Sconsiglio vivamente
e non lo rileggerei

The Yiddish Policemen' s Union

scritto da Chabon Michael
  • Pubblicato nel 2007
  • Edito da Harper Perennial
  • 411 pagine
  • Letto in Inglese
  • Finito di leggere il 04 settembre 2010

Sitka è una remota isola dellʼ Alaska, dove lʼautore immagina che si sia insediata una comunità di ebrei, di lingua Yiddish e proveniente dallʼEuropa dellʼEst.
I rapporti con i nativi si sono rivelati difficili tanto da indurre il governo degli Stati Uniti a trasferire gran parte degli ebrei in altri paesi.
In una situazione sospesa nellʼincertezza, Landsman, ebreo scettico e deluso, è un commissario di polizia, solo, alcolizzato e lasciato dalla moglie, che viene coinvolto nellʼomicidio del figlio di un potente capo di una setta ebraica.
Malgrado gli ostacoli frapposti dalle stesse autorità di polizia, Landsman persegue in modo testardo la ricerca degli assassini per scoprire che esiste un complotto internazionale per far saltare la grande Moschea di Gerusalemme.

" I tempi sono sempre stati strani per essere un ebreo, così come lo sono sempre stati per una gallina".
Questa frase può sintetizzare il libro, il cui motivo fondamentale è lʼisolamento della società ebraica, sempre più rinchiusa in visioni escatologiche: la ricerca della terra promessa, lʼattesa del Messia, lʼattrazione per i simboli magici ed esoterici.
Ma in realtà dominano anche il denaro e il potere.
Lʼavvio del romanzo è promettente, in quanto lʼautore rende efficacemente la figura del protagonista, il contesto freddo e rigido dellʼ Alaska, nonché riesce a creare la suspense tipica di un racconto poliziesco.
Lʼimportanza nella trama del gioco degli scacchi, la vittima era un grande campione, introduce un elemento stimolante generando aspettative legate, appunto, agli schemi di questa disciplina.
Poi il libro scivola nello zibaldone, si affollano gli elementi narrativi più scontati della fiction dʼassalto: abbondanza di personaggi, relazioni familiari sempre più complesse, gruppi terroristici, servizi segreti ed infine un improbabile complotto internazionale.

Gli altri motivi del libro sono la lingua Yiddish e lʼidea, storicamente perseguita, di una terra promessa, non necessariamente in Palestina, dove si potesse usare lʼYiddish come lingua ufficiale.
Ma gli " yids " sono in grado di convivere con gli altri ? A questa domanda Chabon dà una risposta negativa: non esiste una conclusione felice alla diaspora.
Lʼeccezionalità del romanzo, ma anche lʼestrema difficoltà della lettura, risiedono nel linguaggio.
Lʼautore travolge lʼinglese imponendo una sua lingua, soprattutto nellʼuso delle parole.
Basti pensare, per esempio, che Chabon usa " shalom " per pistola, ma " shalom" in Yiddish significa pace ( in inglese peace), mentre nello slang viene usato " piece" per pistola.
Si tratta di un abile gioco di significati, che richiedono una notevole conoscenza linguistica e molta attenzione da parte del lettore.

Perché non leggerlo ? È un fumettone, prolisso e prevale nettamente lʼintellettualismo dellʼautore, oltre ai suoi problemi esistenziali con il popolo ebraico, cui appartiene.

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