Sconsiglio vivamente
e non lo rileggerei

World without end

scritto da Ken Follett
  • Pubblicato nel 2007
  • Edito da Macmillan
  • 1025 pagine
  • Letto in Inglese
  • Finito di leggere il 25 gennaio 2009

Dopo duecento anni dalle vicende raccontate nei “ Pilastri
della Terra”, Kingsbridge è diventata una ricca città, le cui possibilità di
crescita sono, tuttavia, pregiudicate dal governo dei monaci, che limitano la
libertà imprenditoriale a favore di un rigido immobilismo e di una tassazione
pesante.
Esiste quindi il rischio di un declino economico e sociale.
Motore
dell’innovazione e del cambiamento è una donna, Caris.
Essa non accetta il
ruolo tradizionale affidato alla donna, madre e sposa, e decide di vivere una
vita indipendente, rinunziando ai figli e portando avanti una difficile storia
di amore con Merthin.
Caris sarà successivamente una accorta mercante di lana,
una innovatrice, introducendo la fabbricazione dei tessuti e quindi dando
origine all’industria tessile inglese, monaca e badessa (paradossalmente in
questo ruolo più indipendente di quanto sarebbe stata se si fosse sposata),
medico di grande fama, coraggiosa donna politica ed infine sposa di Merthin.
A
sua volta questo personaggio rappresenta l’ingegnere e la tipica figura
maschile, capace di innovare profondamente le tecniche costruttive, ma a sua
volta incapace di comprendere la complessità del carattere femminile.
Sintetizzato in questo modo il libro potrebbe risultare interessante.
In realtà il numero enorme di vicende, situazioni e personaggi non riesce a dare dinamicità ed attrattività al racconto: non c’è suspense per
un libro di azione e nello stesso tempo i personaggi risultano scontati e
piatti.
La vita tormentata di Caris, la sua evoluzione problematica e complessa
non vengono approfondite, quasi che questo personaggio rinunzi alla sua vita di
amore e accetti il suo destino di donna indipendente senza soffrire, quasi come
un “ automa”, privo di sentimenti e di rimorsi.
La vastità degli argomenti
trattati rende poi la stessa ricostruzione storica estremamente fragile e
comunque tale da non catturare l’attenzione del lettore.
Basti pensare alla
descrizione della battaglia durante la guerra dei cent’anni, precisa per quanto
riguarda la funzione determinante degli arcieri, ma noiosa, prolissa e di
scarso coinvolgimento.

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