Tra i migliori che ho letto!
ma non lo rileggerei

The age of Innocence (l'età dell'innocenza)

scritto da Wharton Edith
  • Pubblicato nel 1920
  • Edito da Penguin Random House
  • 284 pagine
  • Letto in Inglese
  • Finito di leggere il 01 agosto 2024
Il romanzo è ambientato a New York alla fine dell'Ottocento, quando la vecchia élite newyorkese, con i suoi oppressivi rituali sociali, fu travolta da una nuova borghesia rampante, pregiudicata e aggressiva; reagì cercando di ignorare i cambiamenti, <<finché li piombarono addosso>>. L'importante era preservare la "tradizionale piacevolezza" del vivere sociale. Non è un caso che il racconto si avvia con la prima all'Opera, descritta minuziosamente dalla scrittrice: la sistemazione delle famiglie nei palchi, secondo una rigida gerarchia sociale, la posizione delle persone al loro interno, nel rispetto dei ruoli familiari, i vestiti eleganti all'ultima moda parigina, le chiacchiere sommesse che devono interrompersi quando è cantato l'assolo; un'atmosfera aristocratica imbevuta di puritanesimo americano, e quindi superiore al frivolo mondo europeo. In una platea di personaggi minori, compaiono sin dall'inizio i tre protagonisti. Archer è un giovane avvocato, appassionato di letteratura con un vissuto di usuali trasgressioni borghesi (un amante, forse qualche signorina), ma ben consapevole che deve fare un "buon matrimonio". Le letture sconsiderate lo portano a fare dichiarazioni non conformiste (<< le donne devono essere libere come lo siamo noi>>), ma <<era un giovane uomo quieto e dotato di un forte self control. L'aderenza alla disciplina di una piccola società era divenuta quasi una sua seconda natura>>. Si agita però in lui un'inquietudine che lo porta a sentirsi come <<se venisse seppellito vivo sotto il suo futuro>>. Sempre all'Opera, nel palco di famiglia in una posizione defilata, come vuole la rigida etichetta, siede la giovanissima May, che <<proprio quel pomeriggio gli aveva permesso di pensare che ci fosse da parte sua "un'attenzione" (la frase ufficiale a New York da parte di una ragazza per dichiarare un interesse)>>; una perfetta rappresentante della sana società americana, che <<sarebbe probabilmente andata attraverso la vita affrontando ciascun' esperienza al meglio delle sue capacità, ma mai anticipando ciò che sta per accadere anche solo con uno sguardo fuggitivo. Forse questa incoscienza era ciò che dava agli occhi quell' innocenza, e al viso la sembianza di un tipo invece che di una persona>>. Accanto a May c'è <<un'esile giovane donna, (...) con capelli castani che si sviluppano in fitte ciocche intorno alle tempie, racchiuse da una stretta fascia di diamanti, (...) con una gonna di velluto blue scuro esaltata sotto il seno da una cintura con un'ampia chiusura vecchio stile>>. Il portamento e l'abbigliamento inusuale attirano l'attenzione di Archer: è la "povera Ellen Olenska", la cugina di May, tornata in America dopo essersi separata da un aristocratico polacco: passi essere accolta dalla famiglia, ma portarla in pubblico, alla prima dell'Opera, dinanzi a tutte le più importanti famiglie di New York! Da questa scena iniziale, così voluttuosamente barocca, si dirama la storia: Archer è attirato dalla misteriosa e inebriante contessa Olenska, per lui promessa di una vita diversa, intravista dalla letteratura e ora realizzabile nell'innamoramento per la bella e malinconica Ellen. Se guardiamo oltre la nebbia del sogno, intravediamo che la figura di Ellen << si è costruita dentro di lui come una forma di santuario in cui lei troneggiava tra i suoi segreti pensieri e desideri. A poco a poco, questa immagine divenne la scena della sua vita reale, di ogni sua attività razionale. (...) Fuori di qui, nella scena della sua vita effettiva, egli si muoveva con un crescente senso di irrealtà e insufficienza, comportandosi in modo maldestro, contro i pregiudizi familiari e i tradizionali punti di vista, come un demente va in collisione con l'arredamento della sua propria stanza>>. Eppure, lui stesso s' imprigiona in un'esistenza borghese: anticipa il matrimonio con May, consiglia Ellen di non chiedere il divorzio dal marito, conduce una vita ordinaria, accanto ad una giovane moglie affettuosa e comprensiva, frequentando i tradizionali luoghi sociali di New York e ottemperando agli obblighi della famiglia di May. Lentamente e silenziosamente gli si crea attorno una cortina soffusa di protezione: ufficialmente nessuno conosce l'infatuazione di Archer per Ellen, crescente innamoramento scandito da piccole bugie, da improvvisi viaggi di lavoro, da incontri fugaci e apparentemente nascosti, come capita per tutti gli amanti. Poi, all'improvviso, esce allo scoperto May, prima offuscata dalla vitalità della splendida contessa Olenska; in un colloquio fatto di sottintesi, di verità dette e non dette, May anticipa l'irreparabile confessione di Archer dichiarandogli di aspettare un bimbo e di avere usato, sfrontata e cinica, l' ancora non certa gravidanza per indurre Ellen ad abbandonare l'America. L'innocente May si è rivelata una consorte astuta, non perché dotata di un'intelligenza particolare, ma perché si è attenuta a schemi collaudati della società cui appartiene. In un ricevimento d'addio per la contessa Olenska, (perché le forme vanno sempre rispettate!) Archer capisce che tutti conoscevano la relazione e hanno agito solidalmente per evitare lo scandalo di una separazione: nella vecchia New York tutto deve andare avanti <<senza effusioni di sangue: il modo di agire di gente che temeva lo scandalo più che la malattia, che metteva la decenza sopra il coraggio>>. E dall'altra parte anche Archer condivideva questi valori, anche se <<gli pareva di assistere alla scena in uno stato di strana mancanza di peso, come se fluttuasse da qualche parte tra il candeliere e il soffitto, niente meravigliandolo quanto la sua parte (da spettatore) in ciò che stava accadendo>>.

