Gradimento Medio-basso
e non lo rileggerei

Il segreto del Bosco Vecchio

scritto da Buzzati Dino
  • Pubblicato nel 1935
  • Edito da Mondadori
  • 151 pagine
  • Letto in Italiano
  • Finito di leggere il 23 ottobre 2014

In che cosa consiste il passaggio dallʼinfanzia allʼetà adulta ? Per Buzzati è "una netta barriera che si chiude allʼimprovviso".
Quando si è piccoli, si percepisce il mondo come unʼentità vivente, della quale noi facciamo parte; e quindi possiamo sentire e parlare con tutti gli organismi, dagli animali agli alberi, sino ai venti stessi.
Così dice il Vento Matteo al dodicenne Benvenuto, "Tu domani sarai molto più forte, domani comincerà per te una nuova vita, ma non capirai più molte cose: non li capirai più, quando parlano, gli alberi, né gli uccelli, né i fiumi, né i venti.
Anche se io rimanessi, non potresti, di quello che dico, intendere più una parola.
Udresti sì la mia voce, ma ti sembrerebbe un insignificante fruscìo, rideresti anzi di queste cose".
Il romanzo riguarda lʼ incomunicabilità tra uomo e natura: potremmo comunicare, ne abbiamo le facoltà; ma questa dote lʼabbiamo persa, la superbia ci soffoca, impedendoci di cogliere "misteriosi messaggi, che sfuggono alla conoscenza umana".
Il Bosco Vecchio è una foresta di alberi secolari, preservata negli anni dalla venerazione della popolazione della valle: gente che riteneva verosimili fatti strani, come la voce dei venti.
Alla morte del precedente proprietario arriva il suo erede: Sebastiano Procolo, un uomo arido, razionale e solitario.
Procolo non ama il bosco, lo vede solo come una fonte di reddito.
Può parlare con gli abitanti della foresta, gli animali, i geni degli alberi e i venti; ma non si sente parte di questo mondo meraviglioso.
Nel tentativo di uccidere il nipote Benvenuto, per appropriarsi delle proprietà del ragazzo, Procolo si smarrisce nel bosco e, per la prima volta, conosce i rumori della selva.
Ma li elenca minuziosamente senza cogliere lʼintima essenza di una natura, che parla allʼunisono con tante voci.
Dʼaltra parte, dice Buzzati, pochissimi uomini hanno udito "il solenne silenzio degli antichi boschi, non comparabile con nessun altro al mondo".
La cattiveria di Procolo non ha limiti: uccide la gazza guardiana della casa, storpia il vecchio topo, vorrebbe abbattere la grande foresta, e soprattutto si allea con il Vento Matteo per uccidere Benvenuto.
Il Bosco Vecchio ha resistito a tanti pericoli, come un flagello di larve divoratrici, ma rischia di soccombere dinanzi alla crudeltà dellʼuomo.
Eppure, la selva vorrebbe aiutare Procolo, perché ne coglie lʼinfelicità sotto una apparente sicurezza, ma lʼuomo rifiuta qualsiasi aiuto, e cerca, stupidamente, di fuggire alla solitudine con la tecnologia, acquistando una radio, che, peraltro, non funziona perché disturbata dai tanti lamenti del bosco addolorato.
Finché una sera, non visto, assiste al processo con il quale gli animali del bosco lo condannano per aver voluto uccidere il nipote; poi, la sua stessa ombra lo abbandona: "ti devo lasciare, devo andarmene via, perché ti sei disonorato.
(...) ti sei fatto nemico del mondo, non cʼè un cane che ti aiuterebbe, ti sei scavato il vuoto attorno".
Come una bella favola, il romanzo si chiude con la redenzione di Procolo: credendo di renderlo felice il Vento Matteo gli racconta che Benvenuto è rimasto travolto da una slavina.
È una bugia, ma Procolo corre a salvare il nipote e muore per il freddo, sommerso dalla neve trasportata dalla tormenta, da un "piccolo vento rabbioso, sconosciuto in quella vallata.
(...) In alto era tutto sereno, la luna proseguiva il suo consueto viaggio".

A noi, abitanti del XXI secolo, il romanzo dà un messaggio particolarmente attuale: possiamo salvare il nostro pianeta, e noi stessi, se innanzitutto cambiamo il nostro modo di vedere la natura, se saremo capaci di divenirne parte, e non essere più un corpo estraneo.
È forse una interpretazione forzata rispetto a ciò che intendeva dire Buzzati.
Per lo scrittore, in anni in cui la psicoanalisi si stava diffondendo con successo, il Bosco Vecchio è la rappresentazione della coscienza umana, del suo inconscio di sogni, incubi, immagini e conflitti interiori.
Accettare la realtà e conviverci significa anche governare, reprimendole, le paure e le fantasie che ci agitano.
Rileggendo il racconto dopo molti anni, il bosco appare meno magico, troppo inverosimile e nello stesso tempo eccessivamente antropomorfico.
Forse ha ragione lʼalbero Bernardi: " poveretti anche loro non ne avevano colpa.
(...) Il tempo, cʼè poco da dire, era passato anche sopra di loro e non se nʼerano affatto accorti".

Perché leggerlo ? Un racconto accattivante, va letto con animo aperto e leggero.

Altre recensioni che potrebbero interessarti

I sessanta racconti

Buzzati Dino