Il contesto è la rivoluzione francese.
"La rivoluzione è come quei mazzi di carte da gioco dove re, dame e cavalieri sono divisi a metà, una diritta e lʼaltra rovesciata, testa insù e testa dabbasso, giri e rigiri la carta ma cambia un cazzo, il re che sta diritto è sempre insieme a quello capovolto, che è come se gli tirasse il ghignone, come se da sotto gli dicesse: io sono te che vai a finir male ! Goditela finché puoi, perché il mondo si ribalta".
In questa giravolta il popolo, chiamalo massa, coscienza di classe o "calca pulciosa", è quello che crede in un mondo nuovo, dove pensa di essere protagonista per poi ritrovarsi usato dal potere, come un sonnambulo collettivo.
La rivoluzione, insomma, è una "Grande Parodia".
Per raccontarla gli autori perseguono quattro filoni narrativi, dapprima distinti e sul finale ricondotti in uno solo.
Il primo è costituito dalla storia di Marie, una donna del "popolo famelico e smerdo eppure in piedi, assetato di sangue, enormissimo drago di fremenda bellezza".
In questo modo gli autori possono parlare dei sanculotti e nel contempo del ruolo svolto dalle donne nella rivoluzione francese: un ruolo spesso dimenticato ed invece importante per il grande sommovimento e per la storia dellʼemancipazione femminile.
Fu la prima volta che furono posti con chiarezza i diritti delle donne.
Per narrare il popolo e i suoi protagonisti gli autori si inventano una lingua, mostrando creatività e grande padronanza letteraria.
La scrittura è un misto di forme dialettali bolognesi e di strutture sintattiche e linguistiche, che richiamano lo stile di Beppe Fenoglio.
È senza dubbio la parte più accattivante e meno scontata del romanzo.
Il secondo filone narrativo riguarda le vicende di un attore italiano della commedia dellʼarte: Leo, il quale si accorge che durante la rivoluzione il vero teatro è la realtà.
" Come sarebbe stato possibile tornare a recitare un vecchio copione al chiuso di una sala, quando il teatro si era fatto storia sotto il cielo di Francia ?".
Ed infatti Leo diviene "attore e spettatore al tempo stesso", trasformandosi in Scaramouche, vendicatore e combattente per la libertà.
Il terzo percorso parla del magnetismo, una teoria e pratica scientifica largamente diffusa nel settecento.
Essa ritiene che ci sia un fluido universale che attraversa tutti gli esseri viventi.
Utilizzarlo permetterebbe di curare malattie e disturbi, facendo del bene.
Ma il magnetismo può essere usato per perseguire il male ? Per soggiogare altri uomini, rendendoli automi, una sorta di "armata di sonnambuli" ? È ciò che scopre il terzo protagonista del romanzo, il medico DʼAmblanc.
Come tutti gli scienziati "non cerca giustizia, ma la conferma di unʼipotesi" e ciò lo conduce a sacrificare la vita di un ragazzo, di cui si era preso cura, pur di verificare se il magnetismo poteva essere utilizzato con finalità malvagie.
Infine cʼè la parte maggiormente intrisa di riferimenti filosofici e psicoanalitici: il manicomio, il mondo rovesciato per definizione.
"Il padiglione dei folli era una parodia di rione cittadino ...
tutto quanto avviene qui dentro è parodia del mondo là fuori ...
a breve giro, passando di bocca in bocca, le notizie si trasmutavano in dicerie incontrollate, a misura che gli alienati le arricchivano delle loro angosce e le piegavano alla tortuosità dei loro codici indecrittabili ...
studiare il delirio di chi vive nella Grande Parodia in modo manifesto può aiutare a capire chi, in apparenza più dotato di senno, vi affonda senza esserne conscio".
Nello sviluppo delle quattro linee narrative il romanzo procede lento e tortuoso.
È faticoso ma stimolante, ricco di scene interessanti e di spunti di riflessione.
Ad un certo punto il racconto accelera, diviene avventura, colpi di scena e improvvisi mutamenti di direzione.
Si legge più facilmente, ma diviene ovvio, assimilandosi ai tanti romanzi moderni, che mescolano suspense con il paranormale.
Spetta al lettore scoprire la conclusione inattesa.
Possiamo solo dire che il potere è vinto dallʼ umanità più fragile, una donna ormai rassegnata alla miseria e allʼalcolismo.
Il popolo comunque avanza e sarà alla fine vincitore ?
È un grande romanzo storico, ben documentato, capace di narrare in modo coinvolgente un episodio epocale della nostra storia.
Lʼidea di raccontare la rivoluzione francese da differenti punti di vista non è solo un efficace espediente letterario.
Permette di affrontare temi universali e contemporanei, quali: la questione di quanto il popolo sia massa e quanto invece forza cosciente della trasformazione, i rapporti tra uomini e donne, che, pur in un momento di grande trasformazione, vengono rapidamente ricondotti al dominio dei primi sulle seconde, la scienza come progresso per il bene dellʼumanità e come strumento per lʼoppressione, la follia come esplicitazione dei paradossi della normalità, la lotta politica e sociale divenuta recitazione, teatro.
Il limite del romanzo sono i personaggi: è carente il mondo dei sentimenti e delle relazioni interpersonali, con la conseguenza che i protagonisti risultano degli stereotipi, delle figure emblematiche di una filosofia della storia e non invece personaggi vivi ed autonomi.
La creatività, che traspare soprattutto nella scrittura, è messa al servizio di un approccio intellettualistico.
Perché leggerlo ? Un ottimo romanzo storico, una riflessione sul mondo contemporaneo, una scrittura accattivante.
Si legge molto bene.