Sconsiglio vivamente
e non lo rileggerei

Sindrome da panico nella Città dei Lumi

scritto da Visniec Matei
  • Pubblicato nel 2009
  • Edito da Voland
  • 328 pagine
  • Letto in Italiano
  • Finito di leggere il 23 gennaio 2023
Il romanzo si avvia con una scena paradossale e divertente: uno strano editore convoca i suoi autori in un caffè parigino per una "lettura dal vivo" dei loro manoscritti. Li leggeva "esprimendosi": "era capace di mordersi la lingua, di digrignare i denti, di fischiare...(...) le sue labbra erano in continuo movimento, in un continuo massacro, (...) pure il naso aveva un ruolo nel corso di queste letture, (...) riusciva a imprimere alle narici una sorta di vibrazione, e persino ad aumentare le dimensioni del naso come se soffiasse in un palloncino". Con un inizio così sorprendente ci aspettava un proseguo di altrettanta effervescenza, un racconto ironico e pungente delle vicissitudini di un poeta senza editore: uno scrittore rumeno fuggito a Parigi dopo aver scritto un'unica poesia di successo, fortemente caustica verso l'allora regime comunista. Ci aspetteremo scene esilaranti di autori in competizione per vedere pubblicato il proprio libro; ed invece il nostro poeta è travolto da un susseguirsi confusionario di personaggi e di episodi senza una apparente finalità narrativa. Al centro, tessitore di fili invisibili, sta l'editore visionario e prepotente: vuole abolire l'io narcisista con l'obbligo della terza persona (non si può che dargli ragione!), vuole creare un libro collettivo, frutto di spezzoni del lavoro di ogni suo autore, vaga per Parigi alla ricerca di personaggi improbabili che potrebbero essere scrittori, ripercorre i luoghi degli autori famosi che vivono ancora nella sua mente, mentre i loro libri sono ormai abbandonati negli scaffali polverosi delle biblioteche. I libri sono "morti": ciò che si può fare è correre ad aprirli e leggerne qualche pagina per renderli vivi almeno un momento; le parole si sovrappongono in un disordine cosmico, non è chiara la distinzione tra realtà e finzione al punto che gli oggetti acquistano vita in una sorta di metamorfosi artistica. Forse, il romanzo vuole essere una metafora di un mondo frammentato, dove non è più possibile trovare un'unità epistemologica e quindi narrativa; non resta che la nostalgia del grande romanzo ottocentesco.

Se si scorrono le recensioni di questo sito si possono trovare numerosi romanzi che hanno come protagonista il libro.  "Il gatto che voleva salvare i libri" di Natsukawa Susuke narra il cammino di un giovane eroe che deve superare diverse prove per assicurare un futuro ai libri. In "I miei giorni alla libreria Morisaki" di Satoshi Yagisawa una ragazza ritrova serenità tra i libri per capire poi che la vita è un'altra cosa. In una Russia devastata e violenta "Il Bibliotecario" di Michail Elisarov narra di un gruppo di sopravvissuti che difendono i propri libri come un patrimonio intangibile da preservare. Sono tutti romanzi che hanno una visione positiva del libro, e della letteratura. Dà invece una connotazione negativa alla cultura "Io sono un gatto" di Soseki Natsume; dove un gatto randagio si uccide per sfuggire al chiacchiericcio degli esseri umani, letterati e scienziati. Il tema del romanzo non è quindi originale e poteva essere interessante se inquadrato in una trama narrativa unitaria e si fosse dato risalto a Parigi, ai fasti della città un tempo capitale mondiale della cultura. Predominano il disordine e l'occasionalità rendendo incomprensibile la storia, faticosa da seguire, prolissa e intellettualistica.

Perché non leggerlo? Intellettualistico e noioso.

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