Tra i migliori che ho letto!
ma non lo rileggerei

I racconti di Rainwater Pond

scritto da Roche Billy
  • Pubblicato nel 2006
  • Edito da Battaglia Edizioni
  • Letto in Italiano
  • Finito di leggere il 15 febbraio 2023
Siamo a Wexford, una contea situata nella parte nord-orientale dell'Irlanda e narrata da Billy Roche in numerosi lavori teatrali. Il luogo comune a tutti racconti è lo stagno di Rainwater: "un luogo oscuro e insidioso. Potevi lanciarci una monetina e guardarla entrare nell'acqua torbida, tornare a casa, prendere il tè, andare al cinema, ritornare per la seconda volta a casa, (...) e quella monetina era ancora lì che si inabissava mentre rientravi a casa per la cena". Il fascino oscuro dello stagno faceva sì che il protagonista di una delle storie più suggestive, "Uno non è un numero", un povero storpio emarginato e perseguitato dagli altri ragazzi, era convinto che "quel posto avesse delle proprietà magiche che potessero in qualche modo guarirlo", se avesse immerso il suo povero piede nell'acqua. E sempre soffermandoci su questo splendido racconto, deve essere proprio magico questo stagno se a un certo punto compare un sosia, quello che avrebbe voluto essere l'infelice storpio: "lui era l'altro me, il vero me, quello che mi viveva dentro, (...) bello, forte e in salute, con i capelli color grano e nessuna lentiggine, (...) un'abitudine elegante, pensai, e aveva una voce profonda che non usava mai troppo". Ed Evelyn, la ragazza invano amata dallo storpio, "se ne andò verso casa, fluttuando a un paio di centimetri da terra", e pareva una fata. E' avvenuta la metamorfosi del brutto ranocchio in un bel cigno bianco? Come in tutti i racconti, le vicende individuali si spengono, talvolta senza una chiara conclusione, in una banalità del vivere, come se fossimo tutti imprigionati nel nostro destino, in una quotidinatià prosaica, ristretta e immobile, e lo stagno di Rainwater è ad un tempo un luogo fisico e la metafora della nostra coscienza sofferente e incapace di liberarsi. Come pensa il protagonista nell'ultimo racconto, non a caso intitolato "Un luogo tranquillo", tutto quel agitarsi per avere una propria vita era stato solo "un misterioso scherzo del destino che, alla fine, aveva agito per il suo bene; e in quel momento era tutto finito, gli attori avevano rimesso in valigia i loro costumi ed erano ritornati alla vita di tutti giorni".

Nella successione dei racconti emerge uno stacco, che separa la raccolta in due parti. Sino alla storia dello storpio e della sua disparata solitudine, un racconto lungo e articolato, predomina un realismo magico e ancestrale, che richiama Elsa Morante di "Menzogna e Sortilegio" e Anna Maria Ortese di "Il mare non bagna Napoli" e del "Cardillo addolorato" ( si vedano le recensioni in questo sito); talvolta traspare un bisogno di amore che dovrebbe compensare difetti fisici (come per la grassa Maggie) o aiutare a fuggire da una condizione infelice: si pensi allo splendido finale di "Le luci del Nord" dove la protagonista torna a casa e trova il marito deluso di vederla, senza traccia di sospetto né di gelosia: "lei sospirò tra sé e sé. Ora le era tutto più chiaro. Quella notte, dopo il tè, sarebbe salita per dipingere un ritratto di lui: un uomo solo seduto alla finestra, davanti un argenteo cielo notturno". A proposito, è una reazione ben diversa da quella della protagonista di Alba de Céspedes in "Da parte di lei" che uccide il marito perché indifferente e annoiato (si veda la recensione in questo sito). Nella seconda parte il ritmo narrativo diviene incalzante, i personaggi sembrano in un palcoscenico a recitare una commedia; la lettura scorre veloce, intrigante e facile, ma si disperde lentamente  l'atmosfera fantastica dei primi racconti, persino lo stagno si dissolve sullo sfondo, perdendo quella presenza inquietante e misteriosa che dava fascino alla narrazione.

Siamo distanti da altri scrittori irlandesi, con il loro lessico affascinante e suggestivo, talvolta incomprensibile, caratterizzati da una sintassi articolata spesso difficile: neologismi, suoni che paiono venire da altre lingue, diverse dell'inglese classico, lunghe frasi, digressioni e incisi. In questo caso i periodi sono brevi, con un ampio ricorso alla punteggiatura, come avviene spesso nella narrativa americana contemporanea. La traduzione è efficace nel dare il senso profondo dei racconti, anche se c'è da chiedersi se non abbia semplificato il lessico, come succede spesso. Forse la scrittura e la struttura narrativa risentono della prevalente impronta teatrale dell'autore.

Perché leggerlo? Una riflessione sulla condizione umana partendo da un microcosmo.

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