Gradimento Medio
e non lo rileggerei

A modo nostro

scritto da Chen He
  • Pubblicato nel 2011
  • Edito da Sellerio
  • 336 pagine
  • Letto in Italiano
  • Finito di leggere il 08 settembre 2018

Il romanzo ha inizio con lʼarrivo a Parigi di Xie Qing, un uomo modesto e senza ambizioni, un camionista che ha sempre vissuto a Wenzhou, una citta di provincia, vicina al Mar Cinese Orientale.
Si ritrova in Francia perché chiamato a riconoscere il corpo della sua ex moglie, Yan Hong, morta in un incidente stradale.
La polizia francese vorrebbe che Xie Qing compisse diligentemente le pratiche burocratiche, intascasse lʼassicurazione e lasciasse il Paese al più presto.
Xie Qing si rifiuta, in parte perché vuole capire cosa sia realmente successo (la moglie ha fatto una misteriosa telefonata prima di morire), ed in parte perché vorrebbe conoscere meglio Yan Hong.
Dal momento della separazione, improvvisa e per lui inspiegabile, Xie Qing "non era più riuscito a liberarsi dal rancore di chi si sente raggirato".
Al lettore sembra prospettarsi una storia di intrigo, quasi un thriller, arricchito dalla ricerca di un legame interrotto ma radicato nellʼinfanzia e nella giovinezza.
Purtroppo il romanzo ha una svolta.
Una ricca e potente cinese, la quale ha preso sotto la sua protezione lʼingenuo e spaesato Xie Qing, lo convince a cambiare radicalmente vita.
"Non sei stato tu a chiedere di espatriare, non hai nemmeno corso il rischio di partire da clandestino, hai avuto lʼopportunità di lasciare la Cina soltanto perché è morta tua moglie.
E unʼopportunità come questa è stata la tua fortuna ! (...) Un uomo che non si lancia in alcuna impresa è venuto al mondo invano".
Così il camionista senza ambizione si trova coinvolto nel traffico di esseri umani prima, e poi in grandi speculazioni immobiliari nella sua città natale.
Partecipa, per caso e senza grandi meriti, al "grande arricchimento", fatto di azioni criminali, di corruzione, di dispregio per la vecchia Cina, eppure vagheggiata con una falsa nostalgia.
"Come un bruco che dopo aver faticosamente strisciato tra foglie e arbusti si trasforma in farfalla, Xie Qing si sentiva profondamente diverso rispetto al suo arrivo a Parigi.
La sua metamorfosi si era completata quando la nave carica di clandestini era sprofondata nel canale di Otranto, con il sacrificio di decine di vite nel fiore degli anni".
La strage, della quale è in parte responsabile, accelera il processo di arricchimento ed insieme trasforma il protagonista in un cinico uomo dʼaffari.
Non è nata una farfalla ma un moscone ! A latere della storia di Xie Qing, e della sua metamorfosi, viene narrata la vita di Yan Hong.
"Era solitaria, senza amici, al di fuori del lavoro leggeva, scriveva o semplicemente stava lì a riflettere, Xie Qing non era mai riuscito a scoprire se in quel suo misterioso mondo interiore regnassero le tenebre più fitte o una luce invisibile".
Noi lettori sappiamo dalle sue dolorose vicende che cʼè in Yan Hong una tensione verso valori autentici, i quali si alimentano continuamente con la memoria del padre, uomo e rivoluzionario integerrimo, suicida pur di non tradire la fiducia in lui riposta da un alto generale dellʼArmata Rossa.
Splendidi versi esprimono il mondo interiore di Yan Hong, il legame con il padre e nel contempo la forza dei suoi valori.
"Ma uno solo ha amato lʼanima pellegrina e la tortura del tuo trascolorante volto.
Curvati dunque su questa tua griglia di brace e dì a te stessa a bassa voce Amore ecco come tu fuggi sulle montagne e nascondi il tuo pianto in uno sciame di stelle." Questa tensione sempre rinnovata per ciò che è autentico spinge Yan Hong ad andare volontariamente nei campi di rieducazione per "giovani istruiti" durante la rivoluzione culturale, a cercare con caparbietà i documenti segreti del padre per consegnarli ai figli del generale e non pregiudicare la loro carriera nella Cina moderna, ad accettare, stupita ed incuriosita, la proposta di trasferirsi a Parigi (madre di tutte le rivoluzioni!) da parte di un club "patetico" e potente di nostalgici rivoluzionari, infine a rifiutare di vivere in una villa, decidendo invece di fare lʼoperaia in una fabbrica tessile e poi lʼambulante sulla costa atlantica.
Vuole vivere come i suoi connazionali, immigrati e clandestini! E come Anna Karenina Yan Hong non accetta di essere lʼamante parigina di un alto funzionario del governo cinese, ma pretende lʼamore per sé e il figlio, avuto dallʼuomo.
E come Anna nella ricerca di una vita autentica trova la morte.

Il romanzo narra due storie, modi diversi di concepire la Cina moderna: lʼarricchimento senza scrupoli e il disperato rifiuto di questa scelta di vita, lʼaffermazione di valori differenti, eticamente potenti.
È la ricerca di una nuova visione morale, la quale non può radicarsi nei vecchi riferimenti rivoluzionari,che erano stati alla base della liberazione e della rinascita della Cina.
Sullo sfondo lʼautore racconta le vicende dei clandestini, di come arrivavano in Europa e di come vivono e lavorano nel nostro continente.
Nel contempo, cʼè un richiamo continuo alla vecchia Cina: tenera malinconia per una società ormai solo nellʼimmaginario.

A compromettere il romanzo, per altro ben scritto, è lo spazio eccessivo dato alla parte apparentemente più accattivante: quella del traffico di esseri umani; non perché non sia interessante, ma perché resta in superficie, con connotati di narrazione poliziesca e criminale, senza entrare in profondità nelle storie dei protagonisti: i clandestini appunto.
È una parte che risulta artefatta, e non vissuta.

Perché leggerlo ? Interessante, avvincente la figura di Yan Hong.

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