Eyal, figlio di Yirmy, è stato ucciso, durante il servizio militare, dai suoi stessi compagni, che lo hanno scambiato per un ricercato palestinese.
Amotz, cognato di Yirmy, nel dargli la notizia della morte del figlio, usa senza volerlo un termine crudele: Eyal è stato ucciso da un fuoco amico.
Questa è la premessa del racconto, che prende le mosse dal momento in cui Daniela, cognata di Yirmy, parte per lʼAfrica, dove il cognato è andato a rifugiarsi e dove è morta la sorella.
Da questo momento il romanzo si sviluppa secondo due traiettorie parallele: il viaggio di Daniela in Africa e la vita di Amotz, da solo, in Israele.
Daniela vuole sapere dove è morta la sorella e in qualche modo sta compiendo un viaggio di liberazione dalla sofferenza e dalla morte.
Ma vuole anche capire perché il cognato, ormai settantʼenne, vuole vivere in Africa.
Il paesaggio, gli animali e le persone costituiscono lo sfondo di un costante colloquio tra Daniela e Yirmy, nel quale si sovrappongono temi familiari ( la sorella, la ricerca da parte di Yirmy delle vere circostanze nelle quali è morto il figlio) e temi più generali, legati alla condizione di Israele e alla peculiarità di una religione, quella ebraica, così dura e severa.
Se è possibile darsi una ragione della morte dei propri familiari, ben più difficile è superare con serenità lʼ angoscia esistenziale di un popolo.
Ed allora, lʼunica possibilità è la fuga in un continente lontano: sono venuto, dice Yirmy, " a prendermi una pausa dal mio popolo, dagli ebrei in generale e dagli israeliani in particolare" " tutto quello che mi opprime scivola via senza filosofie e discussioni".
A sua volta Amotz, titolare di una azienda di progettazione deve trovare una soluzione a strani rumori che provengono dal vano ascensori di un condominio: è un problema tecnico o cʼè qualche cosa di misterioso, di insondabile, che proviene da un paese che vive con leggerezza una condizione sullʼorlo del precipizio ?
Fuoco amico tratta molti temi, forse troppi: la morte, la famiglia, la religione, il destino di un popolo, la fuga da tutto.
Il filone conduttore è costituito dallʼidea che la vera minaccia non viene dallʼesterno ( per esempio, dai palestinesi) ma da noi stessi, da un popolo, quello ebraico, che ha sempre errato senza mai volersi integrare con gli altri.
Il libro non vuole essere un atto di accusa verso Israele, anche se le pagine relative alla Bibbia sono senza dubbio molto critiche, ma costituisce unʼ espressione di una profonda sofferenza esistenziale.
Il popolo israeliano è oggi come quellʼelefante che viene portato in giro come una attrazione perché possiede un occhio gigantesco.
" Daniela si sente stringere il cuore alla vista della sua sofferenza, quasi fosse un congiunto.
E in quellʼiride screziata di azzurro, di giallo e di verde che la guarda con tristezza si raccoglie una goccia che a poco a poco si trasforma in una lacrima, seguita da unʼaltra, e il pianto di quellʼanimale muto, e forse anche grato, sconvolge Daniela nel profondo, come se in quel momento si avverasse finalmente il desiderio che lʼha condotta in Africa durante la festa di Hanukkah".
Fuoco amico esprime la sofferenza di un popolo e la sua incapacità di uscire dalla propria condizione.
Il difetto, però, del libro è che il tema si sviluppa lentamente, quasi sommerso dalle parole, che sembrano servire a nasconderlo e a disperderlo.
Il periodare è piacevole ma la lentezza, la mancanza di ritmo narrativo, lʼuso monotono dellʼ espediente di raccontare due storie parallele sono tutti fattori che rendono il libro prolisso e noioso.
Perché non leggerlo ? È un racconto dispersivo, pesante malgrado lʼabilità collaudata dellʼautore.
Il lettore si perde in una infinità di parole.