Sconsiglio vivamente
e non lo rileggerei

Il gioco dell'angelo

scritto da Zafon Carlo Ruiz
  • Pubblicato nel 2008
  • Edito da Mondadori
  • 676 pagine
  • Letto in Italiano
  • Finito di leggere il 18 gennaio 2009

David Martin eʼ un giovane giornalista,
che comincia a scrivere alcuni racconti a puntate sul suo giornale.
Questi racconti hanno un notevole successo e quindi viene stipendiato da un editore per scrivere una serie di romanzi, di un ciclo chiamato La città dei maledetti.
Con i soldi guadagnati prende in affitto una casa misteriosa, da molti anni abbandonata, e posseduta prima da uno strano personaggio Diego Malasca.
Nel frattempo si intrecciano diverse vicende: David eʼ innamorato di Cristina, che lo convince a scrivere un libro, di nascosto, per un ricco amico, che vorrebbe diventare un famoso scrittore.
Viene contattato da un editore francese, che si rivelerà poi essere il diavolo o la personificazione del male, che lo convince, per un lauto compenso, ad elaborare una nuova religione.
Su richiesta di un amico libraio, assume come assistente una giovane ragazza (Isabella), che vorrebbe diventare una scrittrice.
David, pur continuando a scrivere il libro commissionato, avvia unʼindagine per capire chi eʼ lʼeditore francese e perché vuole elaborare una nuova religione.

Si succedono a questo punto una serie di orrendi omicidi e David viene coinvolto in vicende surreali e inverosimili, tutte, però, caratterizzate dal mistero.
Invano Isabella cerca di riportarlo alla realtà, David insegue disperatamente il mistero e con esso lʼamore infelice per Cristina.
Tutte le persone a lui vicine, amiche e nemiche, muoiono in modo orrendo e misterioso: Cristina, per esempio, diventata pazza, muore affogata in un lago gelato dinanzi agli occhi dellʼamico.
Dopo una serie di vicende tenebrose e di morti terribili, David riesce a fuggire in un paese straniero e lontano per incontrare un giorno, molti anni dopo, il diavolo, che gli affida Cristina bambina, aprendo in tal modo una prospettiva di futuro.
La scena rispecchia fedelmente una fotografia, che David aveva trovato molti anni prima e che riportava il diavolo a passeggio mano nella mano con Cristina bambina.
Il mistero domina incontrastato.

Qualʼeʼ il significato di questo libro? Esistono, senza dubbio, molte ipotesi interpretative: la costruzione di una religione di morte che viene tuttavia sconfitta dallʼamore, una infelice storia di amore, un "noir" inspiegabile, un labirinto di idee e di situazioni di cui non si capisce il filo conduttore.
A me piace pensare che il motivo comune sia costituito dal libro.
Sono i libri i veri protagonisti del romanzo e con essi la fantasia e lʼimmaginazione.
Allʼinizio del romanzo, quando lʼautore parla di sé bambino, David ricorda che " dove i miei amici vedevano tracce dʼinchiostro su pagine incomprensibili, io vedevo luce, strade, persone.
Le parole e il mistero della loro scienza occulta mi affascinavano e mi sembravano una chiave con cui aprire un mondo infinito ".
In un altro punto del romanzo, Samperi, il libraio amico, prevede che David diventerà un nuovo Edgar Poe.
E sembra proprio essere questo scrittore il punto ispiratore del romanzo.
Le vicende narrate sono vere o il frutto dellʼimmaginazione e della fantasia ? Non sono sempre le Cittàʼ dei maledetti a dominare la scena? David potrebbe avere inventato tutto, in una forma di delirio e dentro la casa maledetta, oppure essere lui stesso lʼesecutore di tanti delitti ? Da questo punto di vista, trova un senso la figura di Isabella, che costituisce la realtà, la concretezza, la pedanteria in una situazione nella quale la fantasia più sfrenata ha preso il sopravvento.
Come dice il diavolo, " Tutto è racconto, narrazione, una sequenza di eventi e personaggi che comunicano un contenuto emotivo".

Un libro complesso, che si rivela, tuttavia, prolisso e sempre alla ricerca di situazioni di effetto, che non riescono a creare,tuttavia, un vera suspense neʼ una reale azione.
Le vicende si susseguono scontate e in alcuni casi eʼ evidente il ricorso ad immagini prelevate di petto da immagini letterarie.
Secondo me, il romanzo non ha vita, è formale e letterario.

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