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ma non lo rileggerei

The Twelve Tribes of Hattie

scritto da Mathis Ayana
  • Pubblicato nel 2013
  • Edito da Hutchinson
  • Letto in Inglese
  • Finito di leggere il 12 novembre 2015

"Il destino aveva portato Hattie fuori dalla Georgia a mettere al mondo undici figli e a farli vivere al Nord, ma lei stessa era soltanto una bambina, profondamente inadeguata al compito che le era stato dato".
È una donna di colore, ha lasciato una terra di segregazione per ritrovarsi in una periferia degradata, povera, sola, emarginata, ma è determinata a non tornare al Sud e a far crescere i figli nonostante tutto, oltre le sue forze, oltre la sua stessa capacità di amare.
Il racconto inizia nel 1928, quando Hattie, sedicenne, ha appena dato alla luce due gemelli.
Il freddo, la denutrizione, la mancanza di cure mediche e di farmaci portano i bambini alla morte.
"Oh, la loro pelle così soffice ! Ella sentì la loro morte come una mutilazione nel suo corpo": una ferita che la rende come "un lago di ghiaccio, sottile e liscio, sotto il quale non si poteva vedere e conoscere niente" o "un lungo pomeriggio di gennaio, gli alberi sono sempre spogli e non cʼè un fiore".
Se Hattie fosse stata capace di amare di più, preoccupandosi meno di far sopravvivere i figli, la loro vita sarebbe stata migliore ? Il romanzo ruota intorno a questa questione e lʼautrice lo fa con grande abilità raccontando momenti della vita degli undici figli, in un arco di tempo di cinquantʼanni, sino al 1980.
Dopo il drammatico episodio della morte dei gemelli, la narrazione continua: Loyld, il maggiore dei figli, scopre la sua omosessualità, Six, un altro maschio, rimasto gravemente ustionato da ragazzo, trova il suo destino come reverendo in una chiesa protestante, ma si rivela un uomo falso e ipocrita.
Si ritorna, poi, alla figura di Hattie, per parlarci dellʼunica figlia nata fuori dal matrimonio, frutto di una breve e infelice storia dʼamore, e di Ella, che Hattie decide di dare ad una sorella per offrirle una futuro migliore di quello dei fratelli.
Nei capitoli successivi è il vuoto esistenziale di Alice al centro del racconto: ha fatto un buon matrimonio e vive in una ricca casa, ma è condannata ad una fragile sopravvivenza a causa della separazione da Billups, il fratello al quale è profondamente legata.
Franklin, un altro figlio, è stato abbandonato dalla moglie e cerca in qualche modo la morte in Vietnam.
Con gli ultimi episodi cresce la tensione narrativa.
Unʼaltra figlia, Bell, non ha più rapporti con Hattie da quando questʼultima ha scoperto che è andata a letto con un suo vecchio amante; ma Bell lʼha fatto perché da bambina ha visto la madre insieme con quellʼuomo ed era così "bella e felice che un pomeriggio pieno di luce era pallido a confronto"(...) mentre Hattie era stata sempre seria ed arrabbiata con Bell".
Solo nel letto di ospedale, dove Bell è ricoverata per tubercolosi, madre e figlia si ritrovano, ma anche in questa circostanza, "Hattie aveva la stessa espressione seria, nella quale Bell vide la tenerezza, la tenerezza di Hattie, che era sempre dura".
Infine assistiamo alla pazzia dellʼultima figlia, Cassie.
Hattie e il marito, ormai anziani e deboli, sono costretti a farla rinchiudere in un ospedale psichiatrico.
Nel momento di portarla via, Hattie vede nello specchietto retrovisore la nipote, la figlia di Cassie, correre dietro lʼauto, chiamando e cercando di fermarli.
"Sapeva che Cassie non avrebbe voluto essere vista da sua figlia nei suoi peggiori momenti.
Questa era la gentilezza di Hattie.
Con dolore separò la figlia dalla nipote."

Le vite dei figli di Hattie sono tutte in frantumi e lo sono andate perché non hanno ricevuto quellʼamore materno del quale avevano disperato bisogno.
Dʼaltra parte è limitata la quantità di amore che un genitore può dare; nel caso di Hattie troppo misera era la sua condizione sociale per darle ancora energie da dedicare ai figli, al di là di quelle impegnate a farli sopravvivere e ad evitare che morissero come i gemelli.
La troppa sofferenza può essere affrontata solo rendendosi duri e forti ! Il romanzo ha un forte connotato sociale, ma assume una valenza universale, al di là della specifica situazione della gente afroamericana.
Lʼautrice parla delle relazioni tra genitori e figli, della difficoltà dei primi di capire come il benessere materiale non sia sufficiente, ma come ci sia qualcosa di più che si debba dare: lʼattenzione e lʼaffetto.
Il limite della tribù di Hattie, e dei figli in generale, è di non sapere apprezzare la dedizione dei genitori, la tenerezza e lʼamore che spesso questi non sanno o non possono esprimere.

Il libro è scritto molto bene, ha un intenso ritmo narrativo e i personaggi sono tratteggiati molto bene.
Nella sua fatale infelicità Hattie è una figura da tragedia greca, una Medea afroamericana, dura e protettiva, difficile da dimenticare.
Lʼautrice si dichiara debitrice a Tony Morrison, ma lo stile di Mathis è più semplice di quello della grande scrittrice afroamericana, così come i personaggi sono maggiormente ancorati alla loro specifica condizione sociale.
Si riscontrano nel romanzo un chiaro realismo narrativo, un vocabolario ricco ma non gergale ed una sintassi classica, quasi scolastica.

Perché leggerlo ? Drammatico, coinvolge profondamente.
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