Sconsiglio vivamente
e non lo rileggerei

La sfuriata di Bet

scritto da Frascella Christian
  • Pubblicato nel 2011
  • Edito da Einaudi ebook
  • Letto in Italiano
  • Finito di leggere il 09 maggio 2012

Il romanzo è ambientato a Torino, in questi anni di crisi economica e di disagio sociale.
Elisabetta, che vuole essere chiamata Bet, è lʼio narrante di una storia neo realista a lieto fine.
" Eravamo una famiglia come tutte le altre, né troppo rumorosa né troppo silenziosa, né ricca né povera, una famiglia operaia come quelle del nostro palazzo e come quelle dei palazzi accanto": una famiglia normale, quando la morte della sorellina travolge il precario equilibrio domestico: il padre abbandona la famiglia, la madre trova un nuovo compagno e Bet si ritrova arrabbiata con il mondo senza una ragione precisa: " penso che sono una ragazza del mio tempo, e che non lo sono.
Che abito nel mondo, e il mondo non mi piace, e non mi sento adatta ad esso".
La prima parte del romanzo, senza dubbio la più riuscita per la sua freschezza, è la narrazione della rabbia di Bet: la solitudine, la noia dellʼambiente scolastico, il conflitto con la madre, sulla quale far ricadere tutte le colpe, lʼidealizzazione del padre, dal quale non potrà che essere delusa, e lʼincontro inaspettato con una giovane donna incinta, con la quale trovare una amicizia.
A disturbare il soave e leggero realismo del racconto interviene, purtroppo, una connotazione magica: alla sera, prima di addormentarsi, Bet, se è serena e si è comportata bene ( sic !) vede delle piccole sfere luminose uscire dalle mani e salire verso il cielo ( lʼangelo custode ?, lʼanima della sorellina defunta ?).
È già questo un segnale preoccupante del fatto che il marketing della casa editrice ha messo le mani sul racconto.
Ed infatti la seconda parte del romanzo è ricca di sdolcinate e inverosimili vicende: Bet ritrova la solidarietà con la madre partecipando insieme ad una sfortunata azione sindacale ( un pizzico di lotta di classe va di moda), arrabbiata si incatena al calorifero dellʼufficio del preside e diviene famosa tanto da essere invitata in televisione, e, alla fine del racconto, si ritrova intrappolata in un ascensore con lʼamica che sta per partorire, viene a mancare la corrente elettrica, ma, malgrado questi incredibili inconvenienti, Bet riesce a far nascere il bambino, aiutata dalle piccole sfere luminose.

Se ci si fermasse alla prima parte del romanzo, si potrebbe parlare di neo realismo, come hanno fatto alcuni critici.
Si potrebbe apprezzare lo stile narrativo, semplice ma efficace, a tratti ironico, che dà bene il senso di ciò sorregge la gioventù attuale dinanzi ad una società paternalista ed indifferente: " lʼunica cosa che può tenermi viva, presente e vigile nel rincorrersi dei giorni che mi si dispiegano davanti non è la speranza, ma la curiosità di vedere come andrà a finire, se me la caverò e in quale modo, senza calpestare quei pochi principi che ho maturato fin qui".
Cʼera bisogno di rovinare il tutto con un mix di soprannaturale e di soap opera ?

Perché non leggerlo ? Perché siamo stanchi di sdolcinature e vorremo un pizzico di sano e vero realismo.

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