Gradimento Medio
e non lo rileggerei

Il cardillo addolorato

scritto da Ortese Anna Maria
  • Pubblicato nel 1993
  • Edito da Adelphi
  • 415 pagine
  • Letto in Italiano
  • Finito di leggere il 13 gennaio 2014

Il romanzo ruota intorno ad una domanda, alla quale il lettore non riesce a dare una risposta esauriente: chi é e che ruolo ha il " Cardillo Addolorato", figura, fra tanti personaggi, onnipresente ed oscura ? E che significato hanno le strofe che spesso tornano nel corso del racconto, sino alla sua conclusione apparentemente tragica: "e vola vola vola lu Cardillo ! e vola vola vola ...
oh ! oh !" ? Per rispondere occorre inoltrarsi nella lettura del romanzo, lasciandosi incantare dal mistero della narrazione, che, come la vita, sta nella "freschezza, fluidità, scorrere e precipitare, sparire e risorgere continuo delle sue infinite forme".
Siamo alla fine del settecento, nel pieno dellʼEtà dei Lumi.
Tre amici, il principe Naville, il mercante Nodier e lʼartista Albert, giungono dal freddo Nord a Napoli, "citta strana, misera e insieme ricca, soavemente colorata", che alterna "giornate di un azzurro purissimo e lucente" con altre piovose ed ombrose.
I tre giovani, "splendenti di unʼallegria, unʼeccitazione, un orgoglio giustificate dallʼetà" e, noi diremo, dallʼessere in una città così ricca di miraggi, fanno visita ad un noto guantaio.
È nella casa del mercante che si verificano i fatti che determineranno il destino dei tre amici.
Innanzitutto incontrano Elmina.
"Forme piene, per quanto delicate, braccia stupende", sguardo "grave e riservato...
una freddezza ...
una distanza, un abisso...
che si poteva vincere (pensa Naville)...
che non si sarebbe mai potuto superare", pare ad Albert.
Lʼimpressione è così intensa da trattenere il respiro, da creare "uno stordimento dellʼanima", più banalmente, da far innamorare i tre giovani in modo repentino e fulmineo.
La loro vita è segnata per sempre.
Ma proprio in questo momento dʼincanto si verifica un episodio inquietante.
La sorellina di Elmina paragona Albert "al loro vecchio cardillo", lasciato morire per trascuratezza, non cambiandogli lʼacqua e non rifornendolo di miglio.
Da una duplice e contradditoria emozione, di stupore estasiato e di crudeltà gratuita, si sviluppa una storia apparentemente senza senso.
Come in un eterno ritorno, i personaggi sono sempre gli stessi, le vicende sembrano ripetersi uguali, ma continuamente assumono nuove forme e significati: lʼunica costante è la presenza del Cardillo, il misterioso uccello, "del tutto invisibile e nascosto".
Dʼaltra parte, è possibile dare "un nome legittimo alle persone e cose di questo mondo, tutte poco chiare ...
e che si perdono lentamente" ? Albert sposa Elmina, la quale si è data una missione, che trascende qualsiasi amore e legame, persino quello materno: deve prendersi cura di un bambino, che potrebbe essere un suo segreto fratello, ma, ovviamente, non lo è.
Un folletto, uno spirito maligno o unʼanima innocente ? In questa situazione il povero Albert, personalità fragile e indifesa, non può che soccombere.
Nordier, invece, anche lui innamorato di Elmina, dopo aver vagheggiato di sposarla, da uomo pragmatico e superficiale qualʼé, si ritira di buon ordine, quando appare evidente lʼincomprensibile missione che si è affidata la ragazza.
Non può accettare questa facile soluzione Naville, anche lui invaghito di Elmina, ma, illuminista e cosmopolita, tenta testardamente di dare una spiegazione a fatti incredibili e misteriosi, di offrire una sistemazione definitiva ed adeguata ad Elmina, inondandola di regali, sempre rifiutati, progettando di sposarla e di portarla via da Napoli.
Tutti i suoi sforzi sono vani, non solo perché gli avvenimenti si susseguono in modo sempre più indecifrabile (i personaggi non sono mai quelli che lui pensava che fossero, riemergono persino i defunti a dire la loro ..), ma soprattutto perché, nei momenti decisivi, irrompe la voce del Cardillo, lʼangoscioso ritornello: "Oh non avesse mai abbandonato la sua casa e la noiosa vita mondana della ricca, solida, fredda, ragionevole e molto perbene società in cui era nato !" Una sorta di destino lo ha trascinato a Napoli e contro di esso il povero Naville ha disperatamente lottato, per restare poi sconfitto.
Il principe torna in patria nel maestoso palazzo di Liegi.
A chi "gli vantasse il famoso benché ancora neonato Progresso" il non più mondano e divertito principe chiedeva se "avesse sentito il silenzio assoluto del mondo, la gioia imperiale dellʼalba ....
la presenza del Cardillo giustiziere".
Finché una sera, proprio nel momento di partire nuovamente per Napoli, gli viene annunciato il Cardillo.
Risuonò dappertutto il noto ritornello e il principe "(benedì) il Cardillo che arrivava, e finalmente gli avrebbe spiegato tutto.
La follia e la separazione, il dolore e questa gioia, che giungeva adesso con lui: tutta calma, fredda, infinita".

Ma allora chi è il Cardillo Addolorato ? È il mondo sotterraneo, il magma che ribolle al di sotto della razionalità ordinatrice.
Per cogliere il significato della voce del cardillo bisogna essere un "lettore paziente, privo di senso comune e fornito invece di una sua antenna privata per raccogliere il silenzio glaciale dellʼUniverso, le liti dei fanciulli del mondo sotterraneo, gli sputi, le lacrime, i nein ...
nein delle loro implorazioni".
Solo nella Napoli, fantastica e dolorosa, generosa e crudele, poteva svolgersi un libro che narra la sconfitta della Ragione.

Il pregio principale del romanzo è lo stile, affascinante anche se non facile.
Il lettore si immerge in una sintassi involuta, ricca di incisi, rappresentativa della complessità e della vaghezza della vita.
È una scrittura che preannuncia il sogno, il mistero, un mondo che non vuole farsi ricondurre a schemi narrativi troppo semplici e lineari.
Il difetto è la confusione della trama e del sistema dei personaggi.
Dapprima lʼautrice riesce a mantenere un ordine ed uno sviluppo logico, da un punto in poi il disordine irrompe vittorioso.
Il lettore si perde e sopraggiungono il fastidio e la noia.

Perché leggerlo ? Il fascino è la scrittura, ma bisogna avere la pazienza di andare avanti nelle ultime cento pagine.

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