Tra i migliori che ho letto!
ma non lo rileggerei

Il lato oscuro della Luna

scritto da Geda Fabio e Magnone Marco
  • Pubblicato nel 2020
  • Edito da Mondadori
  • Letto in Italiano
  • Finito di leggere il 09 gennaio 2021

"Vieni a questo muro se odi il tuo posto/e affronta un assaggio di spazio cosmico/dove nessuna forma di vita può esistere/e gli oggetti non fanno che cadere"(Joseph Brodsky "La canzone del muro di Berlino" 1983 dall'inserto speciale dell'Internazionale 2019). Questa poesia sintetizza bene il racconto che andiamo a commentare, ambientato nel 1975 a Berlino. Non è un caso che la prima immagine è quella di un uccello che cade, come dal nulla, ai piedi di uno dei protagonisti, il sedicenne Sven. Il ragazzo si è appena innamorato di una coetanea: Cloe dai capelli verdi. "Vorrei ricordare di cosa abbiamo parlato. Lo vorrei. E invece niente. Ciò che ricordo è che la scarpa destra di Cloe e la mia scarpa sinistra si sfioravano (...); ricordo la sua pelle, sul polso, quasi trasparente, e le braccia tese e la testa incassata nelle spalle. I capelli. (...) Ogni tanto Cloe si voltava e mi guardava strano". Sembrerebbe una tipica storia adolescenziale e per molto tempo il racconto si sviluppa lento e prosaico intorno ai due ragazzi, i quali si alternano nella narrazione, con una cadenza un po' ripetitiva. Capiamo da alcuni indizi che la situazione di Sven e Cloe è profondamente diversa. Il primo vive in una famiglia "normale": i genitori, piccoli commercianti, vorrebbero ancora controllare il ragazzo ma sono troppo impegnati a litigare e a separarsi. Cloe è stata abbandonata dalla madre, ha un padre strambo, fragile e con lavori precari, e deve badare alla nonna, malata di Alzheimer. Subisce un tentativo di stupro, talvolta è presa da istinti di suicidio, si accaparra di una pistola per vendicarsi dell'aggressione, data l'inerzia pusillanime del padre; e irride tra sé e sé il romantico Sven perché la vuole aiutare. "Fiducia a catinella. In quello che fa. In chi è. In cosa lo aspetta. Probabilmente, ha fiducia anche in me. (...) Una roba da voltastomaco". Ma si vive a Berlino, dove un Muro divide la città e chi, come Cloe e Sven, vivono nella parte Ovest quella dell'Est pare un luogo misterioso, anche se tanto simile: "strade e palazzi, e ancora strade e altri palazzi, proprio come qua. Forse, a guardare più vicino, sarebbe stato diverso, ma non ero mai stato a Berlino Est. Non c'era mai stato motivo". Kurt, il migliore amico di Sven, vuole liberare Frida, amata sin dall'infanzia e che vive a Berlino Est. Il piano fallisce perché Kurt e Frida sono fatti prigionieri da una banda criminale; quando viene a saperlo, Sven vuole andare a liberarli; e Cloe decide di aiutarlo. Perché? Lo ama in fondo? Niente di tutto questo. "Berlino è ai nostri piedi e brucia nel tramonto, (...) è una promessa. E brucia l'Est, dove invece non sono mai stata, ma anche solo a vederlo da qua, (...) è una promessa. (...) Una promessa di avventure come quelle di quando ero piccola, ma più eccitanti. E folli. (...) La mia mano che stringe una pistola. Nulla è reale. Ecco perché voglio godermi tutto, e voglio succhiare ogni istante fino al midollo". In un'avventura che ha il sapore del trhiller e non ha un lieto fine, Cloe si perde definitivamente, ma Sven non capisce e la cerca inutilmente.

Viene da chiedersi se sia una storia di adolescenti, o invece questo racconto parli di noi stessi, di quella "terra di nessuno", di quel "tempo doloroso che per me e te e tutti noi  con pena si consuma (Arrigo Bertolucci "il tempo si consuma" da Viaggio d'inverno). E se il poeta ritrova il figlio nella folla della messa di mezzogiorno, così non è per Sven: con irrequieto occhio ingenuo cerca Cloe nella Berlino tumultuosa e indifferente, credendo che l'amore da solo la possa salvare, ci possa redimere. Cupo è il nostro destino!

E' un bel romanzo: chiara e precisa la scrittura, intensi i protagonisti e ben articolata la trama, che da un certo punto in poi ci avvince creando suspense. Talvolta si ha l' impressione di qualcosa di artefatto, di costruito a tavolino, ma questa sensazione è superata dal paesaggio di Berlino, profondamente amato dai due scrittori, e dal tenersi lontano dalla conclusione attesa, il lieto fine.

Perché leggerlo? Molto bello, affascinante la figura di Cloe!

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