<<Nel 1989 era stato pubblicato il mio primo romanzo; (...) il libro fu accolto con assoluta indifferenza>>. Ne seguirono una lunga depressione e la rottura del matrimonio, quando, a salvare il fallito scrittore, arrivarono la sensuale Conchi e la miracolosa vicenda di Rafael Sànchez Mazas. La prima era una chiromante, <<cui piaceva da matti uscire con un giornalista (un intellettuale, diceva lei)>> e che danzava cantando <<Terra gloriosa al mio cuore,/terra benedetta di profumi e passione,/(...) Ahimè quanto dolore,/allontanandomi, Spagna, da te,/perché mi strappano dal tuo roseto>>. L'episodio, famoso e incredibile, è ambientato nel 1939 alla fine della guerra civile. L'esercito repubblicano in ritirata verso la Francia portò con sé un gruppo di gerarchi falangisti per fucilarli. Sànchez, fondatore del movimento falangista e poi ministro franchista, riuscì a fuggire salvandosi, e costruì intorno a questa vicenda la sua aureola di eroe immortale. Cercas immagina che il nostro scrittore fallito venga in possesso di un taccuino in cui Sànchez aveva annotato quanto era avvenuto: il nome della famiglia contadina che lo aveva accolto e il riferimento a non precisati "amici del bosco". Notizie frammentarie, contraddizioni tra le diverse versioni e lo stato stesso del taccuino, che pareva contraffatto, portarono l'aspirante scrittore a supporre che tutto fosse falso: <<una colossale fandonia minuziosamente ordita dall'immaginazione di Sànchez Mazas, (...) per riscattarsi dalla fama di codardo , per occultare qualche episodio disonorevole delle sue strane peripezie di guerra>>. L'indagine su documenti e sul campo porta a convalidare l'intera vicenda: la fucilazione e la fuga sono veramente avvenute e "gli amici del bosco" sono tre ragazzi renitenti alla leva che si erano nascosti tra la boscaglia e aiutarono Sànchez; presenza rimossa dal gerarca per non ammettere che era stato aiutato da giovani coraggiosi ma non fascisti, lui il grande poeta della Patria. Resta un episodio che, chi sa perché?, l'aspirante scrittore non approfondisce. In un racconto che pare tratto da "Una nobile follia" di Ugo Igino Turchetti, cui si è ispirato probabilmente Fabrizio De André per la Canzone di Piero (si veda la recensione in questo sito), il nostro aspirante scrittore così descrive l'avvenimento. <<Il soldato lo sta guardando; Sànchez Mazas lo fissa a sua volta, ma gli occhi stanchi e miopi non riescono a interpretare ciò che vedono; sotto le ciocche di capelli bagnati e l'ampia fronte e le sopracciglia grondanti, lo sguardo del soldato non esprime compassione o odio e neppure disprezzo, ma una sorta di segreta o insondabile allegria, (...) e a un certo punto urla al vento senza smetterlo di fissarlo: "Qui non c'è nessuno!". Per divenire realmente scrittore, il nostro dovrà scoprire chi era questo soldato: la narrazione abbandona la cronaca, prende slancio e mistero, e svela un vero eroe discreto, al servizio della Libertà e della Spagna, <<di tutte le storie della Storia, la più triste è quella della Spagna, perché finisce male>>.
Cercas intende scrivere <<un resoconto di fatti realmente accaduti, con personaggi reali>>. E' inutile obiettare che ogni romanzo è reale per il lettore e quindi tanto vale inventare i personaggi di cui non si ha notizia. A differenza di Carrére, che per scrivere di Limonov, attinge a piene mani dalle biografie dello stesso scrittore e politico russo (si veda la recensione in questo sito), Cercas porta avanti un'indagine investigativa da buon giornalista. Peccato che quando scrive un resoconto, anche se brillante, la narrazione si appiattisce, diviene noiosa e il lettore si chiede perché farlo quando ci sono gli storici. Al contrario, in tutte le pagine in cui lo scrittore si affida alla fantasia e al mistero (si pensi alla figura di Conchi e alla scoperta del soldato eroe) il racconto cambia di segno, diviene intrigante e piacevole. Alla fine si percepisce la passione quando lo scrittore esce allo scoperto e inneggia all'eroe soldato. Dovremmo trovare un confine tra fiction, cronaca e storiografia; noi viviamo nel presente ed elaboriamo il passato sui fatti del presente, ma la rappresentazione del passato condiziona le nostre visioni della realtà e quindi va trattata con cura, perseguendo la "verità" sulla base delle metodologie di ricerca storica.
La scrittura scorre fluida e lievemente maliziosa. L'autore crea un'atmosfera quasi irreale, così che gli avvenimenti, anche drammatici, e i personaggi ballano una danza sulla musica della celebre canzone. Il pregio è proprio uno stile narrativo distante da quello giornalistico, capace di farci sognare. Il difetto principale è la trama, confusa e ripetitiva.
Perché leggerlo? E' interessante la storia, alcune pagine sono veramente belle.