Il libro non parla di Genova, malgrado il titolo.
La città è solo un luogo, senza immagini e senza spessore, dove raccontare la vita di un poliziotto.
Il protagonista è un giovane, che non ha speranze e pensa che la vita sia " solo uno schema del sistema, uno dei tanti, ma non sono gli uomini a controllarlo, neanche quelli riuniti a Palazzo Ducale.
Il sistema è una macchina senza testa, una macchina autonoma".
Quello che conta è il gruppo, lʼappartenenza ad azioni coraggiose e violente.
Tutta la vita di questo giovane poliziotto è un susseguirsi di esercitazioni, libere uscite, straordinari ed interventi contro tifosi e manifestanti.
Viene inserito in un gruppo speciale che viene addestrato per il G8 a Genova.
Le esercitazioni, pesanti e finalizzate ad azioni anti guerriglia, rafforzano lo spirito di corpo.
A Genova le convinzioni del giovane vengono messe a dura prova non tanto da ciò che succede ma dallʼamore per una ragazza, che, forse, riuscirebbe a convincerlo che il destino è nelle nostre mani, che non è vero che " lʼessere umano è quello che é".
Poi tutto precipita: il poliziotto partecipa allʼazione di Via Diaz e scopre che la misteriosa ragazza, conosciuta a Genova, è lì tra i giovani picchiati e sanguinanti.
Ancora una volta è stato il destino a decidere: " ero fottuto, lo ero sempre stato, piangevo perché aveva ragione Sara, avevo avuto la mia possibilità di scegliere, piangevo per me, perché capivo che adesso davvero era finita".
Il grande tema del romanzo è il cinismo come conseguenza di una vita senza speranze.
Il racconto, tuttavia, si sviluppa monotono e lento senza ritmo narrativo e senza che lʼautore riesca a dare profondità psicologica ai personaggi, cominciando dal protagonista.
La delusione maggiore viene poi da Genova, che non cʼè ( é mai stato lʼautore nelle strade dove sono avvenuti gli scontri del G8 ?) con il risultato che tutta la vicenda appare fredda ed artificiosa.
Perché non leggerlo ? È noioso ed inutile.