Sconsiglio vivamente
e non lo rileggerei

Sabbia nera

scritto da Cassar Scalia Cristina
  • Pubblicato nel 2018
  • Edito da Giulio Einaudi
  • Letto in Italiano
  • Finito di leggere il 27 settembre 2022
"La Muntagna s'era risvegliata quella mattina. Una nube nera densa di cenere incombeva sulla città avvolgendola. (...) La sabbia veniva giù senza requie, formando per terra un tappetto scricchiolante e scivolando sugli ombrelli aperti..." E come il cielo oscurato dalle ceneri dell'Etna così il vice questore Guarrasi deve dipanare il mistero di una sconosciuta trovata incartapecorita in un montavivande di una villa sulle pendici dell'Etna. Trasferita dalla squadra anti mafia di Palermo alla sezione omicidi di Catania, Guarrasi ha la "scorza palermitana" e anche se tenta di assimilare i costumi e la lingua della città etnea si sente sempre palermitana: "e un palermitano a Catania è convinto di non poterci stare bene, anche se in realtà non è così". La vice questore è una leggenda nella polizia avendo salvato un magistrato da un attacco della mafia uccidendo i killer; è determinata, intelligente e intuitiva, ama i casi complessi, oscuri e difficili da risolvere. Il corpo incartapecorito è per molti aspetti un mistero. Innanzitutto bisogna identificarne le generalità e capire quando è avvenuta la morte della donna. Risalendo lungo i fili della vicenda Guarrasi scopre che c'è un legame tra questo corpo e l'omicidio di Gaetano Burrano, avvenuto una ventina di anni prima e il cui assassinio fu fatto risalire alla mafia, che si sarebbe vendicata dell'uomo perché non voleva piegarsi alle richieste dell'organizzazione criminale.  Ma "Gaetano Burrano era stato definito "uno che arriminava (si rimescolava), macari nell'acqua lorda certe volte". E' possibile che ci fosse dell'altro? E perché la vedova, ricca e potente, ha abbandonato la villa dalla morte del marito e ostacola le indagini in tutti i modi? "Incutto", si direbbe in siciliano per una persona fastidiosa come la vedova Burrano, "uno dei termini dialettali che il vice questore Guarrasi si sforzava di apprendere, e che annotava in una nota creata apposta nel suo iPhone, e intitolata "Catanesate". Guarrasi scopre che Gaetano finanziava un bordello di cui la donna ritrovata era la tenutaria, oltre che la sua amante, e dalla quale ebbe una figlia di cui si sono perse le tracce. La relazione scandalosa  "i na fatta morta" la vedova: potrebbe essere lei l'assassina? E "se il vento del sud che aveva liberato la città dalla pioggia vulcanica avesse iniziato a dissolvere anche la caligine nera che avvolgeva quell'indagine"?

E' forte  la suggestione che la scrittrice abbia voluto  emulare Camilleri con la vice questore Guarrasi, proponendo una figura femminile ambientata in Sicilia come il commissario Montalbano. I difetti risiedono proprio nel contesto e nel profilo della protagonista. Catania è disegnata in modo superficiale: banale è l'idea della nube di ceneri così come poco significativi sono i rari squarci del caotico traffico cittadino; più accattivante è il ricorso al dialetto siciliano, suggestivo e incomprensibile alle nostre orecchie. Nel delineare il suo personaggio l'autrice ha avuto forse presente Pedra Delicado di Alicia Gimenez Bartlett (si veda nel sito le recensioni di "Il silenzio dei chiostri" e di "Serpenti nel Paradiso: Riti di Morte"); malgrado il tentativo di dare spessore a Guarrasi con i riferimenti al padre ucciso e all'amore per il magistrato al quale ha salvato la vita, nonostante la descrizione di una vita solitaria e disordinata, in parte mitigata dalle cure di una vicina di casa, la personalità del vice questore non arricchisce la narrazione, restando sullo sfondo e pare spesso stereotipata. Solo la trama sorregge la storia e non è sufficiente.

Perché non leggerlo? E' banale.

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