Gradimento Medio
e non lo rileggerei

Paese d'ombre

scritto da Dessì Giuseppe
  • Pubblicato nel 1972
  • Edito da Club degli Editori
  • 374 pagine
  • Letto in Italiano
  • Finito di leggere il 05 febbraio 2011

Il romanzo è ambientato nella seconda metà dellʼottocento in Sardegna a Norbio, una piccola città circondata da boschi secolari.
Angelo è rimasto orfano sin da bambino: "tutta la sua vita è un lento passaggio dalla condizione contadina alla condizione borghese, o, come si diceva a Norbio, alla condizione signorile".
Questo percorso, che è appunto il filone conduttore del libro, non è un tradimento delle radici contadine, ma anzi è la narrazione di un destino di una persona complessa.
Il protagonista è cosciente della realtà pastorale ed istintivamente si inserisce nellʼordine degli istituti borghesi per adoperarli a vantaggio della comunità.
La vita di Angelo è la ricerca di un difficile equilibrio tra la salvaguardia dei beni comuni (il bosco innanzitutto) e i diritti di proprietà.
Ancora bambino riceve in eredità alcuni possedimenti, che amministra saggiamente insieme alla madre.
Ormai ragazzo conquista la fiducia di un ingegnere minerario e diviene il supervisore del taglio dei boschi,effettuato per trarne carbone di origine vegetale.
Ed è proprio il profondo disagio che gli deriva dalle modalità di sfruttamento del bosco che spinge Angelo ad una operazione imprenditoriale arrischiata: prendere lui in gestione i tagli dei boschi.
Nel frattempo crea una sua propria famiglia, sposandosi prima con una giovane contadina, che sarà il suo unico amore ma che muore dandogli alla luce una bambina, e poi con lʼerede di una delle più ricche ed altolocate famiglie locali.
Ricco possidente, stimato da tutto il paese, viene chiamato dai maggiorenti alla carica di Sindaco.
In questa posizione Angelo dimostra le sue qualità di ottimo amministratore e il suo attaccamento ai beni comuni: compie infatti unʼ operazione incredibile per la mentalità dei proprietari locali decidendo di fare acquistare al Comune un grande bosco in vendita, così da permettere a tutti i cittadini di usufruire delle ricchezze dellʼeconomia pastorale.
Paradossalmente Angelo, ormai vecchio ma ancora Sindaco, muore in mezzo al suo popolo nel tentativo di frenare gli eccessi durante una festa locale, così a sintetizzare la sua lotta per lʼemancipazione della propria gente.

La storia si sviluppa lentamente quasi che gli avvenimenti non abbiano niente di straordinario.
In un Italia, quella post risorgimentale, deludente, dominata dal malgoverno e dallo sfruttamento dei poveri, "solo le comparse erano uomini autentici".
Non sono quindi i grandi uomini e i grandi fatti a fare la storia, ma le " piccole" persone come Angelo, le quali con il duro lavoro, lʼattaccamento alla propria terra e la voglia di imparare, costruiscono la speranza di un futuro migliore.
Dʼaltra parte lʼesistenza dellʼuomo si apre e si chiude allʼinterno di un ambiente (i boschi, la campagna, le case del paese) che è " una clessidra di cui si poteva percepire lo scorrere lento della sabbia".
Nella descrizione di questo ambiente, più che nellʼanalisi dei personaggi ( troppo stereotipati) e nella critica sociale scontata e generica, la scrittura raggiunge i migliori risultati, rendendo con efficacia lʼascolto e la riscoperta costante del mondo circostante, sempre uguale e sempre differente.
" Ma il silenzio della campagna era diverso da quello del giorno prima.
Ad ascoltarlo bene, e ogni tanto Angelo si fermava con lʼorecchio teso, si distinguevano tanti piccoli rumori simili alle bollicine dʼaria in un bicchiere di acqua limpida: rotolìo di carri, colpi lontani di unʼaccetta o di una zappa, il su e giù ritmato di una sega, e un alitare di voci umane, invisibili presenze nel fruscìo della pioggia.
Poi le voci sparse si fusero ed ebbe lʼimpressione di una folla, di una processione che si avvicinasse a piedi scalzi.
Poco dopo, a una svolta, si trovò di fronte i tetti scagliosi di Norbio....
ore le voci suonavano chiare nellʼaria umida; e si udiva anche il rumore sordo e continuo delle piccole mole di pietra....
azionate dagli asinelli bendati che eternamente girano in tondo".

Perché leggerlo ? Si legge con piacere soprattutto per la narrazione del paesaggio sardo.
Delude la trama, che è scontata soprattutto nella parte conclusiva del romanzo, e i personaggi risultano piatti e vaghi.
La stessa figura di Angelo non è approfondita nelle sue contraddizioni, tra vocazione contadina e scelte di vita.

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