Gradimento Medio
e non lo rileggerei

Il giornalino di Gian Burrasca

scritto da Vamba
  • Pubblicato nel 1907-1908
  • Edito da Mondadori
  • 313 pagine
  • Letto in Italiano
  • Finito di leggere il 04 gennaio 2023
Vamba, pseudonimo di Luigi Bertelli, immagina di aver scoperto il "Giornalino di Gian Burrasca, "da una portinaia moglie d'un usciere del Tribunale mentre lo leggeva a' suoi figliuoli"; infatti il diario di Giannino Stoppani era rimasto lungamente "dimenticato fra gli incarti della Cancelleria giudiziaria, ciò che non farà certo maraviglia a chi sa come tutto della Giustizia italiana sia lungo e oblioso, (...) faticoso e costoso..." Il giornalino di Gian Burrasca inizia il 20 settembre (giorno della conquista di Porta Pia) e si conclude il 2 marzo dell'anno successivo; gli anni non sono indicati ma verosimilmente dovrebbero essere il 1907 e il 1908, quando il racconto fu pubblicato a puntate sul Giornalino della Domenica. Il contesto è la tipica famiglia borghese dell'inizio del Novecento, di modesto benessere, sempre in attesa di un'eredità e preoccupata di trovare un buon marito per le tre figlie ormai grandi. Giannino è il più piccolo e possiamo presumere che abbia circa dieci anni: discolo, ribelle, sempre pronto a nuove birichinate, delle quali non comprende la portata, perché ingenuo o troppo furbo. Dopo che l'avvocato Maralli, futuro marito della sorella Ada, rischia di perdere un occhio per l'ultima bravata di Gian Burrasca, alla mamma che gli dice piangente: "lo vedi, Giannino mio, quanto dispiaceri, quante disgrazie per colpa tua!... "Giannino le risponde "per consolarla, (...) ma se son disgrazie, scusa, che colpa ci ho io?" Il diario si divide in due parti. Nella prima, di circa 200 pagine, si susseguono le trovate di Giannino, alcune esilaranti, altre sinceramente esagerate, spesso ripetitive nella struttura narrativa. Vamba non ha alcun intento pedagogico, com'è per Cuore di De Amicis e Pinocchio di Collodi (di quest'ultimo si veda la recensione in questo sito). Il gusto dello scherzo prevale su tutto. Nella seconda parte Giannino è mandato in collegio, dove il ragazzino conosce la solidarietà tra i compagni e il significato della rivolta come sfida all'autorità. Di grande efficacia sono le figure del Direttore e della Direttrice: lui "secco secco e lungo lungo", lei "bassa bassa e grassa grassa" e che chiama il marito "imbecille". D'altra parte è la proprietaria del collegio, fondato dallo zio. E qui si innesca uno degli episodi più divertenti dell'intero racconto. I ragazzi si accorgono che i due amano le sedute spiritiche nelle quali invocano lo spirito del fondatore; con un espediente Giannino e suoi amici simulano le risposte dall'oltre tomba, ma non riescono a trattenere le risa e finiscono per essere scoperti. Il diario termina con un tono amaro. Umiliato dal Direttore e dalla Direttrice perché collegiale povero che non poteva pagare la retta, sentendosi indegno verso i compagni l'amico Barozzo fugge dal collegio: "si rivolse a me e mi avvinghiò con le braccia, e mi tenne stretto stretto; mi baciò e le nostre lacrime si confusero insieme sui nostri visi, (...) e quando ritornai in me io ero solo, appoggiato al portone dell'istituto, chiuso". Si sarebbe potuto concludere il diario con questo sentimento di dolore e sorpresa per una amicizia persa a causa di un orgoglio ferito; ed invece, testardo, Vamba vuole aggiungere un'ulteriore bravata di Giannino, in questo modo inchiodando l'intero diario ai suoi aspetti caricaturali.

Con l'occhio di oggi l'atmosfera e gli episodi del Giornalino di Gian Burrasca paiono appartenere ad un'altra società, distante dalla nostra. Per noi adulti il diario può essere un'interessante rappresentazione della borghesia del primo Novecento, quella descritta con ironia da Guido Gozzano; una struttura sociale che è continuata per tutto il fascismo e per i primi decenni del secondo dopoguerra, quando è stata travolta dal consumismo e dalla rivoluzione sessuale. Penso che agli adolescenti Giannino appaia un ragazzino incomprensibile, anche se può piacere il suo spirito di rivolta verso gli adulti, visti come una controparte ostile, rigida, e pure ipocrita. Senza volerlo Vamba ha raccontato il conflitto tra generazioni, benché l'abbia fatto in modo paradossale e per questo inverosimile.

Gli accenti toscani della lingua rendono il diario di Giannino una testimonianza di un italiano vivo, popolare e vissuto. Ed è per questo che è piacevole leggere il Giornalino di Gian Burrasca.

Perché leggerlo? Offre uno spaccato di un'Italia che non c'è più.


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