Gradimento Medio
e non lo rileggerei

Rossovermiglio

scritto da Cibrario Benedetta
  • Pubblicato nel 2007
  • Edito da Feltrinelli
  • 212 pagine
  • Letto in Italiano
  • Finito di leggere il 30 luglio 2010

" Mi pare di essermi persa in una grotta sotterranea piena di anfratti pericolosi e labirintiche cavità che non conosco, altrettanti crepacci in cui posso scivolare.
Questo mi succede adesso, quando guardo avanti e mi accorgo che non cʼè più strada, e allora mi volto indietro e vedo che di strada non ce nʼè neanche lì".
La protagonista, lʼio narrante, è ormai unʼanziana signora, che vive in un podere in Toscana dove è riuscita a produrre un vino di grande qualità, Rossovermiglio.
Con la mente ritorna ormai spesso a tempi lontani e il romanzo si sviluppa, infatti, nella continua alternanza tra presente e passato.
Nata in unʼaristocratica famiglia torinese, va sposa molto giovane ad un uomo del suo stesso ceto sociale.
È un matrimonio combinato che non porterà che infelicità alla giovane donna.
Tradita, offesa nei suoi sentimenti più profondi, respinta dalla freddezza del marito e di una classe sociale formale e vuota, la protagonista decide di rifugiarsi in Toscana in un podere che ha ricevuto in eredità dal fratello.
E qui conduce una vita isolata, con i suoi amati cavalli e la crescente passione per la terra.
Quando si ripresenta un uomo di cui si era a suo tempo invaghita.
Nasce una relazione e la giovane si trova incinta.
Ma lʼuomo scompare e la donna, per salvare le convenienze, decide di far apparire il proprio figlio come il bambino dei fattori.
Come mai lʼuomo è scomparso ? Sino a questo momento la protagonista appare come una " bella addormentata ": giovane ricca, irrequieta, un pò eccentrica, sulla quale scivolano i grandi cambiamenti della storia, come il fascismo, la guerra mondiale, la lotta partigiana, lʼavvento della repubblica.
Ma proprio alla fine della sua vita, la protagonista scopre che lʼuomo amato è scomparso perchè ha ricevuto una lauta somma dal marito, il quale, pur lontano, si è ulteriormente intromesso nella sua vita.
È stata condannata a vivere come volevano gli altri.
Dal suo ceto sociale non ha ricevuto che dolori ed inganni, mentre è circondata dallʼaffetto e dalla lealtà della gente del luogo.
Solo la terra (le viti, gli olivi, il bosco) è qualche cosa di fermo e di vero.
" A volte smonto da cavallo e mi siedo su un sasso, e resto lì a guardare questa terra sempre uguale nel tempo, con questi colori e questi odori, lenta e silenziosa come lʼho conosciuta".
Ma dʼaltra parte " noi non viviamo tragedie, abbiamo solo dispiaceri".

Allʼinizio del romanzo il lettore rimane un pò sconcertato della vacuità delle vicende, degli ambienti e dei personaggi.
Ma che ci importa di nobili che disperdono il proprio patrimonio in ricevimenti eleganti e raffinati ? Prima la scrittura, molto squisita e accurata, e poi la crescente scoperta che la superficialità e la non attualità della vita aristocratica sono la chiave interpretativa del romanzo.
Noi viviamo una vita, spesso, " fatta di niente" e quindi ci troviamo trascinati dal caso e dagli altri.

Perché leggerlo ? È scritto in un bellʼitaliano.

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