Gradimento Medio
e non lo rileggerei

Le Tigri di Mompracem

scritto da Salgari Emilio
  • Pubblicato nel 1883
  • Edito da Fabbri Editori
  • 240 pagine
  • Letto in Italiano
  • Finito di leggere il 14 maggio 2016

Sandokan "ha la fronte ampia, ombreggiata da stupende sopracciglia dallʼardita arcata, una bocca piccola, che mostra dei denti acuminati come quelli delle fiere e scintillanti come perle; due occhi nerissimi, dʼun fulgore che affascina, che brucia, che fa chinare qualsiasi altro sguardo".
È la "Tigre della Malesia", "capo dei feroci pirati di Mompracem", acerrimo nemico degli inglesi, vendicatore dei popoli oppressi, ma anche assassino, crudele, feroce, tremendo.
E così sarebbe rimasto se non gli fosse giunta voce di una donna bellissima, chiamata la perla di Labuan.
Una "forza irresistibile" lo spinge verso questa fanciulla.
Parte con alcune navi e si imbatte in un incrociatore inglese; la sua flotta viene distrutta, i suoi uomini vengono uccisi o periscono annegati, lui stesso, gravemente ferito, riesce a salvarsi a stento.
"Guarirò (...) e pronunziò quella parola con tanta energia da credere che egli fosse lʼarbitro assoluto della propria esistenza", poi la paura (" le tenebre (...) Io non voglio morire!...) ed infine la pazzia.
"Completamente fuori di sé, si precipitava innanzi allʼimpazzata.
(...) Credeva di vedere nemici dappertutto.
(...) Degli esseri umani sorgevano dal suolo gementi, urlanti, chi colle teste sanguinanti, chi colle membra tronche e coi fianchi squarciati.
Tutti ridevano, sghignazzavano, come se si beffassero dellʼimpotenza della terribile Tigre della Malesia".
Il delirio di Sandokan è il prodotto della febbre e dello sfinimento fisico; gli incubi nascono pure dal riemergere nella coscienza tutto il male che ha fatto, la sua spietatezza, i tanti morti della sua esistenza.
A impedirgli di discendere "negli abissi della terra" è lʼamore.
Dopo aver perso i sensi, torna in sé nella casa di Lord James, dove viene curato da Marianna, la perla di Labuan, della quale si innamora perdutamente: una passione subito corrisposta.
Il romanzo, che sembrava scivolare su una china di ricerca interiore, riprende il ritmo tipico dei grandi libri di Salgari: scoperto, Sandokan fugge, per tornare poi a liberare Marianna e portarla con sé; ci riesce per merito dellʼamico Yanez, il quale convince con lʼinganno Lord James a mettersi in viaggio, esponendosi quindi allʼassalto dei pirati.
Finalmente insieme, Sandokan e Marianna si rifugiano a Mompracem; per riprendersi la giovane il potente Lord James mette insieme una flotta poderosa, che assale e conquista la roccaforte dei pirati, dopo una grande battaglia.
È vero, che "per quella creatura celeste, per lei dovrò perdere tutto, tutto, perfino questo mare che chiamavo mio e consideravo come sangue delle mie vene.
(...) Tutto è morto o sta per morire qui".
Marianna chiede a Sandokan se rimpiange la sua passata potenza e se lei stessa debba impugnare "la scimitarra", il pirata le risponde nettamente: "Tu ! tu !, esclamò egli, No, non voglio che tu diventi una donna simile.
Sarebbe una mostruosità".
Bisogna scegliere, anche perché "due felicità (Marianna e Mompracem) sarebbero troppo e non le voglio, (...) e quellʼuomo, che non aveva mai pianto in vita sua, scoppiò in singhiozzi mormorando: La Tigre è morta e per sempre !"

Il libro ha avuto cinque versioni, dalla prima edizione del 1883 allʼultima del 1891, a dimostrare una stesura tormentata: lʼautore non riusciva a trovare il registro giusto per un pubblico in buona parte costituito da ragazzi.
In particolare mancano quegli espedienti narrativi che danno ritmo e sorpresa ai racconti di Salgari.
Ci sono alcuni episodi divertenti (per esempio, quando Sandokan e Yanez si nascondono in una grande stufa e per pura fortuna non vengono scoperti), altri sembrano un poʼ appiccicati e inverosimili, come lo scontro tra uno scimmione ed una pantera, altri ancora riportano alle intense battaglie navali di Salgari senza quelle tensioni e quei colpi di scena che le contraddistinguono.
Lʼautore non riesce a coinvolgere il lettore perché il racconto si focalizza troppo sulla figura di Sandokan, affascinante di certo, ma rigida e costruita con lʼaccetta; essa, tra lʼaltro, non è alleggerita da altri personaggi, come avverrà in seguito, quando Yanez assumerà un ruolo più ampio, quasi da protagonista.
La tecnica salgariana non è ancora a punto e per farlo lʼautore dovrà nascondere maggiormente le proprie angosce esistenziali, per muoversi solo in un mondo più superficiale ma più attraente: quello dellʼ avventura.

Perché leggerlo ? Malgrado i suoi limiti, lʼeroe Sandokan ha una grande attrattiva.

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