Nel sito abbiamo già pubblicato la recensione del primo racconto della grande saga di Berlino, scritta tra gli anni 2015 e 2018 da Fabio Geda e Marco Magnone (si veda "I fuochi di Tegel"). In una "Berlino logora e fatiscente", un'epidemia aveva sterminato tutti gli adulti e solo i minori di diciott'anni erano sopravvissuti: erano precipitati in un "mondo violento, primordiale, oltre al tempo, (che) stava rubando loro anche le parole". Devono continuare a vivere anche se "erano certi che qualcosa di orrendo sarebbe saltato loro addosso da un balcone, o da dentro una macchina, cogliendoli alla sprovvista". Si sono raggruppati in gruppi con valori e dinamiche differenti, all'interno di un muro che circonda tutta Berlino, una sorta di prigione che li protegge ma li obbliga ad un destino claustrofobico, vivendo pur sapendo che moriranno a diciott'anni. Se in "I fuochi di Tegel" gli autori avevano introdotto il contesto e i personaggi, i libri successivi narrano la vita in questo mondo selvaggio: nel "L'alba di Alexanderplatz" è la lotta contro una pantera, una bestia feroce che si nasconde nelle gallerie abbandonate della metropolitana; nel "La battaglia di Gropius" in un inverno glaciale, ormai esaurite le enormi quantità di cibo e di materiale da ardere dei supermercati e degli edifici abbandonati, sono la fame e il freddo a spingere ad una grande battaglia tra quelli di Tegel, guidati dalla selvaggia Wolfrun, e quelli di Gropius, con a capo l' esitante Jacob; nei "I lupi di Brandeburgo" i nostri eroi dovranno avventurarsi oltre il muro per salvare la piccola Nina; ed infine negli ultimi due libri ( "Il richiamo dell' Havel" e "L'isola degli Eroi") la grande saga si conclude in uno scontro tra adulti e ragazzi, in un finale inquietante benché rischiarato da un epilogo hollywoodiano.
Il racconto è caleidoscopico, ricco di sfaccettature e angoli di visuale, permettendo ad ogni lettore di seguire l'aspetto che più l'attrae, se non si vuole limitare all'avventura, sempre sorprendente ed affascinante. Trovare un filone conduttore sembra difficile ma è possibile se si seguono le vicende di un personaggio. Il sedicenne Jacob si è ritrovato suo malgrado ad assumere la guida del gruppo di Gropius; Sven, il precedente leader, è stata una figura carismatica, sicura nelle sue scelte perché sempre ispirato da valori di solidarietà e di pace. Jacob, invece, vorrebbe vivere ancora la sua adolescenza (i primi amori, le amicizie, la nostalgia, la malinconia), ma non può, deve assumere le sue responsabilità. E lo fa a modo suo, non sempre rispecchiando l'immagine che si ha della leadership: è esitante, pensa spesso a ciò che avrebbe fatto Sven o suo padre, prende non sempre decisioni che si riveleranno giuste. E' la sua coscienza a fargli fare la scelta fondamentale di tutta la grande saga. In un paesaggio ghiacciato ed ostile alcuni coraggiosi si sono avventurati oltre il muro, alla ricerca di Nina. Si imbattano in Wolfrun, la selvaggia condottiera del gruppo di Tegel, una nemica senza pietà mossa dall'odio verso la vita. Con il suo cavallo Wolfrun è caduta nell'acqua ghiacciata e morirebbe di certo se Jacob non decidesse di salvarla. "Jacob pensò a quell'idea di mondo che un giorno dopo l'altro avevano cercato di costruire, un mondo in cui non bastava salvare la propria vita per sentirsi salvi, e senza darsi altro tempo per riflettere tornò indietro". E saranno Jacob e Wolfrun, così diversi ma ora alleati e forse già innamorati, a guidare le ragazze e i ragazzi ad affrontare l'ultima e più impegnativa sfida.
Abilmente costruito sotto il profilo stilistico e narrativo, pare di leggere un poema epico, una sorta di Eneide e Iliade messi insieme. Accanto alle grandi battaglie traspare il senso di umanità reciproca, una pietà virgiliana, radice di sentimenti familiari di cura e di amicizia. Certo il racconto descrive meccanismi di potere e di dominio sino all'atteggiamento razzistico degli adulti verso i giovani, ma i tanti personaggi positivi fanno sempre scelte in contrasto con il delirio della sopraffazione. Dispiace che gli autori abbandonino ad un certo punto la struttura portante della narrazione, ossia la riedificazione di una società libera dal peso e dagli errori dei "grandi", per andarsi a intrappolare (chissà perché) in una vicenda che richiama gli orrori del nazismo, appesantendo la narrazione in modo inutile e ridondante.
Perché leggerlo? Cattura per l'ambiente e i personaggi