Gradimento Medio
e non lo rileggerei

The invention of solitude

scritto da Auster Paul
  • Pubblicato nel 1982
  • Edito da Faber & Faber
  • 192 pagine
  • Letto in Inglese
  • Finito di leggere il 03 aprile 2005

Si tratta di un libro sulla memoria, che è come "un posto, una sequenza di colonne, di cornici, portici.
Il corpo all’interno della mente, andare da un posto all’altro, e il rumore dei nostri passi quando camminiamo, movendoci da un posto al prossimo".
L’occasione per parlare della memoria è costituita dalla morte del padre dello scrittore (la prima parte del libro): un uomo che è vissuto sempre in modo solitario, non fisicamente ma perché in qualche modo separato da quanto succedeva intorno a lui.
Lo scrittore ricorda la vita del padre, alcuni episodi e risale indietro sino a richiamare l’uccisione del nonno da parte della madre del padre.
Ed emerge come il ricordo sia un insieme di frammenti e di immagini che si cerca di conservare: "l’aneddoto come forma di conoscenza".
Può lo scrivere su una persona cara riportarla alla memoria e permettere di conoscerla meglio e di conoscersi meglio? Il libro è anche la ricerca di un padre che non si è conosciuto sino in fondo, il racconto di una profonda nostalgia ma anche di una scoperta.
"La rampante, totalmente mistificante forza della contraddizione.
Capisco adesso che ogni fatto è annullato da un altro fatto, che ciascun pensiero si porta un altro e opposto pensiero.
Impossibile dire qualche cosa senza riserve".
Come tutti i libri di Auster è scritto in un inglese elegante e chiaro, in un contesto paradossale, che contribuisce a scavare i sentimenti e gli stati d’animo, muovendosi al confine con la filosofia.

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