Si tratta di un breve racconto dove vengono sviluppate due storie parallele.
Nella prima un aspirante sceneggiatore, costretto per vivere a vendere assicurazioni, insegue disperatamente un selezionatore di sceneggiature, al quale ha inviato il proprio materiale.
Nella seconda un poeta, ormai famoso e ricco, è costretto a sottoporsi a futili incontri con gli impiegati della casa editrice e a subire le richieste di modifiche ai propri poemi.
Al di là della situazione di partenza, il mondo editoriale è comunque stupido, superficiale e arrogante e le conclusioni possono essere impreviste: l’aspirante sceneggiatore riesce a far accettare la propria opera integralmente, mentre il famoso poeta è costretto a subire rimaneggiamenti.
La storia poteva anche essere interessante, ma lo stile è talmente sconclusionato con continui salti narrativi, l’uso spasmodico di forme colloquiali e di neologismi, da rendere il testo di difficile lettura e di fatto incomprensibile.