Tra i migliori che ho letto!
ma non lo rileggerei

Un bosco di pecore e acciaio

scritto da Natsu Miyashita
  • Pubblicato nel 2015
  • Edito da Mondadori
  • 208 pagine
  • Letto in Italiano
  • Finito di leggere il 14 agosto 2023
Chi ascolta la musica spesso non si rende conto quanto la qualità del suono dipenda dall'accordatura dello strumento. Tra musicista e accordatore c'è un complesso legame, raffigurato dall'autrice con l'immagine delle gazze. In un'antica leggenda cinese le gazze formano un ponte sulla Via Lattea tra le stelle Vega e Altair nel settimo giorno del settimo mese lunare: amanti celesti infelici perché separate, in quel giorno potranno finalmente unirsi, a compimento di un grande amore. Il suono, inesplicabile e affascinante creazione della natura e dell'uomo, è al centro di questo romanzo. Tomura è un liceale e vive in un' isolata cittadina di montagna; gli bastava "proseguire la scuola in qualche modo fino al diploma, trovare un lavoro qualsiasi, e continuare a vivere". Gli sarebbe stato sufficiente contemplare ogni anno il miracolo della primavera sulle montagne, quando "gli alberi spogli germogliano tutti insieme." (...)" Tutta la montagna pareva emettere luce, per l'enorme quantità di rami debolmente soffusi nel rossore. Sopraffatto dalla visione di quelle fiamme illusorie che bruciavano i monti, rimanevo incantato senza riuscire a fare nulla. E ne ero felice". La sua vita cambia quando arriva un accordatore a sistemare il modesto pianoforte della scuola. Guardando l'uomo lavorare Tomura sceglie questo mestiere. S'iscrive a una scuola professionale, e poi viene assunto da una ditta di strumenti musicali. Dapprima è un apprendista, che segue colleghi più esperti presso i clienti, poi, gradualmente e subendo anche insuccessi, gli viene concesso di lavorare da solo. "Io non ho talento (si diceva Tomura). (...) Non dovevo nascondermi dietro la parola talento: non dovevo usarlo come pretesto per arrendermi. L'esperienza, l'esercizio, lo sforzo, la saggezza, la presenza di spirito, la perseveranza, e poi la passione: se il talento non fosse bastato, l'avrei sostituito con quelli. (...) Aggrapparsi a qualcosa, e usarlo come un bastone al quale appoggiarsi per tirarsi su." Ancora una volta la svolta irrompe dall'esterno. Assiste all'esecuzione al pianoforte della giovanissima Kazune e ne rimane incantato, ammaliato dalla musica e dal modo di suonare della ragazza. "Il pianoforte di Kazune era una sorgente connessa con il mondo, che non si prosciugava mai, anzi, avrebbe continuato a sgorgare senza posa, anche se non ci fosse stato nessuno ad ascoltarla". E gli torna alla mente un episodio della sua infanzia. Bambino camminava nel bosco quando vide delle luci che "si affollavano sui rami sottili di un olmo e brillavano sfolgoranti. Non so che fenomeno fosse. Però era bellissimo. Quasi da far paura." Ascoltando la musica di Kazune, Tomura è certo che in montagna, in un luogo che non conosceva, un albero stesse brillando. L'Amore, senza se e senza ma, quel sentimento che non si attende un ritorno, spinge Tomura a superare le sue incertezze e a divenire un accordatore per concerti, al servizio di Kazune, del pianoforte e della musica.

E' senza dubbio un romanzo di formazione. Tomura impara un mestiere divenendo adulto nello stesso tempo. Aiutato da un ambiente di lavoro benevolo, forse oltre al plausibile, il ragazzo comprende che le origini povere e montanare non sono un limite; anzi, gli danno una caparbietà che sarà la sua forza. Fin qui sarebbe un racconto ovvio, fatto di lunghi dialoghi con i colleghi, che profondono "pillole di saggezza", e appesantito da dettagli tecnici sull'arte dell'accordatura, curiosità interessanti ma ridondanti. A dare un tratto originale e attraente al romanzo é quel senso di magico che deriva dall'accostamento del suono del pianoforte con le luci e i rumori del bosco: un tocco scintoista tipico della cultura giapponese perché non ha nulla di romantico né di banalmente panteista. Se il pianoforte è un'invenzione dell'Ottocento europeo, la melodia dolce e l'aere luminoso sono sensazioni del bosco che la nostra cultura positivistica e idealistica ha smarrito da secoli. Sotto l'apparente impronta realistica, il racconto ci invita a trovare un'armonia con l'Universo, aiutati dalla musica.

Lo stile narrativo è essenziale, quasi minimalista: frasi brevi, poco aggettivate, d'altra parte il narratore è un giovane ventenne, non particolarmente bravo a scuola. La ricorrente citazione di Hara Tamiki, laddove il poeta dell'Olocausto definisce la complessa ambiguità dello stile, sta a indicare come la semplicità della scrittura sia una scelta voluta dell'autrice, operazione perfettamente riuscita. Possiamo dire parafrasando Tamiki: "uno stile che paia dolce, fino a un certo punto, ma sia invece pieno di severità e profondità; uno stile bello come il sogno, ma certo come la realtà".

Perché leggerlo? Luminoso, quieto, carico di amore e nostalgia.

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