Nel 1795 Immanuel Kant elaborò un "progetto di pace perpetua", che estirpasse per sempre la guerra.
Per il filosofo tedesco, così come per tutti noi, solo la pace assicura il benessere e la felicità.
E se così non fosse ? Se fosse la guerra la condizione ideale per lʼumanità ? Nel 3012 dopo Cristo gli uomini vivono da secoli in pace; eppure si sono dissolti i sentimenti di solidarietà, lealtà e amicizia, sostituiti da un diffuso e gigantesco odio, che per essere contenuto richiede una spietata macchina repressiva.
Lʼautore immagina che dopo venti secoli un ricercatore scopra un manoscritto di un anonimo, il quale narra lʼavvento del Profeta, colui il quale predicò "la guerra perpetua".
Secondo lʼanonimo (il dubbio è necessario perché leggenda e realtà storica si mescolano) il Profeta era un giovane vitellone, di nome Antalo, che viveva a Fellinia facendo la porno star.
Si innamorò di una splendida donna, che lo convinse a seguirlo nella "Capitale del Mondo", una megalopoli di cinquanta milioni di abitanti.
Era una trappola: il suo corpo doveva servire a ringiovanire vecchi ricchi, bramosi di ritornare alla vigoria di un tempo.
Antalo riuscì a fuggire e sarà protagonista di numerose avventure, alcune divertenti, altre agghiaccianti, tutte sorprendenti e spesso metafora del mondo dʼ oggi, in particolare dellʼItalia.
Ad un concorso per scrittori (Antalo fu autore di incomprensibili poesie, oggetto di continue e discordanti interpretazioni) il futuro Profeta conobbe una ragazza, che si era presentata con romanzi di guerra e gli fece conoscere un poema del 1300, il quale descriveva scontri cavallereschi, trucidamenti, corpi squartati, ed inneggiava alla guerra, al coraggio bellico, alla concordia tra i combattenti e alla magnanimità verso i vinti.
Fu una rivelazione.
"Posò il libro.
Si prese la testa tra le mani e una Voce parlò dentro di lui, gli disse: vai e annuncia al mondo che la maledetta età della pace è conclusa.
(...) Le tenebre si squarceranno, le virtù che si credevano perdute torneranno a risplendere e le più luminose tra quelle virtù saranno la generosità, lʼamore per la giustizia e la pietà verso i deboli".
Ma quali saranno le regole di questa nuova epoca di guerra ? i costumi cavallereschi e il rispetto della natura.
Ed infatti nei "detti memorabili", con il quali il Profeta tracciò la sua visione, è detto: "la guerra che Dio vuole è giusta e santa, finché si fa contro i veri nemici.
Ma se un nemico, per sfuggirmi, si arrampica su un albero, io non posso abbattere lʼalbero per farlo scendere, perché lʼalbero non è un mio nemico".
Il curatore ci informa che si aprì una nuova era, ma della guerra "bella, giusta, santa e necessaria", poco rimase.
Gli uomini "incominciarono a sgozzarsi con tanto entusiasmo, che nessuna forza naturale o soprannaturale avrebbe più potuto fermarli.
La razza umana, allora, visse una stagione irripetibile di violenza e di sangue, ma non fu più infelice di quanto fosse stata in passato.
Al contrario fu quasi felice".
E quindi è giusto come concluse lʼanonimo, "e così tutto è destinato a passare su questa Terra ciò che è nato dallʼuomo.
(...) Amen".
È bene chiarire che il libro non è un saggio, ma un vero e proprio romanzo, ambientato in un futuro fantastico, benché non improbabile.
È un susseguirsi di vicende, nel corso delle quali il povero Antalo, un ingenuo ragazzo, si trova, suo malgrado, ad essere vittima di forze misteriose ed incomprensibili, ma tutte violente e crudeli.
Anche quando uccide, lo fa perché è costretto, rifiutando di diventare un cacciatore di uomini (uno dei divertimenti nellʼera della pace), pur sapendo che questa scelta gli salverebbe la vita.
Così non accetta la corruzione dilagante e vorrebbe amare, non soltanto avere incontri sessuali.
E , insomma, "un pesce fuor dʼacqua" nella "Grande Capitale del Mondo; ed è proprio questa innocenza che lo rende visionario, capace di dare una prospettiva allʼumanità e al mondo.
Con un romanzo apparentemente ironico e cinico, Vassalli ci vuole dire che lʼutopia è necessaria, ma essa richiede spiriti liberi e ingenui.
La scrittura è molto distante da quella della Chimera, ma così deve essere perché si tratta di un resoconto, finalizzato a riportare lʼessenzialità della storia del Profeta.
Il limite del racconto sta negli eccessivi riferimenti allʼItalia di oggi, dapprima divertenti ma poi noiosi e scontati: sembra quasi che lʼautore abbia voluto togliersi "tanti sassolini".
Perché leggerlo ? È sorprendente.