Gradimento Medio
e non lo rileggerei

Paradise

scritto da Gurnah Abdulrazak
  • Pubblicato nel 1994
  • Edito da Bloomsburt Publishing
  • 248 pagine
  • Letto in Italiano
  • Finito di leggere il 26 aprile 2023
Il romanzo ha due principali filoni narrativi. Il primo è un grande affresco storico del Sultanato di Zanzibar poco prima della spartizione dell'Africa Orientale avvenuta nel Congresso di Berlino del 1885. Come spiega un amico di origine indiana al sedicenne Yusuf, agli europei " non interessa il commercio, ma la terra stessa. E ogni cosa che c'è in essa....noi. (...) Perderemo tutto, incluso il nostro modo di vivere". Sarebbe stato facile per Gurnah presentarci la civiltà araba- swahili, che controllava le coste dell'Africa Orientale sin dalla metà del Settecento, come un'era felice prima della conquista europea. La coesistenza di lingue differenti, sedimentatesi nel corso dei secoli, i costumi raffinati dei mercanti, lo splendore dei palazzi e dei giardini, i profumi, le vesti e i gioielli delle ricche matrone, l'osservanza delle regole religiose, sono tutti fattori che ci spingerebbero ad esaltare il mondo precoloniale rispetto al dominio europeo, in questo caso tedesco. Ancora una volta Gurnah ci stupisce, e lo fa, tra l'altro, in modo imprevedibile, raccontando i viaggi dei mercanti verso l'interno dell'Africa, verso i grandi laghi e le montagne, alla ricerca di avorio, oro e schiavi. A ragione, da molti commentatori le spedizioni all'interno descritte nel romanzo sono state comparate a "Cuore di Tenebra" di Joseph Conrad, in cui il viaggio nella malsana foresta fluviale è come una discesa in un mondo oscuro, dove le forze primordiali dell'uomo hanno la meglio sulla civiltà; nello stesso modo in Paradise, partecipando alle incursioni all'interno, il giovane Yusuf diverrà "un uomo lupo",   "sentii che il bandolo della vita gli stava scivolando tra le mani, ed egli lasciava scorrere il bandolo senza resistenza. (...) Non c'era niente che potesse pensare di fare che lo avrebbe liberato dalle catene della condizione nella quale viveva." E qui giungiamo al secondo filone narrativo. Yusuf è ancora bambino quando viene sottratto alla famiglia per onorare un debito contratto dal padre con un ricco mercante. Lo sradicamento è brusco e definitivo ed è sancito dalla perdita della collanina datagli dalla madre. Si ritrova a crescere in una ricca dimora, imparando il commercio sotto la tutela di un giovane, pure lui, insieme alla sorella, prelevato a pagamento di impegni finanziari non saldati. Nella nuova casa Yusuf è attratto da un meraviglioso giardino nascosto da un alto muro: è un luogo tanto ricco di profumi e di colori che Yusuf "sognava che di notte le fragranze si diffondevano nell'aria e lo spaesavano. Nella sua sensazione intensa di piacere immaginava di ascoltare della musica". E' il Paradiso descritto dal Corano? Il giardino nasconde un segreto: separata dal mondo esterno, vive la moglie pazza del mercante padrone; si è invaghita della bellezza di Yusuf che ha potuto ammirare tramite specchi appesi agli alberi. Ed è proprio per allontanarlo dalle mire della donna che il mercante coinvolge Yusuf nelle spedizioni verso l'interno, da cui il giovane tornerà adulto e determinato a non farsi fermare: vuole scoprire sino in fondo il mistero del giardino. Cosi comprenderà che l'Inferno e il Paradiso si sovrappongono, sono la stessa prigione: come nella Messa di Requiem di Mozart i toni infernali si alternano a quelli paradisiaci, la magnificenza nasconde l'infelicità.

Dietro la parvenza di un romanzo storico Gurnah affronta un problema universale ed eterno: quello della libertà. I personaggi sono dominati dalla figura mefistofelica del mercante, sempre calmo, pronto a proteggere così come a cacciare, vero simbolo del potere, che solo un'altra forza può soppiantare. Non facciamoci illudere dai modi, l'essenza del potere è sempre la stessa.  Yusuf preferisce la supremazia dell'europeo, forse più spietata ma senza sotterfugi. Il viso dell'ufficiale tedesco "era la faccia di un cadavere, e Yusuf fu sconvolto dalla sua bruttezza e dallo sguardo crudele. (...) La colonna in marcia era ancora visibile quando sentii un rumore come una porta che si chiudeva dietro di lui nel giardino. Si guardò intorno rapidamente e poi corse dietro la colonna con occhi luccicanti."

La scrittura è più composta rispetto a quella di "Sulla riva sul mare", censito in questo sito; è come se l'autore abbia inteso scrivere una cronaca, in cui gli elementi fiabeschi e le digressioni sono limitate perché bisogna concentrarsi sugli aspetti essenziali del racconto. Non ci si perde nella lettura restando sempre vigili su quanto accade; e allora pesa la lunghezza della narrazione, interrotta troppo bruscamente dall'arrivo dello straniero, come se l'autore abbia voluto finire il romanzo in qualche modo.

Perché leggerlo? Splendido affresco di una civiltà a noi sconosciuta.

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