vicino o lontano, in una grande città o in un ambiente esotico, ossia dovunque lo scrittore volesse.
Ebbene, gli autori hanno fatto un vero fiasco: forse non hanno mai viaggiato, può darsi che più semplicemente non ne avessero voglia.
Credo che sia stato un atto di ribellione: non si può affidare un compito ad uno scrittore, vincolarlo in confini predefiniti, il "tema", di scolastica memoria, inaridisce lʼimmaginazione e la creatività.
Perché non leggerlo ? È noioso e banale: la cosa peggiore per un giallo e per un racconto di viaggio.