Gradimento Medio-basso
e non lo rileggerei

The Thicket (la foresta)

scritto da Lansdale R. Joe
  • Pubblicato nel 2013
  • Edito da Hodder & Stoughton
  • Letto in Italiano
  • Finito di leggere il 04 giugno 2017

Dinanzi al male, alla violenza, alle tante vittime innocenti, ai genocidi e agli stermini di massa ci chiediamo spesso se Dio esista o, se cʼè, non sia un Essere indifferente alla condizione umana.
E tante volte ci viene da rispondere con le parole di Shorty, uno dei personaggi del romanzo: "Dio è unʼidea, e il diavolo siamo noi.
(...) La vita non è bianca e nera, qui e là.
Cʼè un poʼ di fango in essa, e noi siamo parte del fango".
Questo romanzo affronta la questione del bene e del male e lo fa con una storia avventurosa, terrificante e cinica.
Unʼepidemia di vaiolo ha reso orfani due adolescenti, Jack e Lula.
Vengono presi in carico dal nonno: esempio di virtù e di saldi valori, almeno agli occhi dei ragazzi.
"Era un uomo religioso e sempre era convinto che egli avrebbe visto tutti in paradiso.
Era una cosa ferma e solida in lui, e lo confortava in tutte le situazioni, e mi aveva insegnato che questo era il modo con il quale bisognava trattare con il mondo".
Iniziano un viaggio, che avrebbe dovuto portare i ragazzi a vivere presso una zia, quando, attraversando un fiume su un piccolo traghetto, il nonno viene ucciso da un malvivente, lʼ imbarcazione si rovescia e Lula viene rapita dai banditi.Jack è atterrito e vuole mettersi subito alla ricerca della sorella.
Giunto nella cittadina più vicina, si imbatte in un nano, appunto Shorty, e in Eustace, un gigante nero sempre insieme ad un maiale.
I due sono disponibili ad aiutare Jack, perché il ragazzo li ha convinti promettendo come ricompensa una proprietà avuta in eredità.
Sono due pochi di buono, almeno sembra; ma i dubbi di Jack sono altri:" potrebbe non essere necessario uccidere qualcuno.
Shorty e Eustace mi guardarono come se mi fossero appena caduti i pantaloni e avessi cagato una grossa merda proprio lì nella stanza.
Potrebbe non essere necessario uccidere qualcuno ? disse Eustace, hai preso un drink o due senza che me ne accorgessi ?" Jack perde la verginità con una giovane prostituta, dalla quale viene a sapere che il nonno la frequentava con assiduità.
Assiste alla tortura di uno dei banditi da parte di Eustace e Shorty; questʼultimo gli racconta la spaventosa storia dello sceriffo, la cui famiglia fu orrendamente trucidata dagli indiani.
Jack tenta di non cedere, rivolgendosi a Dio, "ma le preghiere le sentivo senza senso, a differenza di quando ero a casa e la mia famiglia era in casa con me e ogni cosa era in ordine.
Le preghiere allora sembravano vere, ma adesso le sentivo vuote".
Hanno saputo che i malviventi si sono nascosti in una boscaglia, unʼarea impenetrabile ed in mano ai banditi.
Inizia "una nobile spedizione di salvataggio"; peccato che il gruppo sia formato da improbabili personaggi: un inetto cercatore di tracce (Eustace), un maiale quasi cane, un nano troppo saggio per essere reale, una prostituta un poʼ innamorata e un poʼ in fuga, uno sceriffo disperato e un poverʼuomo, un addetto alle pulizie che si aggiunge così, per paura o perché non saprebbe cosa fare dʼaltro.
È una metafora dei dannati della terra ? Comunque sia, con questa compagnia bislacca Jack si inoltra nella boscaglia: si imbatte in cadaveri orribilmente sfigurati e in superstiti ancora traumatizzati dai crudeli criminali, viene a conoscenza di storie agghiaccianti, di atroci delitti, ed è coinvolto in sparatorie e omicidi, nei quali i suoi compagni mostrano la stessa indifferenza alla vita di quella dei banditi.
È come discendere agli inferi, non cʼè un limite alla malvagità dellʼuomo.
Fino a quando, in una scena finale di forte tensione, gli eroi, che vorremmo fossero buoni, fanno strage dei nemici e liberano Lula.
Nel corso dello scontro Jack non ha remore, è ormai un assassino determinato e privo di freni etici, non cerca più la Giustizia, non si aspetta nulla dalla legge, non ha più rispetto della vita umana: "mi sentivo lontano da Gesù e più vicino a Satana di quanto ero mai stato prima".

È meglio non riportare il finale del romanzo: è di un buonismo deludente, del tipo "tutti vivranno felici e contenti"; una caduta narrativa dopo un racconto che non lascia spazi allʼimmaginazione, tanto gli orridi atti di crudeltà sono dettagliati e ripetuti sino alla noia.
Cʼè da chiedersi quale sia stata la finalità dellʼautore: un inno alla violenza, un affresco della società moderna con le sembianze del mondo del West, o, peggio ancora, convincerci che si diventa adulti solo se si accetta il male come elemento caratterizzante la vita umana, in tutte le epoche.
Se così fosse, noi rispondiamo con le parole di un grande filosofo confuciano (Wang Yang - Ming, vissuto tra il 1472 e il 1529): la Mente, detta anche Cuore/Spirito (principio unificante dellʼuniverso) "condivide la stessa essenza della natura umana ed essendo la natura umana originariamente buona altrettanta perfezione va riconosciuta alla Mente".
È inutile domandarsi se Dio è buono, cattivo o indifferente, perché non è altro che la proiezione della natura umana: siamo noi che dobbiamo coltivare noi stessi con la conoscenza, il comportamento, la compassione e la sincerità, in modo da agire bene e sgombrare il campo dal male.

Il pregio fondamentale del romanzo è lo stile narrativo.
Non è un inglese facile, perché pieno di parole gergali e con una struttura sintattica apparentemente involuta; eppure è proprio la scrittura a dare originalità al racconto, ad intrigare ed affascinare il lettore.
Dispiace che tanta abilità sia stata messa al servizio di un messaggio così sbagliato.

Perché leggerlo ? Talvolta noioso, ridondante di crudeltà, troppe disgressioni: ciò che avvince è la scrittura.

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