Gradimento Medio-basso
e non lo rileggerei

La lettrice scomparsa

scritto da Stassi Fabio
  • Pubblicato nel 2016
  • Edito da Sellerio
  • 271 pagine
  • Letto in Italiano
  • Finito di leggere il 10 aprile 2023
Vince, un insegnante di lettere eternamente precario, si è inventata una nuova professione: la biblioterapia, dare consigli di lettura che possano aiutare le persone a risolvere i propri problemi esistenziali e psicologici. Ma i libri hanno questo potere terapeutico, che "allontana l'attrazione del vuoto e dell'umor nero" come pensavano gli antichi greci? O umilmente leggere di narrativa ci porta a fantasticare un'altra vita, con un altro finale? Con una trama esile e personaggi inconsistenti, il romanzo cerca, forse, di rispondere a queste domande, perseguendo due filoni narrativi. Nel primo noi assistiamo ai colloqui di Vince con le sue pazienti: donne che vengono a raccontare le proprie storie a uno squattrinato inesperto terapeuta, sedendosi nel divano letto di un misero monolocale. Alcune se ne vanno indignate senza pagare, altre accettano i consigli di lettura, anche se non sapremo mai se hanno letto i libri suggeriti. Ci si potrebbe aspettare scene divertenti o paradossali, in realtà i colloqui sono l'occasione per uno sfoggio della cultura libresca del nostro autore. Anche per le citazioni in francese nello incipit di ogni capitolo, di là dal vuoto narrativo, la mente non va a "Lezioni Americane" di Italo Calvino ma a "Sindrome da panico nella città dei Lumi" di Visniec Matei, in cui un susseguirsi confusionario di personaggi e autori sovrasta il lettore senza un'unità narrativa (si veda la recensione in questo sito). Perché tanto bisogno di darci una bibliografia sotto mentite spoglie, così come avviene in un altro racconto noioso e inutile, quello di Alba Donati ("La libreria sulla collina" recensita in questo sito)? Il secondo filone riguarda la scomparsa di una vicina di casa, un'anziana signora che ha lasciato come testimonianza un elenco di libri preso in prestito da una libreria di vicinato. Che cosa hanno in comune tutti questi autori: da Paul Auster a Raymond Chandler e John Updike (in questo sito ci sono numerose recensioni di quest'autore: "Rabbit Redux", "Terroriste", "Villages") sino a John Fante (in questo sito puoi leggere le recensioni di "One of us and Sweet Home", "The brotherhood of the grape", "Wait until spring, Bandini"), ed altri ancora? "Inevitabilmente anche di loro mi chiesi quali problematiche relazionali avrebbero potuto illuminare, e a quali percorsi di autoconsapevolezza e di ricostruzione della personalità introducevano. Ne fui spaventato. Avrei più letto soltanto per esclusivo e infantile piacere?"

E' difficile trovare una chiave interpretativa del romanzo, di là dalla fragile indagine investigativa, appiccicata per dare un minimo di ritmo alla narrazione. Certo, c'è il grande tema dei rapporti tra letteratura e vita, con il desiderio o la speranza di rendere reale ciò che sogniamo. Forse, è possibile trovare un significato a tanti libri citati tornando al luogo dell'autore: Roma. "Giù in basso, dice Stassi, la città era tornata a essere un anagramma da risolvere, una sciarada di strade dalla direzione confusa. (...) Camminare a Roma è andare verso qualcosa senza avere nessuna destinazione precisa. In certe ore, questo pendolarismo involontario è il luogo di una solitudine perfetta, che non dà dolore né pena".

Senza una personalità marcata, la scrittura scorre piacevole all'interno di un'abile costruzione sintattica, come se le frasi scorressero fluide, senza intoppi e troppa fatica. Ne emerge una sensazione di narrazione artefatta, a tavolino senza vita: "Emozioni letterarie" come confessa l'autore.

Perché non leggerlo? Inutile e prolisso.

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