Eugenio è un noto scenografo e costumista italiano, che vive a Los Angeles.
Una telefonata dallʼItalia lo riporta allʼorigine della sua carriera e alla figura di Olga.
Molti anni prima, quando era ancora in Italia, Eugenio aveva avuto una relazione con unʼamica della moglie, appunto Olga: "piccola, carina, bruna, frangetta e tirabaci alla Louise Brooks (...) aveva uno sguardo sfuggente, ambiguo".
Eugenio amava sua moglie, donna intelligente, colta e raffinata, ma era avvinto dalla ripetitiva scansione degli incontri con lʼamante: un lungo periodo di indifferenza, un amplesso furtivo, tacito, violento, veloce , e di nuovo lʼindifferenza, come niente fosse accaduto.
Qualʼ è il gusto di un tradimento così avaro di erotismo e di sentimenti ? "Eugenio si sentiva superiore a Olga, (...) al punto di godere soltanto se rischiava, oh, impunemente ! la commedia di fingersi inferiore e di adorare lei appunto come se lei gli fosse davvero superiore (...) (ma) Eugenio sapeva sempre che Olga era una miserabile schiava".
Era il piacere di ingannare sé stesso, anche se solo per cinque minuti (il tempo dellʼamplesso) la molla del desiderio di Eugenio, il quale, nel suo egoismo, si compiaceva che Olga si illudesse di essere la padrona, sapendo comunque che era un gioco.
Ovviamente non era così, la donna non voleva essere la futile occasione dellʼego smisurato dellʼuomo, di una "doppia bugia" sempre uguale a sé stessa.
"Eugenio non si accorgeva mai, e gli faceva comodo non accorgersi, e nemmeno sospettare, che lei poteva anche avere unʼanima, poteva anche, dai e dai, incominciare a volergli bene".
Olga fuggì, scomparendo, ma rimase nella fantasia di Eugenio: lʼaspirazione di una donna suddito, che diviene sovrana per pochi minuti.
Il romanzo riprende "nel presente".
Eugenio è tornato in Italia a girare un film, ma il soggiorno in Europa non è altro che una ricerca di Olga.
E quando deve andare a Barcellona, dove si dice che viva la donna, Eugenio ripercorre più volte El Paseo de Gracia nella speranza di incontrare Olga, la quale, "stranamente, miracolosamente, gli sarebbe apparsa identica a come era quindici anni prima: con il suo casco lucido alla Louise Brooks, col suo musetto sciocco e furbo, con il suo sorriso imbronciato".
E lui gli avrebbe detto, "con la massima possibile tranquillità: Certo, che tutto è finito.
Ma ...
ma forse, si potrebbe provare ancora una volta...
una sola".
Lo sfondo è il mondo meraviglioso ma falso del cinema.
Lʼautore sviluppa anche una serie di intrighi, che dovrebbero dare un minimo di ritmo narrativo ad una trama fatta essenzialmente di sensazioni e riflessioni.
Un primo significato del romanzo risiede nella narrazione della trasgressione, tanto più accattivante quanto più distante dalla vita normale.
Come dice lʼautore, "astinenze lunghe (...) .Poi, improvviso, sottile risvegliarsi del desiderio ma, per la durata di qualche giorno, solo un richiamo distratto, un memento apparentemente innocuo.
Infine, di botto, una smania che non gli dava pace (...) E tutto si ripeteva più o meno come nella volta precedente".
Esiste, poi, una chiave di lettura più profonda, esistenziale e filosofica, bene espressa dal brano sullʼ ossessione delle piastrelle.
Eugenio vede nelle piastrelle del bagno lo stesso disegno, continuamente ripetuto, ma con infinite piccole differenze.
Guardando le piastrelle da differenti punti di vista emergono due figure ricorrenti: il Bravo, che lo si riconosceva "sempre di profilo e se ne vedeva subito il volgare, massiccio naso adunco, la bocca crudele, lʼocchio acuto di belva che spia; e la Soubrette, una faccetta piccola e graziosa (...) e con la minuta boccuccia che a sua volta sorrideva".
La Soubrette era il Bravo visto alla rovescio: il dominatore può diventare il dominato, il violento il docile e così via; noi tutti possiamo essere contemporaneamente, nelle varie circostanze, lʼuno e lʼaltro.
Già nello "Lo Smeraldo", romanzo fantastico, Soldati sviluppa il tema del doppio, ricorrendo allʼespediente del sogno.
Esistono altri mondi dentro di noi ? Nel più tradizionale "A cena col commendatore" ritorna sulla complessità dellʼanimo umano: la maschera dentro la quale ci nascondiamo non è un artificio, ma fa parte intrinseca della coscienza.
In questi due romanzi il racconto è sorretto dalla scrittura; nel primo dannunziana e immaginifica, nel secondo semplice e ottocentesca.
In questo libro, invece, lo stile è "spezzato", faticoso, prolisso, mal sorretto da una trama esile e inconcludente.
Perché non leggerlo ? Non rispecchia lo scrittore Soldati.
È una caduta di qualità