Tra i migliori che ho letto!
ma non lo rileggerei

Genova da Canti Orfici

scritto da Campana Dino
  • Pubblicato nel 1914
  • Edito da L'Unità
  • Letto in Italiano
  • Finito di leggere il 30 gennaio 2021

E' un capolavoro assoluto, con Riviere di Montale una delle più belle poesie della letteratura italiana: se Montale ha trasmesso le suggestioni del paesaggio ligure, come nessun'altro Campana ha colto e magnificamente espresso il senso profondo di Genova; e lo ha fatto perché, ancora una volta, ha lavorato sulla mescolanza di luci e suoni, sull'apparente contraddizione tra la solarità della città (del suo cielo sempre pulito dal vento) e l'oscura ambiguità dei suoi vicoli.

Il termine ambiguo torna continuamente nel componimento ed è la chiave interpretativa della narrazione. Si parte da un senso di meraviglia per le "corrusche sue statue superbe", e subito voci e immagini giungono dai "segreti dedali". E' per questo che Genova è il luogo ideale per la poesia di Campana: è in qualche modo la sua sintesi. Dall'idea che Genova racchiuda la profondità dell'animo il poeta sviluppa un lungo racconto: via via che avanza il tramonto si sentono risa, non si capisce da dove vengono. Potremmo rispondere che provengono dai" ...vichi lubrici di fanali il canto/ Instornellato de le prostitute/ E dal fondo il vento del mar senza posa". Sarebbe tuttavia una troppo facile soluzione, che non spiegherebbe la conclusione inquietante ed oscura." Nuda mistica in alto cava/ Infinitamente occhiuta devastazione era la notte/ tirrena". E' la ricerca di un oblio, che spinge il poeta, come le "ombre di viaggiatori" e "le ombre de le famiglie marine", ad avventurarsi nella Superba; sono "ciechi" e la Siciliana, "proterva opulenta matrona", non fa altro che dare momentaneo sollievo alla disperazione umana. "Ed andavamo io e la sera ambigua./Ed gli occhi alzavo su ai mille/E mille e mille occhi benevoli/Delle Chimere nei cieli:..../Quando/Melodiosamente/D'alto sale, il vento come bianca finse una visione/di Grazia".

Il verso non è semplice, fatto di continue ripetitività verbali e sonore. Occorre ritornare alla lettura di alcuni passaggi, per esempio laddove il poeta gioca esasperatamente con i colori del rosso e del bianco, con un ritmo che si fa via via incalzante e preannucia un attonito ed inquietante riso.  Vale la pena perdersi nelle suggestioni e svanire così in Genova e nell'animo umano.

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