Gradimento Medio
e non lo rileggerei

Il violinista

scritto da Andersen Hans Christian
  • Pubblicato nel 2005
  • Edito da Fazi
  • 362 pagine
  • Letto in Italiano
  • Finito di leggere il 07 dicembre 2005

Christian e Noemi sono due ragazzi con unʼestrazione sociale molto differente (Christian molto povero, Noemi di una ricca famiglia ebrea), ma sono entrambi animati da una forte ambizione e da una ricerca di una "vita straordinaria".
Un episodio drammatico della loro infanzia, l’incendio e la distruzione della casa di Noemi, spezza anche una tenera amicizia e divide, irrimediabilmente, la vita dei due ragazzi.
Il meraviglioso giardino dove si sono conosciuti non esiste più: la felicità dell’infanzia si è dissolta.
Nella prima parte, la più suggestiva anche per la descrizione della cultura rurale danese, vengono narrate le vicende di Christian, la nascita della sua vocazione di violinista, la fuga del padre, la nuova famiglia e la solitudine, la vita del mare, l’educazione presso una nuova famiglia.
Prevale un sottofondo tragico ma il ragazzo affronta le disgrazie con una forte speranza verso il futuro.
Particolarmente bella è la descrizione dell’ambiente umano e naturale che si sviluppa intorno a una fonte, la cui acqua è considerata in grado di guarire le malattie.
Il rapporto con la natura assume connotati magici, animistici e fiabeschi, collocando gli animali, in particolare gli uccelli, su un piano di intensa relazione con gli uomini.
Quanto è lontana la società di Andersen rispetto alla nostra ed è chiaro il passaggio da una società rurale a una industriale!Anche nella prima parte, il tema del Sud appare uno dei riferimenti fondamentali del libro: le migrazioni delle cicogne e degli uccelli sono appunto il legame tra il Nord e il Sud dell’Europa, un meridione sognato e vissuto come terra del sole, del caldo e della cultura.
L’ultima parte del libro si concentra su Noemi, ormai bella fanciulla, prima innamorata di un fantino e poi sposa a un ricco aristocratico francese.
Vienna, Roma e Parigi sono gli ambienti nei quali vive Noemi, mentre Christian rimane in Danimarca a sognare e a vivere poveramente.
La vita dei due ragazzi è molto differente ma la conclusione è drammaticamente simile.
Christian muore deluso e stanco, Noemi ritorna in Danimarca, ricca ed elegante, ma anch’essa conscia di non avere raggiunto nessuna delle aspirazioni della propria gioventù.
Valeva la pena? Non era forse meglio che i due ragazzi accettassero fin dall’inizio una vita routinaria e tranquilla; oppure esisteva un’alternativa che avesse le sue basi in sentimenti più profondi rispetto alla ricerca di qualche cosa di meraviglioso?Non si capisce quale sia la morale di Andersen: forse il filo conduttore del libro è la lotta per la sopravvivenza e per lo sviluppo, nel quale emerge soltanto il più forte.
La cicogna amica di Christian viene uccisa dai suoi compagni di migrazione perché non è più in grado di fare il lungo viaggio verso il Sud.
Il ritmo narrativo è molto efficace nella prima parte del libro per poi disperdersi e diventare farraginoso e noioso.

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