Il libro è ambientato in un manicomio e il narratore (e protagonista) è un medico psichiatra.
Nella prima parte del libro viene descritto il carattere di un precedente medico dell’ospedale, grande personalità e uomo di scienza.
L’approfondimento della sua figura permette di cogliere tutta una serie di singolarità (non esce mai dal manicomio, ha paura dei temporali, non tocca mai le porte che conducono ai diversi reparti e così via) che fanno emergere una mente piena di paure e comunque animata da un delirio di onnipotenza.
Nella seconda parte il romanzo è costituito da una serie di ritratti di malati di mente, dai quali emergono l’ineluttabilità della malattia e nel contempo la profonda umanità dei protagonisti, che sono anch’essi in grado di dare e ricevere amore e con i quali è possibile instaurare un dialogo se si riesce a comprendere il linguaggio.
Il vero protagonista è comunque costituito dal manicomio, che sembra dominare sia i sani che i malati.
La struttura chiusa determina dei confini invalicabili, che sono innanzitutto psicologici (prima che fisici) tant’è vero che gli stessi medici spesso sono portati a vivere all’interno.
Il manicomio non è il paradigma della vita moderna, che, pur apparentemente così libera e aperta, è in realtà chiusa in schemi precostituiti e in una serie di vincoli? E il malato di mente, nei suoi deliri e nel suo peregrinare con la mente, non rappresenta di fatto la vera, e unica, libertà?Lo stile è asciutto, privo di qualsiasi retorica e si sviluppa in modo piano e sereno, contrassegnato da una lieve ironia e da accenti di tenerezza.