Gradimento Medio-alto
ma non lo rileggerei

I vecchi e i giovani

scritto da Pirandello Luigi
  • Pubblicato nel 1913
  • Edito da Oscar Mondadori
  • 445 pagine
  • Letto in Italiano
  • Finito di leggere il 16 luglio 2011

Il 1893, anno in cui si svolge gran parte del romanzo, fu denso di avvenimenti gravi per lʼItalia e la Sicilia in particolare.
Il governo fu coinvolto nello scandalo della Banca Romana.
In Sicilia lʼesplosione rivoluzionaria del movimento dei Fasci, che aveva convogliato gran parte del sottoproletariato ( contadini e lavoratori delle solfatare) venne represso nel sangue da un corpo dʼarmata inviato dal continente.
La paura di una rivoluzione sociale consolidò lʼalleanza tra le parti borboniche e quelle patriottiche della classe dirigente isolana, e tra questʼultima e la borghesia del Nord.
Fu un anno determinante per la storia del Meridione, che pose fine alle ultime speranze di rinascimento del Sud, generate dallʼUnità dʼItalia.
In questo contesto, Pirandello, ancora sotto lʼinfluenza del verismo, ha scritto un romanzo apparentemente storico, ma in realtà intessuto di ricordi, della propria terra e della propria famiglia, e denso di un amaro senso di avvilimento, che solo lʼestraniazione dai fatti della vita permette di sostenere.
Il romanzo è distinto in due parti.
La prima, senza dubbio la più felice, è ambientata ad Agrigento, che, " nei resti miserevoli della sua antichissima vita raccolti lassù, si levava silenziosa e attonita superstite nel vuoto di un tempo senza vicende, nellʼabbandono di una miseria senza riparo".
Il divario tra la grandezza del passato e il decadimento del presente non è dato solo dal paesaggio ma anche dal contrasto tra i vecchi e i giovani.
I primi sono rappresentati in modo emblematico dalla figure del principe Ippolito ( irriducibile borbonico) e da Mauro Mortara, un vecchio garibaldino, che vive nel ricordo glorioso delle imprese risorgimentali.
Mentre i vecchi sono bloccati nel ruolo che gli è stato affidato dalla storia e quindi si muovono sicuri e convinti, i giovani sono invece incerti, oppressi da una vita presente sempre più lontana dagli ideali risorgimentali, non sapendo su quali valori mettere le radici.
Tra i vecchi e i giovani si muovono gli opportunisti, quelli che per tornaconto o semplicemente per pigrizia, approfittano del decadimento morale della società italiana.
Esiste, poi, un altro gruppo, che ha capito " la vanità del tempo" e si é isolato ponendosi ai bordi della follia.
Man mano che si procede nella lettura, ci si rende conto dellʼattualità del racconto.
Si parla della Sicilia dellʼottocento o dellʼItalia di oggi ? Il divario tra i vecchi e i giovani è lʼeterno conflitto generazionale o invece la conseguenza di una eredità avvilente e sconfortante che le generazioni passate lasciano a quelle successive ? " Che poteva la gioventù, se lʼavara paurosa prepotente gelosia dei vecchi la schiacciava così, col peso della più vile prudenza e di tante umiliazioni e vergogne ? Se toccava a lei lʼespiazione rabbiosa, nel silenzio, di tutti gli errori e le transazioni indegne, la macerazione di ogni orgoglio e lo spettacolo di tante brutture ?" Ma fino a quando la situazione sociale è immutabile, ciascuno può agire tranquillamente secondo il ruolo che gli è stato affidato o che ha deciso di assumere: i rivoluzionari possono gridare slogan contro i potenti, questʼultimi possono tramare traffici e nefandezze, i vecchi possono restare ancorati ai propri valori mentre i giovani lasciarsi trascinare e in fondo comandare dagli opportunisti.
È una commedia la cui tragicità non emerge dalla consapevolezza dei protagonisti ma dalla desolazione del paesaggio e dallʼaccecante povertà del popolo.
Che differenza tra la scrittura di Pirandello, dalla quale traspare un profondo coinvolgimento con la sua terra, e quella di Camilleri, dove la Sicilia diviene occasione di folclore e di una scontata ironia ! Anche questo è un segno del declino del nostro paese.
La rivoluzione sociale e i fatti politici immettono in modo prepotente la realtà nel gioco delle finzioni.
La seconda parte del romanzo, ambientata in gran parte a Roma, è il racconto di come si rompono i ruoli e di come ciascuno si deve misurare con la verità.
Tutti i protagonisti si trovano nella situazione di Corrado Selmi, un eroe risorgimentale diventato un vacuo e corrotto deputato: " il sorriso schietto e lieve, che aveva accompagnato sempre tutti gli atti della sua vita, sʼera tramutato in quella triste smorfia dura ed amara.
Ebbe di nuovo paura di sé: paura di assumere coscienza precisa di un certo che oscuro e orrendo che gli si era cacciato allʼimprovviso nel fondo dellʼessere e glielo scompaginava, dandogli quellʼimpressione dʼesser come squarciato dentro, irrimediabilmente".
E ciascuno reagisce secondo le proprie forze, ormai fuori dalla finzione: Corrado Selmi si uccide.
Nel disperato tentativo di dichiararsi estraneo agli inganni del potente Flaminio Salvo, il bravo ma succube Aurelio Costa viene trucidato dai lavoratori delle solfatare, insieme con Nicoletta Capolino, che era stata sino allora una arrampicatrice sociale, pronta ad usare le proprie grazie femminili per arrivare al successo.
Dianella, lʼunica figlia del ricco Flaminio Salvo, impazzisce dinanzi alle nefandezze del padre.
Lando, il figlio del principe Ippolito, riconosce, dinanzi alla violenza delle rivolte, che le sue idee socialiste erano mere aspirazioni intellettuali.
Lo stesso Flaminio Salvo ammette che la sua avidità si è tradotta in nulla, in vanità.
Ma allora chi ha ragione ? Forse aveva ragione Don Cosmo, lo zio di Lando, quando diceva " Passerà, con gli angoli della bocca contratti in giù, la fronte increspata come da onde di pensieri ricacciati indietro dal riflusso della sua sconsolata saggezza e con quegli occhi che pareva allontanassero e disperdessero nella vanità del tempo tutte le contingenze amare e fastidiose della vita.
Passerà, cari miei ....
passerà".

Pirandello romanziere è interamente in funzione di Pirandello autore di teatro.
Questa sua caratteristica è particolarmente evidente nella seconda parte del romanzo, dove il racconto esplode in dialoghi logici, serrati e concitati tra personaggi, che sembrano recitare sul palcoscenico.
Nella prima parte, se non si può parlare di un Pirandello verista né tantomeno scrittore sociale, alla Zola, la scrittura riesce mirabilmente a dare il senso tragico della Sicilia, un sentimento di tristezza infinita per una terra desolata, un tempo così sonora di vita e di cultura.

Perché leggerlo ? È un libro attuale, in quanto narra anche lʼItalia di oggi.

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