Gradimento Medio-alto
ma non lo rileggerei

Water

scritto da Sidwha Bapsi
  • Pubblicato nel 2006
  • Edito da Mlkweed Editions
  • Letto in Inglese
  • Finito di leggere il 21 giugno 2014

Nella tradizione indù una vedova "deve stare in lutto perpetuo ...
la testa viene rasata a zero.
i suoi ornamenti rimossi...
non deve mangiare cibi cotti al fine di raffreddare le energie sessuali, evitare occasioni mondane perché una vedova porta disgrazia (avendo causato la morte del marito), e deve restare casta, devota e fedele alla memoria del marito".
Alla tradizione religiosa si aggiungono motivi economici.
Con lʼ emarginazione delle vedove, rinchiuse in edifici dedicati, i familiari, della donna e del defunto, si liberano di una pretendente allʼeredità.
Ma "la combinazione della morale indegnità e di innocenza dà (alle vedove) una irresistibile attrattiva erotica.
E lʼerotismo è esaltato dalla loro vulnerabilità e disponibilità".
La mancanza di mezzi economici (sono spesso abbandonate dai familiari), la solitudine ed esclusione sociale rendono le vedove facili vittime della prostituzione.
Il libro tratta della vita e del destino delle vedove.
Lo fa con la storia di una bambina.
Chuyia non ha sei anni quando viene data in sposa ad un uomo molto più anziano di lei.
Vive ancora con la sua famiglia in attesa di diventare donna, quando il marito muore.
Viene cacciata senza pietà in una casa per vedove.
Sradicata dal suo mondo, abbandonata e dimenticata dai genitori, la bambina si deve ricostruire un mondo di affetti.
Lo ritrova in alcune compagne di sventura, più anziane di lei: la vecchia Bua, che ancora ricorda i dolci e le leccornie che furono servite al suo sfarzoso matrimonio, Shankuntala, che vive con profonda religiosità il suo destino di vedova e che si chiede se la sua vita non sia "unʼillusione che scoppiò come una bolla ed aprì in unʼaltra illusione nella quale lei era una vedova", e la splendida Kalyani, che proprio per la sua bellezza, è stata costretta a prostituirsi e ha imparato a "vivere come un loto, non corrotto dallʼacqua sporca".
La vita di Kalyani è , infatti, una serie di episodi distinti, di scatole, che alcune apriva alla luce del sole, altre ("le chiamate notturne") rimosse e nascoste a sé stessa.
In qualche modo ciascuna delle vedove ha trovato un modus vivendi per rendere accettabile la vita, altrimenti insopportabile.
E questo sarebbe il destino di Chuyia, quando sopraggiungono due fatti terribili: Kalyani si uccide, avendo appreso che il giovane, di cui si è innamorata, è figlio dellʼuomo al quale si prostituisce; Chuyia, non ancora compiuti nove anni, viene drogata e violentata, anche per essere, in questo modo, introdotta alla prostituzione.
Come può la pia Shankuntala credere ancora in una religione, che giustifica questi destini crudeli e ingiusti ? È proprio vero che Dio è la verità o non è vero ciò che dice Gandhi che è la Verità ad essere Dio ? Ossia che noi dobbiamo operare secondo la coscienza di essere parte di un tutto, nel quale ogni essere ha la stessa dignità e diritto di vivere.
Con questa consapevolezza, che la rende finalmente libera, Shakuntala decide di salvare almeno Chuyia, affidandola a Gandhi.
Il lieto fine non è una sorpresa, peraltro gradita.
È la conseguenza di una maturazione culturale e psicologica.
È il segno di una liberazione.

Il romanzo si sviluppa lentamente, con un ritmo che rispecchia lʼineluttabilità del destino delle vedove.
La scena di avvio emana una serenità infantile, che precocemente si disperde.
"Uccelli saltavano tra i rami degli alberi, facendo tremare le foglie e riempiendo la foresta di cinguettii...
Tutti i sensi di Chuyia si acuivano nella selvaggia bellezza della foresta, la sua respirazione rallentava per conciliarsi con il profondo ritmo del mondo vegetale, e il suo cuore era in pace".
È lʼimmagine di quella compenetrazione con il "tutto", con la Verità, il messaggio di Gandhi: compenetrazione spezzata dalle regole crudeli della società.
Seguiamo, poi, la bambina nella casa delle vedove.
Non ci sono facili moralismi o denunce sociali: è così ed è sempre stato così.
È vero ci sono piccole scene di rivolta, ma domina una malinconica accettazione del proprio destino.
Le donne tornano sempre ai ricordi, si concentrano nella preghiera e nel culto dei morti.
Prevale una nostalgica dolcezza, che si riflette nella scrittura: ricca nei vocaboli, piena di aggettivi ricercati, tranquilla come devono essere le vedove.
Il romanzo prende velocità nelle ultime pagine, quando, dinanzi allʼorrore di quanto è avvenuto, Shankuntala riprende in mano il proprio destino e prevalgono il tumulto della folla, le grida del popolo, il precipitarsi degli avvenimenti.

Perché leggerlo ? Descrive il mondo indiano, sospeso tra tradizioni ancestrali e rinnovamento.
Descrive, anche, le assurde ed opprimenti regole di qualsiasi religione e tradizione.

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