Gradimento Medio-basso
e non lo rileggerei

Nostromo

scritto da Conrad Joseph
  • Pubblicato nel 1904
  • Edito da Century eBooks
  • Letto in Inglese
  • Finito di leggere il 22 marzo 2015

Il romanzo si apre con la descrizione dellʼambiente dove si svilupperà la storia.
Sulaco, un porto naturale sulla costa occidentale del Costarica, è un "enorme tempio semi circolare, scoperto ed aperto allʼoceano, con le pareti di alte montagne adornate con funebri tendaggi di nuvole".
In questo anfiteatro naturale cʼè un "santuario inviolabile dalle tentazioni del commercio mondiale nella solenne quiete del profondo Golfo Placido": È una penisola, che "giace lontana sul mare come una ruvida testa di pietre, e si estende da una costa ricoperta di verde alla fine di una sottile linea di sabbia coperta di macchie di boscaglia spinosa".
Senzʼacqua, arida, "il povero, mescolando con un oscuro istinto di consolazione le idee del diavolo e della ricchezza, vi dirà che è senza vita a causa dei suoi tesori nascosti".
È in questo deserto sul bordo del mare che la leggenda vuole che tre uomini siano scomparsi alla ricerca dellʼoro.
Lʼavvio del romanzo racchiude lo stile narrativo e il senso di questo lungo libro.
La degradazione morale e ideale di uomini travolti da un destino inarrestabile, quello del capitalismo trionfante, viene narrata da Conrad con una scrittura ricca, lussureggiante, immaginifica, talvolta ampollosa e ridondante.
Il centro del romanzo è Sulaco, forse il vero protagonista: una cittadina isolata dal Costarica da alte montagne, facile approdo per le navi e favorita dalla natura con una inesauribile miniera di argento, la sua fortuna ma anche la sua dannazione.
Sullo sfondo il classico paese del Sud America, gravato dallʼ "illegalità di un popolo di ogni colore e razza, dalle barbarie, da una irrimediabile tirannia".
Come diceva Bolivar, il grande liberatore: "lʼAmerica è ingovernabile.
Chi lavora per la sua indipendenza ha prosciugato il mare".
In questo contesto non cʼè spazio per i sentimenti, per le anime delicate, lievi, piene di incertezza: tutti devono essere degli "eroi", uomini di azione e non di pensiero, animati da grandi ideali o da ignobili intenti.
Sulaco ospita tanti personaggi di forte carattere: il garibaldino rifugiatosi nel nuovo continente perché non ha voluto piegarsi dopo il tradimento dellʼAspromonte, lʼaltera giovane costaricana fedele ad un sogno di rinascimento morale e politico del proprio paese, il suo fidanzato, apparentemente disilluso, ma il cui amore per la donna lo porta allʼidea di separare Sulaco dallʼinstabile Costarica, per farne uno stato solido, democratico ed occidentale.
Tra questi, e molti altri, cʼè la figura del Nostromo: "un uomo con il peso di innumerevoli generazioni dietro di lui e con nessun legame di cui tener conto .....
come il Popolo".
Nostromo è forte, coraggioso, animato dal desiderio della fama: egli è un tipico uomo del popolo, con un oscuro senso di grandezza, "con la sua devozione senza limiti a qualche cosa di disperato cosi come disperate sono le sue passioni (...) Splendido, robusto, e agile, egli gettò indietro la testa, allargò le braccia, e si distese con una lenta torsione del busto e un grande respiro, calmo e minaccioso, naturale e libero dal male nel momento di svegliarsi così comʼè una besta selvaggia magnificente e inconsapevole.
Allora, con uno sguardo improvvisamente rigido fisso sul niente da sotto unʼespressione pensosa, apparve lʼuomo".
Unʼesaltazione dellʼautenticità primordiale della fisicità maschile che potrebbe essere di Pasolini ! A sconvolgere questo mondo di puri eroi, di una virtù pari a quella della natura selvaggia, è lʼarrivo di un inglese, Gould, deciso a sfruttare la miniera dʼargento.
Attenzione ! Non è la bramosia di denaro che lo spinge, ma una visione, diremo oggi strategica: lʼargento è il simbolo di una rinascita, di un nuovo mondo.
Ma come comprende bene la moglie (lʼunica figura sensibile, piena di dubbi e sgomenta per le implicazioni morali e sociali di quanto sta avvenendo ), la miniera si è trasformata in "un feticismo, ed ora il feticismo era cresciuto in una mostruosa forza distruttiva".
Per salvare lʼargento, minacciato dallʼennesima rivoluzione costaricana, viene affidato al Nostromo il compito di trasportarne per mare un quantitativo ad una nave, in attesa al largo nellʼoceano.
Una serie di circostanze sfortunate fanno naufragare la barca proprio sullʼarida e misteriosa penisola descritta allʼinizio del romanzo.
Qui il Nostromo abbandona a sicura morte il compagno di viaggio, proprio il giovane idealista ed innamorato, il quale "scomparve senza una traccia, risucchiato nellʼimmensa indifferenza delle cose": una evidente metafora di come vengono apprezzati gli ideali.
Nello stesso fosco luogo nasconde il prezioso carico.
Da quel momento diviene un uomo ricco, ma a prezzo di un vile tradimento.
Dʼaltra parte, "vecchi o giovani, a tutti piace il denaro, e parleranno bene dellʼuomo che glielo dà".
Il romanzo finisce tragicamente.
Il Nostromo viene ucciso per sbaglio da un amico, che lo confonde per lo spasimante della figlia, mentre invece lʼuomo andava a prendere un poʼ dʼargento dal suo tesoro nascosto.

Si potrebbe dire superficialmente che lʼavidità è più forte dei grandi ideali.
In realtà il tema del romanzo è un altro e si racchiude in questa frase di Gould: Saleco "non è più un paradiso di serpenti.
Abbiamo portato lʼumanità e non possiamo volgere le nostre spalle per andarcene e cominciare una nuova vita".
Il capitalismo porta la civiltà ma tutto ciò ha un costo: la perdita degli "eroi".
Insomma, Conrad è un cantore dellʼimperialismo, con la differenza rispetto ad altri autori occidentali (come Kipling), che in lui vive il mito del "buon selvaggio".

Il romanzo è molto lungo, estremamente discontinuo ed è privo di ritmo narrativo.
Accanto a pagine molto belle, in generale quelle legate alla descrizione dellʼambiente, si susseguono dialoghi monotoni e ripetitivi, salti di scena, anche temporali, spesso sconcertanti, mentre le descrizioni storiche e politiche rompono la narrazione non aggiungendo nulla di interessante.
I personaggi sono degli stereotipi, senza spessore psicologico ed esistenziale; il sistema di relazioni è superficiale, poco approfondito.
La scrittura è affascinante dal punto di vista linguistico, con tratti talvolta poetici, evocativa di un mondo immaginifico; dʼaltra parte "tutto questo è vita, deve essere vita, anche se è così simile ad un sogno".
Lʼautore si lascia, tuttavia, troppo trasportare dal gusto dello scrivere, dalla ridondanza delle parole, dal piacere del barocco e del meraviglioso.
Di conseguenza anche lo stile narrativo diviene pesante e talvolta soffocante.

Perché non leggerlo ? È lungo e prolisso.

Altre recensioni che potrebbero interessarti

Il pesce elettrico

Fovanna Enrico