L’autore è uno scrittore americano ma ho letto il libro nella sua traduzione francese.
Un ragazzo, figlio di una irlandese e di un egiziano che lo ha abbandonato, vive in un forte conflitto con la società americana, che riflette anche il suo difficile rapporto con la madre, donna libera e piena di idee artistiche, e una visione idealizzata della società del padre: quella mussulmana.
Sviluppa una profonda fede in questa religione seguendo il corso di letture coraniche di un imam da cui è profondamente influenzato.
Nel frattempo si sviluppa un’altra storia: un insegnante ebreo, del liceo frequentato anche brillantemente dal ragazzo, conduce una vita opaca, piena di disillusione e di stanchezza esistenziale.
Nel suo ruolo di tutor contatta il ragazzo per convincerlo ad andare all’università, ma ne ottiene un netto rifiuto in quanto il giovane ha deciso di prendere la patente da camionista.
Infatti va a lavorare presso un negozio di mobili, il cui proprietario, un libanese, è amico dello sceicco.
In realtà si tratta di una copertura di terroristi e il ragazzo viene convinto a condurre un camion, pieno di materiale esplosivo, in un tunnel cittadino, con forte traffico, in modo da produrre una strage.
L’insegnante ebreo, venuto a conoscenza che la polizia sospetta di un attentato e il libanese è stato ucciso dai libanesi in quanto era un infiltrato della polizia, lo insegue per convincerlo a desistere.
Sale quindi sul camion, sembra decidere anche lui di andare alla morte e poi infine il libro si conclude lasciando il lettore nell’incertezza riguardo all’esplosione: non è chiaro se il ragazzo ha deciso comunque di compiere l’attentato o se invece ha desistito, convinto dall’insegnante.
Il tema fondamentale del romanzo è l’innocenza del ragazzo a fronte di una società americana ormai in fase di disfacimento morale e spirituale e di un mondo degli adulti ipocrita e rassegnato.
Anche le figure che il ragazzo considerava di esempio, come l’imam e il commerciante libanese, si rivelano poi dei falsi che utilizzano il giovane e lo abbondano al proprio destino.
La ragazza idealmente amata è invece una prostituta che viene pagata dal commerciante libanese per andare a letto con il giovane.
La madre ama il figlio, ma ha sempre la “testa” per altre cose, non lo ascolta neanche nel momento più difficile della sua vita, quando deve andare verso l’attentato suicida.
Solo l’insegnante ebreo è vicino al ragazzo e ne comprende le motivazioni.
E qui si tratta di un accostamento di forte impatto politico: proprio i credenti di due religioni, che sembrano oggi lontane, si rivelano invece più vicini, forse perché nella Torah ci sono così tante somiglianze con il Corano e forse perché l’insegnante ebreo è così disgustato dalla società americana che capisce la spinta verso il suicidio del giovane.
L’idea di fondo del libro è quindi molto forte e riprende, se vogliamo, l’Idiota di Dostoevskij: il giovane è un idiota, è un anti-eroe, perché non capisce le regole del mondo.
Il problema è che il ritmo è sempre molto lento, spesso prolisso e ridondante, assumendo solo alla fine, nell’ultimo capitolo, una velocità che sarebbe stato meglio incontrare prima.
Per contro i personaggi sono poco studiati, restano piatti, talvolta incomprensibili.
Anche l’ambiente di contorno è stereotipato, scontato e quindi la sua descrizione risulta poco efficace.