Gradimento Medio-basso
e non lo rileggerei

L'equazione del cuore

scritto da de Giovanni Maurizio
  • Pubblicato nel 2022
  • Edito da Mondadori
  • 242 pagine
  • Letto in Italiano
  • Finito di leggere il 28 dicembre 2022
Massimo, un anziano professore di matematica in pensione, vive in solitudine in un'isola del golfo di Napoli: ha perso da alcuni anni la moglie Maddalena; la figlia Cristina si è sposata con un ricco imprenditore del Nord e torna solo d'estate per un breve soggiorno, insieme con il figlio Checco di otto anni. In sogno Massimo immagina di raccontare alla moglie degli alberi da frutto  e "che le spigole e i cefali si prendevano dagli scogli tutto l'anno, mentre le mormore e le orate solo in primavera. (...) Maddalena, che aveva una voce talmente bassa che era strano che si percepisse in mezzo al soffiare del vento e alle urla dei gabbiani", gli chiedeva di Cristina e il vecchio professore le rispondeva che aveva tante cose da fare e soprattutto poteva dedicarsi alla matematica, "seguire le onde cicliche del mare e calcolarne le variabili col vento e con la luna"; e Maddalena, prima di scomparire, gli ricordava che dietro una figlia, anche se adulta, "bisogna vedere un bambino che non finisce mai." Lo stato di beatitudine nel quale pare vivere il vecchio professore è interrotto in modo brusco da una telefonata, che comunica la morte della figlia e del genero in un incidente d'auto, nel quale è rimasto coinvolto anche  Checco, in ospedale in gravissime condizioni. Massimo è costretto a lasciare il suo paradiso terrestre e andare, malvolentieri, in una fredda e nebbiosa cittadina del Nord. Per un po' il racconto pare voler parlare della piccola Italia industriosa, del suo sottofondo di intrighi, maldicenze e di noioso e fragile benessere; poi prende la direzione del Noir, anche se appiccicato ad una storia che di "giallo" ha poco. Il vero tema del libro è un altro: come conciliare razionalità e sentimento? L'approccio razionale porterebbe a interrompere la vita di Checco dinanzi alla prospettiva che il bambino resti in coma o ne esca gravemente disabile. E così farebbe il professore (potrebbe tornare subito al suo paradiso terrestre!) se non irrompesse con furia Alba, la tata del bimbo. "Chi cazzo sei tu, inutile eremita, che nemmeno sai quanto ti ama...? (...) Massimo restò immobile dov'era, nella stessa posizione. All'improvviso ebbe freddo, un freddo immenso. (...) Si forse non ho tenuto conto di qualcosa di importante, dottore". L' urlo di Alba, nel suo primordiale ed infinito amore, spinge il vecchio professore a reagire. Lo fa a suo modo. Deve capire come mai un ordine apparentemente perfetto, un insieme di benessere, prestigio sociale e forti legami familiari, si sia spezzato riducendo Checco in fin di vita. "Domani parto, se non ho nulla da capire". Non è chiaro se il vecchio professore voglia indagare le cause e le dinamiche dell'incidente per una reale empatia o lo fa solo per individuare una regola che "renda comprensibile il disordine", dando pace alla sua mente matematica. Caro professore, non sempre c' è un rapporto di causa ed effetto, talvolta non è possibile trovare un metodo che dia equilibrio agli esseri umani; spesso i sentimenti irrompono improvvisi laddove la ragione vorrebbe diversamente. 

Nell'ultimo capitolo de Giovanni cita l'equazione di Paul Dirac, erroneamente definita l'equazione dell'amore: essa indicherebbe che due particelle che hanno interagito tra loro per un certo di tempo, continueranno a farlo anche dopo che se sono state separate. E' come dire che i legami d'amore si distruggono e non si evolvono, in quanto due persone che si sono amate sono indissolubilmente legate. In realtà l'equazione dei fisico Dirac dice il contrario: descrive il moto di una particella libera che non interagisce né con campi esterni né con altre particelle. E' triste che uno scrittore come de Giovanni ricorra in modo superficiale ad una leggenda popolare che serve a vendere tatuaggi agli innamorati; non si capisce neanche perché lo debba fare, rinunziando a meglio approfondire la storia di un vecchio eremita che scopre la vera personalità della figlia e comprende finalmente il suo legame profondo con il nipote.

Il romanzo è scritto molto bene, la narrazione scorre piacevole e fluida. Di grande intensità sono le prime cinquanta pagine, successivamente la trama si evolve con fatica, quasi che lo scrittore abbia perso la direzione. Il cambio del soggetto narrante, sempre più frequente nel corso del racconto, il ricorso al colloquio con il nipote in coma, sono espedienti che mostrano le abilità narrative di de Giovanni, ma fanno anche intravedere la debolezza strutturale della storia: essa non regge se lasciata alla sua evoluzione naturale: come Noir e come analisi psicologica.

Perché leggerlo? E' piacevole. 

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