Immaginiamo una giovane donna, tra i ʼ30 e i ʼ40 anni.
Non è stata una studentessa brillante, svolge un monotono lavoro di ufficio, ha avuto alcune relazioni sentimentali che però non sono andate a buon fine.
È sola.
"Da sola prendevo lʼautobus, da sola camminavo per le strade, da sola facevo la spesa, da sola andavo a bere qualcosa (...).
Una vita allegra.
Triste.
Piacevole.
Dolce.
Amara.
Aspra.
Stimolante.
Irritante.
Calda.
Fredda.
Tiepida.
Insomma, in che modo ho vissuto per tanto tempo ? "Un giorno, per caso, al bar dove va a bere (sembra che sia il suo unico passatempo) incontra il suo vecchio professore di giapponese.
Dapprima è una vaga sensazione di sentirsi a proprio agio, "a posto", come quando si compra un libro e si preferisce non togliere la fascetta intorno.
Poi subentra qualche cosʼaltro.
"Con il professore non ci vediamo sovente.
È normale, non è che stiamo insieme.
Però non lo sento mai lontano, neppure quando non è accanto a me".
Infine emerge lʼamore.
"A partire da quando, avvicinandomi a lui, ho cominciato a sentire il calore che emanava dal suo corpo ? Attraverso la sua camicia inamidata, percepivo la sua presenza.
(...) Una presenza che non sono mai riuscita ad afferrare saldamente.
Quando sto per prenderla, mi sfugge.
Quando la sento lontana, di nuovo si avvicina".
In un sogno la ragazza cerca il professore, ma non lo trova.
"Ah ecco, lʼho già messo nella scatola ! Ora ricordo.
Lʼho chiuso nella grande scatola (...) che tengo in fondo allʼarmadio a muro.
(...) Ormai non posso più tirarlo fuori.
Perché lʼarmadio è troppo profondo".
Ma chi rappresenta il professore, con la sua cartella, la sua voce e il suo corpo, il suo passato, denso di misteriosi significati ? È come la luna che deve indicare il cammino ad una ragazza che non conosce sé stessa ? È la coscienza che non vuole emergere dalla profondità dellʼanimo ? O più semplicemente un amico più anziano al quale aggrapparsi per diventare adulti e fuggire alla solitudine dellʼesistenza ? Non lo sapremo mai perché il romanzo non ha una conclusione.
Sappiamo soltanto che quando lʼanziano professore morirà, "nelle sere cosìʼ", la ragazza aprirà la cartella e guarderà allʼinterno.
"Ma nella cartella non cʼè nulla, solo il vuoto, un vuoto che va espandendosi.
Un vuoto senza speranza che ingloba ogni cosa".
Per definire in qualche modo questo racconto, che peraltro non vuol farsi etichettare, potremo dire che il romanzo esprime la sofferenza esistenziale, non solo giovanile.
Lungo la narrazione scopriamo che anche il professore ha sofferto per vicende a lui incomprensibili, come la fuga e la morte improvvisa della moglie.
Lʼanziano amico non è quindi una fonte di saggezza e di sicurezze, ma è pure lui, come la ragazza, un intreccio di certezze e dubbi, di aspettative e delusioni.
La loro relazione, anche intima e non solo spirituale, è il frutto di due anime affini, che cercano di appoggiarsi vicendevolmente, di affrontare insieme lʼesistenza.
Non si riconduca il senso del racconto alla storia banale di una relazione tra una giovane e il suo vecchio professore.La lenta accettazione del loro amore nasce dal timore di aprirsi allʼaltro, di riconoscere che si è una persona solo attraverso unʼaltra persona.
Tipicamente giapponese, il romanzo assume in tal modo una valenza universale.
Il fascino di questo breve romanzo risiede nello stile narrativo: delicatamente ironico, pensosamente gentile, i due protagonisti, i meravigliosi paesaggi giapponesi, ed infine la scrittura ci conducono soavemente e piacevolmente lungo un percorso che poteva rivelarsi cupo e pesante.
Dispiace che la trama sia fragile, sovente dispersiva e ripetitiva.
Una curiosità: leggendo il romanzo scopriremo come la cucina giapponese non sia solo sushi e pesce crudo, possiamo imparare molte interessanti ricette.
Perché leggerlo ? Tipicamente giapponese e quindi unico.