" Le guerre finiscono.
Lʼodio dura per sempre.
Lʼodio covato per anni aveva portato un uomo a disseminare una città di bombe.
Lʼodio ne aveva portato un altro a farle esplodere".
Le conseguenze di quel gioco insano che è la guerra costituiscono il contesto ideale di un thriller.
Lʼantefatto del libro è il ritorno di un reduce dal Vietnam, sopravissuto ma mostruosamente sfigurato dal napalm, la bomba incendiaria largamente usata dagli americani nella guerra.
Come si direbbe oggi in modo elegante, è stato il " fuoco amico" a ridurre lʼuomo nelle terribili condizioni in cui si trova: fatto prigioniero dai vietcong e usato come scudo umano, è stato colpito da reparti del suo stesso esercito, malgrado lo avessero chiaramente riconosciuto.
Lʼodio e la vendetta si riversano contro i suoi stessi concittadini, come dice allʼunico amico " credo che ci vogliamo le vite di molti uomini per provare il dolore che ho provato io in quei pochi mesi di ospedale".
Devono passare molti anni, quando a New York si verificano alcune esplosioni, con molte vittime.
Lʼindagine viene affidata ad una giovane detective, Vivien, al quale viene affiancato Russell, uno scrittore fallito, ma di ricca famiglia, che era venuto in possesso di informazioni rilevanti per la ricerca del colpevole.
Come succede nel thriller, il romanzo si sviluppa secondo due filoni narrativi paralleli: il dipanarsi delle vicende poliziesche, ricche di colpi di scena e di intrecci, e le storie personali dei due protagonisti, che finiscono per innamorarsi.
Tra i tanti rivoli del racconto, cʼè anche un sacerdote che avrebbe avuto la confessione degli omicidi da parte dellʼassassino: il condizionale è necessario perché è proprio questa confessione il passaggio fondamentale del romanzo, che potrebbe far scoprire ad un attento lettore ( non certo il sottoscritto che non ha capito) chi sia il colpevole.
Il romanzo è senza dubbio il migliore scritto da Faletti: la storia è ben costruita, la trama è ricca di vicende e di personaggi che tuttavia si intrecciano bene nel racconto complessivo.
La scrittura è piana e tranquilla, semplice ma efficace nel contempo.
Se una critica va fatta, riguarda il finale del romanzo, che come succede in molti thriller, non è sviluppato a sufficienza e arriva senza tensione e suspense.
Forse lo scrittore avrebbe dovuto curare maggiormente la conclusione anche riducendo parti ridondanti del libro.
Perché leggerlo ? Si legge molto bene e la vicenda cattura lʼattenzione.