Sarebbe sbagliato pensare che questo romanzo tratti dell’Afghanistan, che costituisce peraltro il suo contesto di riferimento.
Il tema del libro è la vigliaccheria.
Amir vive in una bella casa in Afghanistan con suo padre, un uomo importante e coraggioso, e due servi, Ali e suo figlio Hassan.
Questʼultimo è l’amico di infanzia di Amir, che lo tratta con superbia, anche se con amicizia fraterna, in quanto pensa di essere superiore per casta e cultura ed è geloso dell’affetto del padre per Hassan.
Amir ed Hassan sono campioni di caccia agli aquiloni e proprio nel giorno di massimo trionfo di Amir, perché ha vinto la gara degli aquiloni, questi non interviene a salvare l’amico, che viene picchiato e violentato da Assaf.
Amir è un vigliacco e questa colpa lo perseguita per tutta la vita, anche quando sarà costretto ad andare in America, si sposerà e diventerà un famoso scrittore.
Solo tornando in Afghanistan a salvare il figlio di Hassan, Amir riuscirà a riscattare la propria vigliaccheria e scoprirà che anche suo padre, per lui figura irraggiungibile e perfetta, non è privo di colpa in quanto non gli ha mai detto che Hassan era suo fratello.
Le prime cento pagine del libro, che narrano l’infanzia di Amir in un Afghanistan sereno e felice, sono molto belle, scritte in uno stile delicato e poetico.
In seguito il libro perde di smalto sino a perdersi nelle ultime venti pagine, nelle quali si parla di come il protagonista riesce a portare il bambino in America.
L’ultima scena, una gara di aquiloni in America, è scontata e banale e rovina in parte lo spessore spirituale e narrativo del libro.
Dell’ultima parte l’unica scena di grande impatto è costituita dalla lotta di Amir con Assaf, diventato un crudele talebano che ha ridotto il bambino a suo schiavo sessuale.
Assaf sta uccidendo Amir, il quale è tuttavia contento perché si sta liberando dalla colpa che lo ha perseguitato per tutta la vita: Amir verrà salvato dall’intervento del bambino che con una fionda colpisce Assaf.