Scritto dopo la prima guerra mondiale, "L'età dell'innocenza" racconta la fine di un'epoca, narra la perdita dell'innocenza della borghesia americana. Se nei libri di Alcott (si vedano in questo sito le recensioni di "Piccole Donne" e "Piccole Donne Crescono") la famiglia è la destinazione naturale della donna, concretizzandosi così il suo ruolo sociale, nel romanzo di Wharton il matrimonio è una gabbia, luogo di rinuncia e di doveri. Da questo punto di vista la contessa Olenska è la figura vagheggiata, capace di vivere fuori dagli schemi, come una farfalla tra un fiore e un altro. Questa interpretazione, enfatizzata dal film di Martin Scorsese del 1993, non racchiude il senso più vero del racconto. Dobbiamo metterci dal punto di vista di Archer e della visione conservatrice di Warthon.  Nella sua introduzione Sarah Blackword riporta come siano state trovate due conclusioni differenti rispetto al finale del libro. In entrambe è previsto che si rompa il matrimonio e Archer possa andare a vivere a Parigi con la bella contessa Olenska. Perché la scrittrice ha deciso che Archer dovesse ripiegarsi in una piatta vita borghese, nei doveri sociali e coniugali della vecchia New York? Il tema principale del romanzo è il peso delle regole sociali, la cui forza risiede nel fatto che sono interiorizzate all'interno della coscienza, sono una prigione che traccia il nostro destino, di là dei nostri "segreti pensieri e desideri".  E com' è accaduto per Archer, non ci resta che vivere nella fantasia, ancorarci al sogno e all'immaginazione, creare una realtà parallela nella nostra mente. Sempre nuovi Don Chisciotte di Cervantes o Quinchotte di Rushdie (si vedano le recensioni in questo sito) ci muoviamo smarriti e prigionieri in un mondo che vorremo diverso, finché, come Archer, ci adeguiamo, adagiati nel quieto vivere. Per quanto tempo lo potremo fare?

Ricca, influente e circondata da artisti nella sua vita parigina, Wharton aveva anche la passione di "designer di arredi"; e ciò spiega le descrizioni dettagliate degli ambienti e dell'abbigliamento, vere e proprie rappresentazioni teatrali, già cinematografiche, così ricche di immagini, suggestioni e simboli. E' una scrittura minuziosa e all'apparenza realistica, che emana un fascino sognante, sospeso ed evanescente. Non so se la Wharton abbia conosciuto Joyce o Proust; ma è evidente che siamo dinanzi ad una narrazione innovativa, a un non romanzo, dietro alla patina ottocentesca e superficiale. Il lessico è ricco, di forte impronta americana, insieme a una struttura sintattica articolata e raffinata; senza dubbio un bell'Inglese!

Perché leggerlo? Interessante e moderna la figura di Ascher, splendidamente barocco.

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