Quale mistero nasconde questo romanzo che ha accompagnato tutta la vita di Thomas Mann ? Iniziato nel 1910 e poi abbandonato, è stato ripreso nel 1954, un anno prima della morte dello scrittore.
Thomas Mann immagina che un singolare personaggio, incantatore o semplice imbroglione, racconti la sua vita e lo fa partendo da un emblematico episodio della sua giovinezza.
Ancora bambino viene portato dal padre al circo, dove può ammirare lo spettacolo di un famoso clown, il cui contegno, pur nelle differenti situazioni, scabrose o comiche, "serbava una grazia scevra dʼogni volgarità e trascuratezza ...
libero ed arguto e diffondeva la gioia della vita, se si può con questʼespressione indicare lo squisito e doloroso senso dʼinvidia, la nostalgia, la speranza ed il bisogno dʼaffetto in cui sʼaccende lʼanimo umano alla vista di ciò che è bello e felicemente perfetto".
Alla fine dello spettacolo il padre accompagna il bambino a conoscere il famoso clown e al fanciullo appare una "vista ributtante", un uomo volgare, tutto cosparso di orribili pustolette, in un atmosfera pregna di unguenti e belletti.
" Ma gli adulti, la gente esperta della vita, che si lasciava così spontaneamente, anzi con passione, sedurre da lui, non sapevano di essere ingannati, oppure con una tacita intesa, non volevano considerare ingannatore quellʼinganno ? Forse era così a pensarci bene: in qual momento la lucciola si mostra nel suo vero aspetto, quando si libra nella notte estiva come poetica scintilla, oppure quando si torce sulla nostra palma, ridotta ad un misero insetto ? "Il tema è quindi quello della duplice personalità dellʼuomo, del suo ambiguo e costante travestimento, per cui si assumono le sembianze di ciò che piace: la vita è un inganno verso gli altri e verso sé stessi.
Felix Krull nasce da un piccolo industriale tedesco, fraudolento produttore di uno spumante contraffatto.
Grazioso senza essere bello, "biondo e brunetto insieme, con la luce degli occhi azzurri....
il fascino velato della voce, la lucentezza serica dei capelli", Felix avrebbe continuato volentieri lʼindolente ritmo della sua adolescenza, se non fosse costretto, allʼetà di diciannove anni, a trovarsi un lavoro, per il fallimento e il suicidio del padre.
Un amico di famiglia gli trova un lavoro a Parigi presso un grande albergo.
Qui il giovane conduce una duplice esistenza: lift boy e apprendista cameriere durante lʼorario di lavoro, elegante e raffinato parigino nel tempo libero, godendo dei soldi delle ricche ospiti dellʼhotel, alle quali concede le sue dolcezze amorose.
Aveva raggiunto la sua aspirazione più profonda, la " permutabilità": semplicemente scambiando lʼabito e lʼacconciatura poteva essere, a piacimento, un servitore ed un signore.
È una vita che gli aggrada, quando un ricco giovane, invaghitosi di una cantante dʼoperetta, gli propone di sostituirlo in un viaggio in giro per il mondo, che i genitori gli hanno imposto nella speranza che dimentichi lʼindecente amante.
È il grande salto: " fui colto da un brivido di gioia pensando alla compensazione fra essere e parvenza che la vita voleva concedermi, allʼapparenza che essa voleva aggiungere allʼessere".
Ci aspetteremo una situazione pirandelliana, invece Thomas Mann ci conduce attraverso divagazioni filosofiche e sociologiche, che si sovrappongono alla narrazione dei principali episodi della conquista sociale di Felix.
La prima tappa del viaggio è Lisbona, dove il protagonista viene accettato facilmente dallʼalta società.
Ad attirarlo sono in particolare la moglie e la figlia del Direttore del Museo delle Scienze: la prima una prosperosa e rigida nobildonna ( "non graziosa ma bella") ,la seconda una giovinetta, " dalle labbra orgogliosamente serrate", con la tipica asprezza del Sud.
È la "doppia immagine" del fascino femminile: la nobiltà altera e la graziosa ed acerba giovinezza.
Felix vorrebbe assaporarle entrambe, vagheggia persino il matrimonio, ma sarà la nobildonna ad esortarlo a non "cercar fortuna in fanciullaggini" e a lasciarsi invece trascinare dal "turbine di forze primordiali" scatenate da un petto regale e maturo.
E qui si interrompe la prima parte delle memorie di Felix Krull e noi supponiamo che il giovane abbandoni le velleità di un solido orizzonte borghese, a lui peraltro precluso dal vivere sotto mentite spoglie, e di andare avanti nella sua vita da avventuriero e da imbroglione.
Ma non lo sapremo mai perché il racconto della vita di Felix resta incompiuto.
Il romanzo è diviso in due parti.
Sino alla sostituzione tra Felix e il ricco giovane, riconosciamo lo stile del grande Thomas Mann: la narrazione si sviluppa in modo lineare, la trattazione degli episodi e dei personaggi è brillante, persino lievemente ironica, ed i "capricci" (le divagazioni, la mancanza di una sequenza temporale, gli approfondimenti) sono funzionali alla comprensione complessiva.
Nella seconda parte la struttura del racconto diviene dispersiva e confusa.
È senza dubbio abile raccontare e commentare le vicende ricorrendo alle lettere del presunto figlio, Felix, ai presunti genitori, sconcertati, per altro, da quanto viene narrato, pensando, come è vero, che sia un parto della fantasia.
Questo espediente letterario dimostra la maestria di Mann, ma non riesce a ricondurre il romanzo ad un minimo di compattezza e lucidità.
Sembra che lʼautore stia inseguendo, con le ultime energie rimaste, il compimento di unʼopera, cui tiene molto.
Ma la foga prende la mano e i tanti argomenti e pensieri si affollano senzʼordine.
Perché non leggerlo ? Non vale la pena.